mercoledì 17 dicembre 2008

RADIOGIORNALE

RADIOGIORNALE

Conduttore. Buona sera, dunque iniziamo il nostro Radiogiornale con le notizie di cornaca.
Cittadina di provincia. Un anziano signore urla dalla finestra di casa sua.
Dramma.
In collegamento il nostro inviato.

Inviato: Buona sera da XXX Il dramma è scattato alle 18.25 di oggi. Un anziano signore ha iniziato ad urlare dal balcone di casa sua. Sembra un litigio domestico.
Subito si è formato un capannello di passanti, preoccupati. Il vecchietto, di cui tutti parlavano bene, urlava e inveiva contro la moglie rinfacciandole di aver speso troppi soldi al supermercato.
Il Nuovo Mostro d’Italia si è poi sporto dal balcone continuando a parlare a voce alta con la sua moglie di cose sue, mentre dalla strada un gruppo di bravi ed onesti cittadini si è fermato guardando in sua direzione ed additandolo: appena il suo sguardo si è rivolto alla strada si sono tutti rifugiati sotto le macchine, dietro i portoni. Sembra, ma sono solo voci, che brandisse un cucchiaio.
Poco dopo si sono recate sulla zona una pattuglia della Polizia e un’ambulanza e il camion dei Pompieri. Al momento le Forze dell’Ordine sono in casa tentando di sedare il pericoloso Mostro, mentre fotoelettriche illuminano il balcone della tragedia.
E’ in arrivo l’Esercito.
Appena avrò notizie chiederò immediatamente il collegamento via satellite.
A voi studio.

Conduttore: Ringraziamo il nostro inviato e.. ci giunge adesso una velina che Porta a Porta dedicherà una serata straordinaria a questo tremendo fatto di sangue. Saranno presenti:
il criminologo, lo psichiatra che si veste come un santone indiano e si pettina come un barboncino, la moglie dell’ex calciatore, la direttrice di Diva e donna, l’esperta di BontoN
Lo scrittore noir, il medico legale…


II Conduttore: Cronaca giudiziaria. Genova. Tutti condannati i giovani occupanti della Scuola Diaz. Dovranno risarcire le Forze dell’Ordine costrette a pagare gli straordinari a Poliziotti, Funzionari e Dirigenti, che hanno dovuto lavorare per tutta la notte.
“Giustizia è fatta” ha esclamato il Primo Ministro mentre, come al solito, certasinistra ha strumentalizzato l’episodio per creare propaganda faziosa e screditante.


Conduttore: Politica estera. “Il Presidentedelconsilvioberlusconi ha salutato simpaticamente il nuovo abbronzantissimo Presidente degli Stati Uniti. Subito è stato attaccato da certasinistra. Ma, allora non può fare proprio niente?


…Il cantante rock di successo, il giornalista del programma pomeridiano, la cronista bellina e d’assalto, l’econosmista, la ballerina oca, l’esperto della spesa al supermercato….


II Conduttore: “Con questa sinistra non si può dialogare” ha detto il Presidentedelconsilvioberlusconi, commentando i risultati della partita di calcio di serie A che ha visto perdere la squadra di sua proprietà per un contestatissimo calcio di rigore concesso dall’arbitro Lorosso. Sarà la moviola a decidere.

Conduttore: PioveGovernoProdiladro. Da circa dieci giorni piove e questo avviene per colpa delle nefandezze di certasinistra che ha appena lasciato il governo grazie ad un plebiscito di voti ottenuti dal Presidentedelconsilvioberlusconi, che ha dichiarato: “Non mi muovo di qui, nemmeno se perdo le elezioni”. Come? La Costituzione non dice che –se uno perde le elezioni lascia il Governo?.
“La cambio!”
“E se dovesse morire?
“Come, devo morire pure io? Signorina, mi faccia una attimo il numero di questo d-d- ..Ah, ..Dio, per favore….


…il Magistrato donna che passa le sue giornate da Vespa e da Mentana, il fotografo dei divi e dei mostri, il Capo della Protezione Civile, il Sindaco, il Governatore, i Nuovi Mostri….

II Conduttore: Cronaca: Gricignano di Aversa. Giovane, sicuramente di sinistra, getta carta a terra mentre due sicari rincorrono un pregiudicato con i mitra spianati.
Il giovane è stato immediatamente arrestato. Il Processo si terrà per Direttissima e già si sono costituiti parte civile: il Comune di Casal di principe, la Provincia e l’Ente Regione Campania. Rischia la pena di morte e tre anni di isolamento diurno.

Conduttore: Il Santo Presidentedelconsilvioberlusconi, ha dichiarato: “L’Azienda Italia SNC è sana e fondata su solide basi di democrazia.
Pensate che il nostro Governo è l’unico ad avere una così alta percentuale di Ministre donne.
Alle nostre migliori veline assicuriamo un posto di Ministro. E chi le sceglie, eh? Chi le vota? Voi, il Popolo, direttamente dal programma di Fiorello.

II Conduttore: Il Santo Presidentedelconsilvioberlusconi ha dichiarato: Anche l’Azienda Scuola è sana. La Ex velina dell’era imperiale ha infatti pro-imposto la nuova legge sulla privatizzazione:
Adesso avremo a Napoli il
Liceo Classico Mentadent Umberto I
l’Isitituto Amici di Maria de Filippi d’arte
e anche la Scuola tecnica Lego-Mercalli-

