domenica 31 agosto 2008

A Milano fuori dal tempo


non posso dire tutto quello che penso
non posso fare tutto quello che voglio
non posso esaudire i miei desideri
la condizione in cui mi trovo e' proprio fuori dal tempo


Mancano pochi minuti alla finale del mondiale di calcio. L’ufficio è deserto. Fuori si sta per scatenare una bufera. Producendo suoni cupi e ferrosi, il vento si insinua tra i blocchi di cemento e le enormi squame di vetro che nelle intenzioni dell’architetto avrebbero dovuto formare una grande opera d’arte. A dire il vero, gruppi di giapponesi vengono tutti i giorni a fotografare quello che ufficiosamente è noto come il mostro di via Colletta. Ma forse credono che si tratti di un grande meteorite caduto dalle profondità abissali dell’universo. Dal sottostante cantiere, cartelli penzolanti stridono e accompagnano una danza di polveri che ticchetta sui vetri opacizzati, producendo un effetto come di maracas agitate sgraziatamente. Il cielo s’ingrigisce velocemente e quel poco di luce che riusciva a infilarsi tra i palazzi svanisce. C’è un’atmosfera angosciante, come se Milano si preparasse alla fine del mondo. E invece si aspetta soltanto il fischio d’inizio di una partita di calcio. Davanti ad una birra e popcorn di ordinanza. Si sente in lontananza un gruppo di adolescenti cantare a squarciagola l’inno nazionale. Me li immagino con le mani al petto come se stessero per liberare la terra natia dal nemico invasore. E con l’orgoglio dell’eroe di professione ruttano un “vincere e vinceremo”, intercalato da un anacronistico “chi non salta un francese è”.


non posso dire solo stupide frasi
anche se per caso mi piacessero i fiori
non e' detto che io debba fare il fiorista
il questionario dei tre giorni e' proprio fuori dal tempo
i professori sono quasi tutti fuori dal tempo

Potrei già tornare a casa ma odio camminare per strada quando sta per incominciare una partita di calcio così importante per i miei concittadini patrioti. In queste occasioni moltissimi sono pronti ad imbracciare bandiere, trombette e sciarpe e a partire per una guerra di glorie ed onori. “Spezzeremo le reni alla Francia!” Già li sento. “Le baguette gliele ficcheremo su per dove so io”. E’ la sentenza che ho sentito emettere stamattina da un mastino tatuato mentre azzannava uno sfilatino scongelato dell’Esselunga.

mi piace la gente vivace, non amo chi tace e acconsente
io personalmente preferisco la gente insana di mente

Quando si approssima il fischio d’inizio nell’italiano si risveglia l’istinto garibaldino, l’innato patriottismo, la fede smodata per l’ideale di Nazione, l’orgoglio per la disfida di Barletta. E come a Barletta tredici cavalieri italiani ne sfidarono altrettanti francesi per difendere l’italico onore, ora 11 connazionali erano chiamati a tenere alta la dignità dello stivale.


non posso esternare i pensieri strani
non posso detestare liberamente
anche se a volte avrei buone ragioni

L’animale tifoso esce di fretta e furia dall’ufficio come se la moglie stesse per partorire 8 gemelli o come se il capo lo inseguisse con la spillatrice per fissarlo alla scrivania. Il milanese, il romano, il catanese si mette in macchina e inizia a travestirsi. Si passa il rossetto, che l’amichetta ha dimenticato in macchina, sulle labbra, della crema nivea sul naso e un po’ di pesto sul muso ed ecco che il tricolore è composto. Ora è pronto per scapicollarsi a casa davanti al 42 pollici, stravaccarsi sul divano coi piedi sul tavolino con tanto di ammogliati lamenti in sottofondo. Cento all’ora in 6 decimi di secondo. Via, verso la trincea! Un colpo di clacson per far scostare un vecchiaccio anarchico che ci mette più del dovuto ad attraversare la strada: “Va a scuà ul mar, vècc bacüc”. Passa di fronte al ristorante francese abbassando il finestrino e mostrando un dito della mano nell’intenzione di offendere tutti i cugini d’oltralpe, Letizia Casta compresa, urla un “ve le daremo di santa ragione, culatun”. E se la ghigna. Quasi investe un ciclista rimasto fuori dal gruppo a cui abbaia dietro un perentorio “föra di pè”. No, non sopporterei di assistere a questo insensato spettacolo. Aspetterò che la partita sia iniziata e mi godrò una Milano deserta come se fosse Ferragosto.


mi piace la gente vivace, mi piace la gente sincera
ma anche quella che mente
penso che praticamente sia bella la gente insana di mente

Esco dall’ufficio al solito orario. Ma tutto il resto è inconsueto. C’è un aria tesa, ansiosa, irrequieta. Si sta preparando una tempesta estiva di quelle che promettono di sconvolgere la terra e invece non riescono nemmeno a inumidire l’asfalto. Il cielo si dipinge in maniera disordinata, come quando in un’esercitazione antiterroristica i perplessi partecipanti si barcamenano nel tentativo di simulare il caos. Ma il caos non è modellabile, non si può prevedere, né pretendere di schematizzare, descrivere, sistematizzare. I pochi alberi che sopravvivono orgogliosi in mezzo al cemento si lasciano cullare dalle correnti impazzite. Si ha la sensazione che vogliono abbandonare le radici e lasciarsi volare nel vortice di questa pazza serata. Ho in mente l’immagine di un film in cui una tempesta tremenda faceva volare auto, persone, case. Mi sembra di vivere quella scena. Il vento mi schiaffeggia o forse mi spintona soltanto. Sono quasi solo per strada. Tutti sono rintanati nelle proprie case per sfuggire dall’imprevedibile umore dei venti e assaporare l’altrettanto imponderabile rotolare di una palla tormentata da ventidue omoni puzzolenti. Decido di confondere questi pensieri accendendo il mio i-pod.