Conduttore:
La pulizia delle strade di Napoli in pochi giorni.
Il sito di stoccaggio a Pianura
I balconi dei palazzi al primo piano coi tricicli dei bambini; panorama il vallone di Chiajano.
L’inceneritore nel centro di Acerra, abitato per lo più da famiglie giovani,
I Mutui a tasso variabile,
La letterina: Lei è in Cassa integrazione,
Gli impiegati a 300 Euro al mese,
La simpatica Sussistenza Card dove tu arrivi alla cassa e gridi ad alta voce SONO INDIGENTEeee,
(ma, aggiungere 40 Euro alle pensioni, era proprio così difficile?)
I provvedimenti contro gli immigrati,
Il Lodo Alfano,
Il Conflitto di interessi,
le mense a 5 Euro in parlamento,
I rimborsi spesa di 100 milioni di Euro
(ma, ti rendi conto ”Io sono lontana dalla mia famiglia e mi sacrifico per tutti voi…)
L’Alitalia diventata una cosadifamiglia,
I dipendenti licenziati e poi riassunti, ma solo quelli simpatici,
I telegiornali con personalizzazione,
Il panorama dalla villa della Sardegna, e il traghetto privato per arrivarci.
Gli ettari di bosco nell’altra villa di Arcore,
L’elicottero, l’aereo e la flotta di auto private,
l’auto con autista per la moglie, i figli, gli amici dei figli, le cameriere e i giardinieri, il cane l’amante del cane,
le quote rosa, tutte giovani e fighe,

Il Santo Presidentedelconsilvioberlusconi ha dichiarato: “Questo governo è un Paradiso”.


Colonnello Mortimer

CHE STA PENSANDO QUEST’UOMO?

CHE STA PENSANDO QUEST’UOMO?


Scena vuota, buio. Due voci:

“Centoquarantotto. Te lo ricordi? Centoquarantotto. Fagioli, si fagioli.
“Si ma quanti sono?
“Centocinquanta, settantacinque per ognuno.
“???
“I miggllioni, si i migggllioni. 148 fagioli, e vinciamo centocinquanta miggllioni che ci dividiamo.
Allora, tu guardi la televisione, dopo la seconda telefonata, chiami.
HAI CAPITO??

Si accendono le luci.
Studio televisivo con due cabine e due concorrenti per i quiz, un telefono su un tavolinetto a parte, microfoni per le dirette, un leggio, una sedia alta e il microfono per il conduttore.
Entra saltellando e sorridente. E’ vestito in camicia e cravatta, senza giacca.
Il conduttore spiega il quiz.

Conduttore: “Buona sera signor Signori, iniziamo il nostro nuovo QQQUIZZZZSHOWWW!!!
Questa sera abbiamo due concorrenti e una teca con un certo numero di fagioli.
Il gioco è semplice. Noi faremo delle domande facili facili ai nostri concorrenti e quando arriverà una telefonata interromperemo il quiz e chiederemo agli spettatori quanti fagioli ci sono nella teca.
Solo da casa potete rispondere, al numero che appare sui vostri teleschermi in sovrimpressione.
Domande per i concorrenti, fagioli per i telespettatori. Chiaro?

Il primo che risponde, da casa o in studio, vince cento cinquanta milioni.
Tutto chiaro? Bene
ANDIAMO A COMINCIARE..
Esce al velina con il cartello APPLAUSI. Il pubblico applaude.

Ma, non fa in tempo a sistemarsi, mentre i concorrenti sono già con le scuffie
DRIIN DRIIINN DRIIINNN

Conduttore: “Pronto
Voce: “Buosera, Siggnnò Pippo Baudo
Conduttore: “No, mi scusi, non sono Pippo Baudo, anzi approfitto per salutare il collega –e fa ciao con la manina-,
Voce: “Buosera SiggnòGerriscotti
Conduttore: “E neanche Gerriscotti, il mio nome è
Voce: “Dò la soluzione
Conduttore: “???
Voce: “Sono centocinquanda.
Conduttore: “Cosa?
Voce: “I fagioli, sono CENTOCINQUANDA

Il conduttore, con evidente soddisfazione:
Conduttore: “No. Sbagliato!!!: Non sono centocinquanta, non sono
Voce “Un aiutino?
Allora il conduttore fa l’occhiolino al pubblico:
Conduttore: “Lo vogliamo aiutare questo nostro simpatico amico che mi ha scambiato per due miei illustri colleghi? Eh? Che dite, lo aiutiamo?
Signore lei come si chiama e da dove ci chiama?
Voce: “La So!!!! Questa la So!!!!!
Sono Giuseppe e chiamo da Ceppaloni.
Ho vinto, che ho vinto?
Conduttore: “No, Simpatico Signor Giuseppe, lei non ha vinto niente, ma ritenti, sarà più fortunato.
Quello che le posso dire è che sono meno di centocinquanta
Voce: “Vabbene, Siggnò Pippobaudo, sarò più fortunello la prossimavotta””
Conduttore: “La aspettiamo ma, non sono Pippo Baudo.

Poi si avvicina ai concorrenti, già pronti con le scuffie.

Conduttore: “Prova, prova. Prova microfono. Mi sentite. Bene.
La domanda è
Quanti mesi, settimane, giorni ed ore. Attenzione, capite bene, quante ore contiene un anno bisestile Pronti Attenzione Pronti AVETE UN MINUTO VIIAAA

GONG

Scatta il cronometro e lui, di spalle ai concorrenti, parla con il pubblico ignorandoli.

Conduttore. “E’ una domanda facile signor Signori, non ci vuole molto

Dalla cabina qualcuno tenta di suonare un campanello che non trilla. Preme, sempre più forte, si sbraccia mentre il conduttore finge di non vederlo e continua

Conduttore: “Vedete, è un semplice fatto di memoria nelle moltiplicazioni, basta avere un’immagine visiva dei numeri

Ancora dalla cabina il concorrente cerca nei modi più pittoreschi di attrarre l’attenzione del presentatore, lo chiama.

Gennaro: “Signor Presentatore, Signor Presentatore, ma mi sente? Dò la soluzione. Dò la soluzione. Ascoltatemiiiiiii Loso, io lo so che numero viene

GONG

Conduttore: “Tempo scaduto, non è arrivata la risposta.
Gennaro: “Come non è arrivata la risposta? Il campanello non funzionava e io vi ho chiamato.
Cuomo: “E’ vero, confermo.
Conduttore: “Ma no, signor Gennaro, Lei non ha fatto in tempo, accetti con sportività la sconfitta e andiamo avanti. Se poi vuole contestare, abbiamo la moviola.
Altro concorrente: “Ma è una donna e si chiama Iside.
Conduttore: “Lei che risponde a fare in mezzo, Cuomo?
Cuomo: “Perché lei la ha chiamata Gennaro mentre si chiama Iside ed è
Conduttore: “Allora, diciamo qualcosa di lei al nostro pubblico, Cuomo.
Avanti ripeta appresso a me. Lei è un povero disgra disgra
Cuomo: “ziatA sono donna pure io
Conduttore: “E non ha una li e non ha una li
Cuomo: Sfastidiatissima “…ra
Conduttore: “Ed è qui perché è raccomanda raccomanda
Cuomo: “Ma non dica tutti i fatti miei, ma che modi!! E poi non ci scambi per uomini. Siamo due donne.
Gennaro: “E andiamo avanti…Però la prossima volta stia voltato verso di nooi
Conduttore: ”Ma, Signor Gennaro, vuole forse insegnarmi il mestiere?
Cuomo: a bassissima voce “Iside

DRIIN DRIIINN DRIIINNN

Conduttore. “Ecco un'altra telefonata.
Voce: “Buosera, sono Giuseppe da Ceppaloni, Lei ha detto ritenda e io ritendo, sperando di essere più fortunello.
Conduttore: “Di nuovo Lei, GiuseppedaCeppaloni.. Ormai è diventato un personaggio. Ci dica qualcosa di lei ….e, soprattutto non mi scambi più per Pippo Baudo
Voce: “Io ho cominciato a lavorare da due giorni, Siggnnòppresentatore,
Conduttore: “Complimenti GiuseppedaCeppaloni!!!
Voce: “E guadagno trentamilalire al mese. Ne spendo cendo solo per la benzina e quindi ho bisogno di questi cendo cinquanda Miggllioni?
Conduttore: “Si, si, milioni, GuiuseppedaCeppaloni, milioni
Voce: “No perché ero capito Maggglioni
E quindi spero di essere fortunello e vincere, Siggnopresentatore, soprattutto se lei mi dà un aiutino.
Conduttore: “Eh, ma quanti aiutini, GiuseppedaCeppaloni, avanti, ci dia la soluzione.
Voce: “Centoquanrandacingue!!!! Centoquarandacingue fagioli! Eh? Che dice? EH? Ho vinto? Ho vinto?
Conduttore: “NOOOOO!!! GiuseppedaCeppaloni, mi dispiace, ma ha vinto senz’altro un grande applauso del nostro pubblico. Le dò un’indicazione, sono di più. Ritenti.

Si riavvicina ai concorrenti.

Conduttore: “Adesso, prima di riprendere il gioco, una Grande Sorpresa!
In collegamento da Los Angeles, via satellite, e tutto per voi signor Signori, il nostro inviato Joe Scaturchio ci racconterà il Natale dei diviiii


Esce la velina con la scritta SATELLITE SATELLITE SATELLITE
Poi cambia cartello Applausi. Il pubblico applaude.

Sulla scena appare un cronista con la scuffia, il microfono. Sorride impacciato. E’ la sua prima volta. Dietro la carta geografica dell’America e un poster di Los Angeles.

Conduttore: “A te Joe!!! Facci sognare!!

Joe rimane immobile col microfono in mano mentre una costumista inginocchiata davanti gli tira la giacca, sistema la cravatta, e gli suggerisce:

Sarta: “Stai dritto –lui si addrizza sorridendo-. Ma più morbido con le spalle- Lui si curva sorridendo sempre,
Sarta: “Ma più teso, un po’ più morbido

Conduttore: “Joe, Joe sei in diretta,

Lui non sente

Conduttore. “Si, forse c’è qualche secondo di ritardo nella percezione del satellite
Joe, Joe, Joe, Parla, Joe, ti ascoltiamo.
Joe Scaturchio.
Avanti Joe, facci sognare.

La sarta continua.

Sarta: “Appoggiati su una spalla come Gianni Morandi .
Conduttore: “Per favore dite alle maestranze di togliersi di mezzo. Siamo in diretta.
La sarta sente e si scansa immediatamente, mentre Joe, rimane immobile con una spalla scesa, dritto ma con le spalle curve, il microfono mantenuto con le due mani che sorride e aspetta.

Conduttore: “Joe, Joe: Ecco, sicuramente ci saranno problemi col satellite. Joe, ci senti Joe.

Joe a bassissima voce: Ditemi che cosa devo fare.
E continua a sorridere.

L’immagine svanisce mentre Joe sorride in enorme imbarazzo.
Torna allo studio

DRIIN DRIIINN DRIIINNN
Terza telefonata quella che lui aspettava.

Conduttore: “Telefono. Ecco il telefono che suona. Adesso devo andare a rispondere. Eh, per forza, lo dice pure Occhiosingolare; per prima cosa il telefono.
Pronto..
Voce: “Buosera, sono Giuse
CLIK
Poi rialza e sente
Voce: “Siggnopresntato
CLIK
Conduttore: “NON C’ERA NESSUNO!!!. E’ venuta la linea. Riprendiamo il gioco.

Si avvicina ai concorrenti, siede. Poi si alza.

Conduttore: “Un attimo solo eh! Devo fare una cosa. Giusto un secondo
Gennaro: “E adesso che fa, se ne va? Ma che razza di show è questo

Esce di scena, sentiamo solo la voce

“Alla terza . DOVEVI CHIAMARE ALLA TERZA!
“Ma se ogni volta che chiamo trovo un certo Giuseppe da Cappaloni avanti a me
“E adesso non c’è chiama ADESSO

Ritorna.

Conduttore: “Scusate, ma anche noi presentatori abbiamo le nostre esigenze.
Il concorrente lo guarda sgomento.

Conduttore: “Allora, torniamo a noi

DRIIN DRIIINN DRIIINNN

Conduttore: “Telefonooo! Eh, mi dispiace ma è il telefono. Il telefono è telefono. E’ scritto sul regolamento. Vedete?
E gli mostra un foglio di carta.