Se non esistessero i fiori riusciresti a immaginarli?
Se non esistessero i pesci riusciresti ad immaginarli?
In altre zone di questo universo
esiste tutto cio' che io non riesco ancora ad immaginare

Proseguo a zonzo nel mistero di una Milano fantasma. Ho come quella sensazione che si ha quando si esce la mattina di casa qualche ore prima del solito: non si riconosce la città che si ha intorno. E’ strano come le persone, le cose, i negozi ad orari diversi siano così diversi! E Milano alle 6 non è la Milano delle 8 o delle 10 e men che meno quella delle 23. E io non so in che ora sono capitato. Forse ho attraversato un fuso orario che senza volerlo mi ha catapultato in una dimensione sconosciuta. Come quando si fa un lungo viaggio intercontinentale e si perde la cognizione del tempo. La prima volta che andai in Nuova Zelanda mi persi dodici ore non so bene su quale oceano. E ancora non me ne capacito! Che strano: il paninaro di Piazzale Libia è ancora aperto. Mi fermo e prendo il mio solito modenese con una moretti ghiacciata.

le stelle che riesco a vedere sono una piccola percentuale
esiste tutto cio' che io non riesco ancora ad immaginare

Consumo il mio lauto aperitivo chiacchierando un po’ col signor Mario che a quanto pare è uno degli altri pochi italiani a fregarsene del pallone. Parliamo di argomenti che non avevamo affrontato mai e che non credevo avessi mai trattato con lui. Scopro con un po’ di razzistico stupore che Mario il paninaro è uno storico provetto e mi intrattiene con infiniti racconti, leggende e miti. Mi parla delle migliaia di italiani emigrati in cerca di fortuna in Europa, America e Australia. Sembra che conosca le storie di ognuno di essi. Mi parla delle guerre d’indipendenza, di rivoluzioni, di valori che hanno animato sommosse e rivolte. Mi racconta della grandiosità dell’impero romano e delle preziose diversità che si sono sedimentate in Italia prima dell’Unità. Poi capisco cosa vuol argomentare con tutta quell’oratoria. Mi ha voluto trasmettere tutta la sua scetticità circa la valenza di 90 minuti di scalciate nel delineare la storia dell’umanità. Forse sono anche d’accordo ma mi sembra un po’ eccessivo arrivare a queste argomentazioni. Vabbé che ritengo un’idiozia star a patire per una partita di calcio; però è pur sempre un divertimento per molti. Ma che facciano quel che vogliono. In fin dei conti che male c’è a sbraitare per una palla che non vuole entrare dove dovrebbe?

sovrappensiero è arrivata una primavera
si va a un concerto e ci si perde
c'è almeno una strada che si fa sovrappensiero
tutte le ossessioni sono sovrappensiero
in fondo anche l'amore è un sovrappensiero
una canzone serve al sovrappensiero

Saluto Mario e mi reimmergo nell’ascolto delle mie canzoni. Mi piace tenere un orecchio libero. Come a non isolarmi completamente dal mondo: se qualcosa d’importante accade non me la posso perdere! E così le note si confondono con i rumori della strada: il fischio del vento, il frusciare di foglie e piccola mondezza urbana, urla di gabbiani spaesati. Una biondina s’intravede ondeggiare nel turbinio di questa sera irrequieta. Non cerca di seguire una traiettoria retta. Si lascia cullare dalle onde asciutte. Segue l’armonia della città incantata. Non contrasta la necessità del tragitto. Forse non ha una meta definita, ma assapora l’andare magicamente verso nessun luogo. Senza chiedere permesso rompe la mia solitudine e mi chiede “cosa ascolti?” Io scendo goffamente dai miei pensieri e rispondo: “cosa?” Lei prende l’auricolare libero e ascolta.


Scegli me fra i tuoi re
un vortice ci avvolgerà

ho i ricordi chiusi in te

tra due mani, le mie

sono i cieli neri che, io so non si scioglieranno più



Poi in silenzio ci incamminiamo. In una direzione che non corrispondeva a nessuna delle nostre traiettorie precedenti.


I´ve watched the stars fall silent from your eyes
I can´t believe that I believed I wished that you could see

I´m pushing an elephant up the stairs
I´m tossing up punch lines that were never there
Over my shoulder a piano falls
Crashing to the ground

In all this talk of time
Talk is fine
But I don´t want to stay around
Why can´t we pantomime, just close our eyes
And sleep sweet dreams

Me and you with wings on our feet

I´m breaking through
I´m bending spoons
I´m keeping flowers in full bloom
I´m looking for answers from the great beyond

I´m looking for answers
I´m looking for answers



For answers? Di che tipo? Tutte quelle di cui ho bisogno. Sono troppe lo so. Perché troppe sono le domande che pongo. E a volte cerco risposte a domande che ormai non ricordo più. Ma mi basta cercare le risposte; non ho la presunzione di trovarle. E nemmeno è ciò che importa. L’universo continua il suo vivere, anche se l’arbitro fischia lo scadere del tempo. E io continuerò a starmene in fuorigioco.


mi piace la gente INSANA DI MENTE

mi piace la gente in sana dimente

mi pia cela gente insana di mente

mi piace lagente insana dimente

mipia celagente INSANA DI ME nte



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