IIVoce: “Buona sera, sono Rino e chiamo da Napoli
Conduttore: “Rino-da-Napoli!!! Finalmente. R-i-n-o-d-a-n-a-p-o-l-i
Un grande applauso al Signor Rino che chiama da Napoliiiii
Esce al velina con il cartello APPLAUSI. Il pubblico applaude.
Conduttore. “Il Signor Rino da Napoli.
Da Napoli, il Signor Rino.
E’ Rino e chiama da Napoli, signor Signori.
..da Napoli.
Avanti Signor Rino ci dia la soluzione esatta.
II Voce: “Centocinquanta. Sono centocinquanta. I fagioli, si i fagioli sono centocinquanta.

PAUSA

NO!!

PAUSA

Torna verso i concorrenti. Si siede poi si alza.

Conduttore: “Scusate un attimo

Esce.

Gennaro: “E adesso che fa, se ne va un’altra volta?

Sparisce, si sentono solo le voci.

“CENTOQUARANTOTTO, CENTOQUARANTOTTO, Centocinquanta sono i migglioni che ci dobbiamo dividere. CRETINO. Richiama!!!.

Ritorna.

Gennaro: “Guardi che abbiamo sentito
Conduttore: ”Ma che sentito, sentito. Era un nostro dipendente che parlava di cose sue, sentito.
Poi sottovoce
Conduttore: “A te ti sistemo, non ti preoccupare che ti sistemo.
Cuomo: “Confermo.
Conduttore: “Cosa conferma, Cuomo? Lo sapete perché è qui Cuomo? Avanti ce lo dica lei
Cuomo: “Mah… perché mi farebbe piacere vincere una certa somma e..
Conduttore: “Perché lei ha il macellaio e il droghiere che la aspettano sotto il palazzo, Cuomo e non ha una li non ha una li
II concorrente Si alza sta per uscire. Poi si risiede ha bisogno dei soldi: Ra
Conduttore. “Allora, riprendiamo lo show. Scusate. Ma dovevo fare una cosa.

Conduttore. “Allora la domanda è:

Esce la velina con la scritta SATELLITE SATELLITE SATELLITE

Conduttore. “Fermi tutti abbiamo di nuovo Joe Scaturchio in diretta da Los Angeles.
Cuomo: “Un altro imbecille. Allora è vero che vanno sempre a coppia.
Conduttore: “Lei deve essere più rispettoso dello show, sa? Joe Scaturchio è un giornalista di grande esperienza, alla sua prima volta.
Gennaro: “Come con grande esperienza ed è la sua prima volta
Conduttore: “E si ricordi che è un ospite. E rispetti il conduttore altrimenti la cacciamo
Gennaro: “Mi scusi.
Poi scoppiano in una risatina soffocata.

Conduttore: “Allora, Joe, facci sognare.
E’ solo, dritto col microfono mantenuto con le due mani e sorride felice.

Conduttore: “Joe, Joe, ecco, un attimino che arriva la voce alle cuffie

Joe rimane immobile
Conduttore. “Ancora qualche problema, dai Joe, raccontaci i Vip visti dal tuo sguardo sagace, Joe, facci sognare.

Rimane immobile.
Poi a bassissima voce: “Aiuto Aiuto Sos
Comincia a sudare. Sorride immobile Sono tutti imbarazzatissimi.
Conduttore. “Ancora problemi tecnici, proveremo più tardi.

Conduttore. “Allora, la domanda è:
Quanti mesi, settimane, giorni, ore contiene un anno bisestile se sottraiamo tutti i minuti contenuti nei giorni che cominciano con M e finiscono con Dì
Avete sessanta secondi di tempo e, per favore niente contestazioni.

GONG

Volge le spalle ai concorrenti, ignorandoli e parla col pubblico.

Conduttore. “Vedete, le nostre domande sembrano difficili
Gennaro: “La so! Dò la soluzione
Cerca di suonare il campanello ma è muto.
Conduttore. “Basta calcolare il numero esatto
Gennaro: “Ehi, Idiota, Cretino, Presentatore. Ma non mi senti o non mi vuoi sentire Eh?
Conduttore. “E poi sottrarre il rimanente
Gennaro: “Figlio di puttana, tua madre è una gran puttana, lo sai? Tanto non mi senti, e allora te lo dico che tua madre è una gran puttana e tua nonna pure. Figlia d’arte. Puttane, tutte puttane le femmine in casa tua E tu che fai? ti dividi i soldi col tuo compare
Conduttore: “E moltiplicare poi il risultato
Gennaro: “Pozza sculà

GONG

Conduttore. “Ecco, è passato il minuto e nessuno ha dato la soluzione.
Gennaro: “Ma non è vero. Contesto. Io ho chiamato, Ho fatto di tutto ma il campanello non suonava.
Cuomo: “Concordo.
Conduttore: “Ha chiamato Signor Gennaro? Vogliamo risentire che ha detto? Avanti la Moviola.
Gennaro: “Ma no, non fa niente, ma almeno guardi verso di noi, ma che serietà di quiz è questo.
Conduttore. “Moviola
Gennaro: ”Va bè, non fa niente, ritiro la contestazione.
Conduttore. “Moviola.

Per uno strano prodigio la moviola, oltre ad andare pianissimo trasforma il napoletano del signor Gennaro, in perfetto italiano.

Quindi si vedono tutti i movimenti del Sig. Gennaro rallentati e si ascoltano le sue parole in distorsione, come un disco a 16 giri.

Gennaro: L a S o. D ò L a S o l u z i o n e D ò L a S o l u z i o n e
M i n o r a t o M e n t a l e P e r s o n a C o n D e f i c i t A u t i s t i c o
F i n g i D i N o n S e n t i r m i
D i s c e n d e n t e I n L i n e a M a t r i l i e a r e D a S t i r p e D e d i c a t a A l M e r e t r i c i o A n c h e i T u o i P r o g e n i t o r i E r a n o De d i t i A l l a A n t i c a A r t e
A u s p i c o p e r i t u o i g i o r n i f u t u r i e p e r l ‘ E t e r n i t à C h e T u P o s s a S e d e r e S u Q u e i T r o n i P o s t i N e l l e G r o t t e A i V e r g i n i A d E s s i c c a r e T u t t i i T u o i U m o r i C o r p o r a l i

Ma lui non capisce, poi per fortuna di Gennaro,
Esce la velina con la scritta SATELLITE SATELLITE SATELLITE

Guarda Gennaro feroce, poi

Conduttore: “Ecco di nuovo Joe Scaturchio in diretta da Los Angeles. Per chi si fosse messo in ascolto adesso
Joe Scaturchio: “Buona sera da Los Angeles

Ma lui continua a parlare
Conduttore. “Dicevo, per chi si fosse messo in collegamento adesso, spiego che Joe Scaturchio è in diretta via satellite per raccontarci, con la sua solita graffiante ironia, il Natale dei divi del cinema. Ecco, abbiamo avuto il collegamento in voce a te la linea Joe. Facci sognare.

Nel frattempo è caduto di nuovo l’audio.
Joe rimane in piedi impietrito. Sorride e si aggiusta la scuffia. Poi prende il microfono con due mani e sorride.

Conduttore. “Joe, Joe, prima ti abbiamo sentito Joe. Un grande applauso a Joe Scaturchio. Facciamogli sentire il calore della Patria lontana.

Scatta l’applauso e Joe comincia a piangere. Non si muove dalla sua posizione. Il microfono mantenuto con due mani, la spalla sinistra scesa, come Gianni Morandi.
All’applauso cadono le due carte geografiche e si scopre che Los Angeles è la camera affianco.
E’ lì immobile, il sorriso ebete e grosse lacrime che scendono dagli occhi. Ma io stavo parlando e quello lì mi ha dato sulla voce.
Continua a sorridere immobile

Conduttore: “Sarà per la prossima volta, buon Natale Joe

Il presentatore si avvicina ai concorrenti


DRIIN DRIIINN DRIIINNN

Voce: “Buosera sono Giuseppe da Ceppaloni.
Conduttore: “GiuseppedaCeppaloni, che sorpresa! Proprio non ce lo aspettavamo. Ma sempre lei riesce a prendere la linea.
Voce: “E’ che stasera mi sento fortunello.
Conduttore. “E allora, ci dica, quanti fagioli ci sono nella teca?
Voce. Cendoquarandasette
Conduttore: Nooo Signor GiuseppedaCeppaloni. Ha sbagliato ancora. Sono di più. Ritenti

Posa. Si avvicina ai concorrenti

DRIIN DRIIINN DRIIINNN
Conduttore: “Pronto
II Voce: ”Sono Rino e chiamo da Napoli
Conduttore. “Rino da Napoli.

Il primo e secondo concorrente si danno la mano poi fanno un gesto come per dire: lo sapevo.

Conduttore: “Rino da Napoli, da Napoli: Rino!!!
Un grande applauso, signor Signori per Rino da Napoli.
Avanti signor Rino ci dia la soluzione. E non sbagli questa volta. I fagioli sono sono, i fagioli sono…
II Voce: “I fagioli sono…..
Tutututututututututu

Conduttore: “E’ caduta la linea, ma lo sapeva, avete visto anche voi che lo sapeva.
DRIIN DRIIINN DRIIINNN

Voce: “Centoquarantoddo centoquarandotto

PAUSA

Voce: “Buosera, sono Giuseppe da Ceppalloni, Sono stado fortunello hai visto?
Ho vinto, nonè vero? Ho vindo, i fagioli erano centoquarandotto, vero?
Ho vindo cento cinquanda maggllioni è vero?

PAUSA

Conduttore: “Milioni, GiuseppedaCeppaloni, milioni. Ha vinto cento cinquanta milioni.

PAUSA lunga

BUIO


Una voce fuori scena:
”Che sta pensando quest’uomo?

Si illumina la scena e si vede solo il presentatore seduto a cavalcioni su una sedia con la faccia nera e i fulmini e le saette che escono dalla testa.

“Quiz


Colonnello Mortimer

martedì 18 novembre 2008

EAST END




In ingresso: intro Zingari felici Claudio Lolli
Da 0
E' vero che dalle finestre non riusciamo a vedere la luce perché la notte vince sempre sul giorno e la notte sangue non ne produce, è vero che la nostra aria diventa sempre più ragazzina e si fa correre dietro lungo le strade senza uscita, è vero che non riusciamo a parlare e che parliamo sempre troppo.
A 217 stop


Voce narrante ,
“Questa strada si trova nell’ East End. Un groviglio tremendo di slums che racchiudono un brulichio di forme dall’apparenza umana, dove uomini e donne laceri e sporchi sopravvivono a forza di gin, ogni cittadino si porta in giro il suo bell’occhio tumefatto e nessuno si dà mai una pettinata ai capelli.
Luogo abbandonato in mano ai senza lavoro, razza tutta particolare che per distintivo ha una pipa di terracotta per nemico il sapone e, di tanto in tanto, tra stendardi e bandiere, muove su Hyde Park riempiendo i posti di polizia lì intorno di ubriachi e teste calde”.

Pausa.

“Quando il raggio di sole dell’amore cade in qualche angolo di questa strada lo fa presto.
E’ atteso con ansia, è cercato, su di esso si fa affidamento. Tenendosi goffi sotto braccio, ragazzi e ragazze camminano su e giù prima ancora che il naturale interesse per le biglie colorate e le case delle bambole li abbia del tutto abbandonati a favore di esperienze più “luminose”.
Quando un giovane trova la compagna adatta (o pensa di averla trovata), allora compra un anello e quella strana frequentazione si trasforma in un fidanzamento.
I due stadi del corteggiamento vengono chiamati indifferentemente “frasi compagnia”, ma tra le due parti in questione le ragazze sono solite fare un’accurata distinzione.”

La scena è semivuota. Di lato (a sin del pubblico) il banco di mescita di una birreria. Sul lato opposto due tavoli di quelli quadrati di un pub. Sono apparecchiati con una tovaglia di un unico colore scuro e sopra solo alcune brocche di vetro e un bricco trasparente con della birra.
In testa sullo sfondo un grande cartello con su la scritta: Pub della Vacca Rossa.
Al centro di fondo una panca con dei cappellini alla moda (fine ‘800) alti e con le piume, simboleggia il negozio.
Più avventori silenziosi al banco del bar o seduti ai tavoli.
Fantasmi. Figure acquatiche, immerse nella nebbia o sospese tra le nuvole. Una debole luce quasi non li illumina.











Da 220E' vero che sputiamo per terra quando vediamo passare un gobbo, un tredici o un ubriaco o quando non vogliamo incrinare il meraviglioso equilibrio di un'obesità senza fine, di una felicità senza peso. E' vero che non vogliamo pagare la colpa di non avere colpe e che preferiamo morire piuttosto che abbassare la faccia, è vero cerchiamo l'amore sempre nelle braccia sbagliate. E' vero che non vogliamo cambiare il nostro inverno in estate, è vero che i poeti ci fanno paura perché i poeti accarezzano troppo le gobbe, amano l'odore delle armi e odiano la fine della giornata. Perché i poeti aprono sempre la loro finestra anche se noi diciamo che è una finestra sbagliata.
A 400 sfuma lento.

























Il corteggiamento di Lizerunt


Voce narrante.
“Da qualche parte nei registri dell’anagrafe risultava il nome di Elizabeth Hunt, ma diciassette anni dopo l’iscrizione la pronuncia era diventata Lizerunt.

Una luce illumina il centro della scena.
Liza, ragazzina giovane e graziosa ma trasandata. Indossa un vestito e sopra di esso un grembiule da lavoro, ha i capelli pettinati e mantenuti a un lato con un fiore. Si allontana dal banco o si alza da uno dei tavoli e “prende vita”
Liza, pensando ad alta voce: Ho quasi sedici anni e nemmeno un ganzo –uno qualunque che si interessi a me. E le mie amiche sono tutte già sposate! Se vado avanti così, ancora un paio d’anni e divento una vecchia zitella! Mah! Entro Pasqua devo per forza trovarmi….

Voce narrante. Fuori dalla vista.
“Billy Chope aveva un anno più di lei. Portava sempre una bombetta dalla tesa sottile, incavata sul cocuzzolo, e una giacchetta corta dal bavero rialzato solo da una parte, segno di totale indipendenza. Se ne andava in giro con le mani in tasca tutto il giorno.

Billy Chope, si rianima, si allontana dal banco, va incontro a Lizerunt con la sua camminata dinoccolata e quando sono vicini fa un balzo, sfila la mano più prossima a lei, la afferra, le piega un braccio e la costringe con la faccia al muro.
Liza, estremamente lusingata: Ma che diav…
Lasciami!!!!
Billy, sicuro di sé: Dov’è che vai eh Liza?
Liza: A casa, no? Screanzato che non sei altro! Ma desso molla …

Billy la lascia andare e lei finge di svicolare ma non si allontana.
(Le cose stanno ancora evolvendosi).
Billy: Ehi, senti un pò Liza, ci hai da fare lunedì?
Liza: Mica con te, bel tomo, e poi tu ci hai a Bella Dawson da pensare come Pasqua.
Billy: Oh crepi Bella Dawson, non vale niente quella lì. Senti, io vado ai Flats, non è che ci vieni con me?
Liza Con sarcasmo e una punta d’ironia: Va beene. Controllerò i miei impegni e ti farò sapere
Billy: E quando
Liza correndo e ridendo, vuole essere una femmefatal ma è solo molto goffa: Ti farò sapere

Voce narrante. Fuori dalla vista.
“Finalmente si era fatto vivo un filarino e la ragazza si avviò verso casa nello stesso stato d’animo di chi abbia preso la laurea.
Già la settimana prima le era parso di esserci ormai vicina perché Sam Cardew le aveva gettato addosso una buccia d’arancia, ma poi era scomparso dopo un paio di piroette sul marciapiedi.

“Di fiere non ce n’è altre come quella che si tiene il lunedì di Pasqua a Wanstead Flats. Perché lì c’è un chilometro quadrato di aperta campagna, e si può gridare quanto si vuole, le taverne sono sempre aperte, ci sono spettacoli, attrazioni, altalene, tirassegno, giostre, pesce fritto, asinelli….

Nel frattempo al banco e ai due tavoli gli avventori continuano la loro immersione nel nulla come se al centro scena non accedesse niente.
Billy e Lizerunt entrano allegri, saltellando e tenendosi sotto braccio. Si trattengono tra di loro in un’ angolo amoreggiando e presi dalle loro schermaglie.

Voce narrante.
“Mentre le ore passavano entrambi si resero conto di una certa stonatura: il cappellino di Lizerunt non era splendente e alla moda, ma vecchio e scialbo e la piuma era alta solo una trentina di centimetri e di un cupo color ruggine. Ora, non è dignitoso per una giovane operaia di Limehouse, andarsene in giro in un giorno di festa con un cappellino che non sia sgargiante e alla moda e con una bella piuma di struzzo.
Lizerunt sapeva queste cose. Ma non si possono perdere le occasioni…
Billy: Ehi, Liza -ha una pistola da acqua e la spruzza dappertutto, persino sul suo cappellino dimesso- Guarda cosa ho trovaaaatoo! Ma dove scappi! Non correre! Dai che ci divertiamo..”
Liza mentre fugge: Fermati, disgraziato! Vuoi ridurmi come la peggiore delle ragazze qui in mezzo? Eh?
E dai che mi bagni tutta con quest’acqua sporca.

Billy insegue Lizerunt, sparandole acqua sporca addosso, la ragazza fugge e grida. Sam, Cardew, si allontana dal banco dove era a colloquio con Billy. Riprende vita e si avvia al centro scena. Liza cade per caso nelle braccia di Sam che le cinge la vita e se la trascina in ampi giri di un immaginario walzer per i tutti i Flats. La ragazza è in estasi, non accenna minimamente a nessuna resistenza.
Sam: Ehilà Liza, dove te ne vai? Fortuna che ti ho incontrato

Proprio in quel momento sopraggiunge Billy Chope.
Billy: Che diavolo fai con la mia ragazza tu?
Liza: La tua che? ma se ci siamo visti oggi per la prim
Billy: Come, io… cioè, pensavo…

Ma non finisce la frase che Sam lo cinge per la vita e lo trascina a terra. I due lottano, mentre
Lizerunt si gode il proprio trionfo tra gridolini, gesti e smorfie.

Voce narrante. Fuori dalla vista mentre i ragazzi sono avvinghiati e lei gli gira intorno grida fingendo spavento e saltella invece di gioia.
“Liza era in estasi. Solo quattro giorni prima non aveva nemmeno un filarino e adesso eccone addirittura due e stavano facendo a pugni per lei. E proprio qui ai Flats, sotto gli occhi di tutti. Per quasi cinque minuti si sentì Elena di Troia.

Billy e Sam lottano avvinghiati, mentre due o tre persone si allontanano dai tavoli e li circondano. Il loro atteggiamento non cambia. Muti e acquatici. I ragazzi cadono a terra mentre lottano. Qualcuno fuori grida GLI SBIRRI! Come due automi i ragazzi si separano Billy fugge da solo, Sam prende sottobraccio Liza. Gli altri ritornano al posto. I due, allegri, saltellano tenendosi sotto braccio. Si trattengono tra di loro in un’angolo amoreggiando e presi dalle loro schermaglie.
Escono.

Voce narrante,
“La vendetta di Billy si consumò in due riprese.

Lizerunt torna a casa con un secchiello di birra. Una mano sconosciuta la colpisce violentemente alla nuca, Liza, cade a terra priva di sensi.

Voce narrante,
“Sam Cardew, giurava e spergiurava che avrebbe rotto il collo a Billy Chope, ma non ne ebbe il tempo perché due giorni più tardi, un gruppo lo accerchiò e se lo ripassò più e più volte con catene, bastoni, cinghie.
Questa scena avviene nel cono di luce dietro un paravento.
Sam stette a letto quasi un mese e, quando riuscì a mettersi in piedi sembrava una mummia tante erano le bende che l’avvolgevano. Lizerunt fu spesso al suo capezzale e una volta gli portò anche un’arancia.
Ma poi le settimane cominciarono a passare, i dubbi si affollavano nella sua mente; le feste erano prossime. Quel cappellino nuovo e alla moda cominciava ad apparirle sempre più lontano.

Liza davanti ad un negozio di modista che espone solo cappellini (la panca di fondo scena). Sospira.
Qualcuno le cinge la vita con un braccio e le chiede:
Billy Cos’è che ti piace, eh Liza? Quello giallo?
Liza: Va là, Billy lasciami in pace
Billy: D’accordo, te lo compro ohi, sì, faccio sul serio
Liza: Va là, va là, cos’è che vuoi?

Liza si allontana un poco intimorita e si massaggia dove le fa ancora male per la botta ricevuta da Billy. Poi però capisce che non ha cattive intenzioni e gli si avvicina guardinga.
Spariscono nel buio. Rientrano. Si allontanano con un grande pacco tra le mani di Lizerunt, sorridente e felice, smorfiosa e felice, consenziente e felice.

Voce narrante,
“Di lì a poco si allontanavano dal negozio col più rosso dei cappellini, sormontato dalla più azzurra e lunga delle penne; un cappellino che alla festa successiva sfidò gli interi Flats, un cappellino per il quale nessuna ragazza avrebbe esitato a vendere l’anima.
Fu così che si svolse il corteggiamento di Lizerunt. Nel giro di pochi mesi la coppia si sposò ed andò a vivere con la madre di Billy.





Da 418 E' vero che non ci capiamo, che non parliamo mai in due la stessa lingua, e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero che abbiamo tanto da fare e non facciamo mai niente. E' vero che spesso la strada ci sembra un inferno e una voce in cui non riusciamo a stare insieme, dove non riconosciamo mai i nostri fratelli, è vero che beviamo il sangue dei nostri padri, che odiamo tutte le nostre donne e tutti i nostri amici. Ma ho visto anche degli zingari felici corrersi dietro, far l'amore e rotolarsi per terra, ho visto anche degli zingari felici in Piazza Maggiore ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
A 536 sfuma


Tutti i personaggi si riposizionano al bar o ai tavoli nella medesima posizione di prima.
Cambio scena. Sulla panca di fondo al posto di cappellini alla moda compaiono grembiulini bianchi e tovaglie e tovaglioli ricamati.
Un cartello a terra indica un negozio di biancheria di corredi,TELERIE SIMMONS, i tavolini si uniscono formando una tavola da pranzo al lato della scena verso destra (dal punto di chi guarda), per il momento in ombra.
Rimane il banco di mescita. Tutti gli avventori”riparano”verso il banco-bar.
Più in evidenza, due amici si trattengono sorseggiando qualcosa. E’ pomeriggio avanzato e sono operai appena usciti dai dock’s, dagli impianti del gas, dai cantieri navali.
Mentre parlottano tra loro:
Voce narrante ,
“Una scena curiosa si ripete ogni mattina alle cinque e mezzo. La nostra strada si riempie di colpi violenti ripetuti da una porta all’altra e accompagnati instancabilmente dall’interno da un’imprecazione soffocata. Sono opera del guardiano notturno o del primo poliziotto di ronda. Costa quattro pence la settimana essere svegliati a questo modo e intorno a questi quattro pence infuria un’accanita rivalità.
Poco dopo altri rumori; porte aperte e chiuse e scalpiccio di piedi stanchi in direzione di docks, degli impianti del gas, dei cantieri navali.
Poco dopo altri usci sbattuti e piccoli piedi, assonnati e stanchi trotterellanti per la grigia strada verso la grigia scuola a tre grigi isolati di distanza.
Poi pausa. Sommesso sfregar di pavimenti.
Poi di nuovo piccoli piedi trotterellanti verso i docks, gli impianti del gas, i cantieri navali, con il pranzo per il padre in una scodella coperta da un tovagliolo.
Poi pausa. Sommesso sfregar di pavimenti
Quindi il rumore di piccoli passi che trotterellano verso le entrate rettangolari delle loro abitazioni e preannunciano passi, ben più gravi e stanchi, degli operai
A quel punto tutt’in giro si sparge l’odore acre dell’aringa affumicata…




Quel bruto d’un Simmons

I due amici, appoggiati al bar tentano qualche tiro con le freccette, poi uno di loro si ferma di botto, si volta verso l’altro
I: Mentre tira la freccetta un’ombra passa dietro le quinte. Si ferma con la freccia in mano e esclama un po’ stupito: Simmons! Ma guarda chi ti passa, ma no, non è possibile. Quel tizio, vedi pareva paro paro Simmons!
II: Chi Ted l’eroe?
I con evidente sarcasmo: No, Edward, il commesso della Sig.ra Simmons
II: Come no, coi suoi vestiti a quadri, quando non erano addirittura fantasia.
Però, che coraggio…
I: con evidente sarcasmo: Non c’è dubbio che la signora Simmons fosse una moglie più che coscienziosa. Devi sapere che prima di sposare Simmons era stata la vedova del Sig. Ford, il Sig. Ford aveva trovato un imbarco come uomo di fatica su un cargo e il piroscafo era affondato con tutta la sua ciurma.
I dodici anni passati in qualità di Signora Ford l’avevano lasciata senza figli, e senza figli era rimasta anche come Mrs Simmons.
Quanto al Sig. Simmons, Ted Simmons, era un discreto falegname e carpentiere, ma non era esperto delle cose del mondo e aveva bisogno di una moglie. Vizi non ne aveva e, col tempo la moglie lo aveva dotato di svariate esotiche virtù.

Riprendono a giocare con le freccette. Bevono qualcosa e continuano il racconto.
II: Ci capitava avanti tutte le domeniche, solenne e impettito, che si recava a messa e nel piatto deponeva il penny che per questa bisogna gli veniva restituito quando lui le consegnava lo stipendio settimanale.
II: Il sabato sera, poi non ci era verso che non t’inciampasse tra i piedi, carico come un somaro, mentre accompagnava la moglie a fare la spesa e le portava pacchi e pacchetti.

Nel frattempo Simmons, riprende vita, si allontana dal banco, si avvicina al tavolo da pranzo prende pentole e padelle e le lucida. L’atteggiamento è di grande attenzione e scrupolo. Dietro di lui solo l’ombra di una donna grossa e grassa, con le mani sui fianchi
II: Le virtù della Sig.ra Simmons erano poi innumerevoli. Era una splendida massaia e faceva fruttare fino all’ultimo i trentasei – trentotto scellini che il marito portava a casa. Impressionante era poi la cura che metteva nel tenere la casa pulita. Attendeva il marito sulla porta di casa, quando tornava dal lavoro e gli porgeva le pantofole da calzare.
I ridacchiando: E questo perché a turno con la signora del piano inferiore lei ogni giorno lavava le scale, mentre il tappeto era tutto suo.

Simmons minuscolo e piegato in due, di spalle, prende le ciabatte che la giunonica moglie gli porge.
II: C’era stato un tempo che l’aveva accompagnato per negozi di abiti e confezioni, scegliendo e acquistando i vestiti per lui.
I: Poi però era andata oltre: all’angolo della strada aveva scovato quel tipo –ti ricordi?- che vendeva scampoli a buon mercato e, immediatamente concepito l’idea di confezionare gli abiti per Ted. Una delle sue virtù era la decisione; e quel pomeriggio stesso aveva cominciato un vestito di tweed a scacchi chiassosissimi.
Non solo, l’aveva finito per la domenica successiva e quindi Simmons fu costretto ad indossarlo per andare a messa.
II Sempre ridacchiando: E non finiva mai, perché la Signora Simmons sfornava abiti tutti modellati sul precedente, trasformando le sviste iniziali in principi assoluti, visibili e sempre più marcati perché il terzo si modellava sul secondo (che era peggio del primo) e il quarto sul terzo.

Ted Simmons cammina verso la chiesa nel suo abito a scacchi; gli tira sulle spalle, gli si stringe in vita, i pantaloni gli arrivano al polpaccio, la camicia e il gilet, in compenso sono larghissimi. Cammina come un clown a piedi larghi, con le gambe tese. Le mani tirate nelle maniche della giacca..
Si distacca dal bar e sopraggiunge la moglie:
Ted con tono mortificato e timido: Non mi va cara, ahem, cioè, non mi fa piacere, cara, che tu ti stanchi tanto tanto, cioè, dico, non ti fa mica bene agli occhi, e poi ci è quel nuovo sarto a Miles End Road, costa poco, sai e
Sig.ra Simmons Senza mai prendere fiato: “Oh, si! Facile per te startene lì a sbrodolare una storia dietro l’altra proprio in faccia a tua moglie caro il mio Ted Simmons come se io non ti “Vedo” attraverso come un libro sai quanto te ne frega che io sgobbo come una bestia ti basta che ti viene in tasca quel che ti serve da sbattere via come mondezza nella strada per correre dietro a quei farabutti dei sarti e io che sgobbo e do di gomito da mattina a sera per mettere da parte qualche soldo ecco che ci guadagno chiunque penserebbe che tu i soldi li trovi per strada e credo proprio che farei bene sì farei proprio bene a mettermi a letto e a starci tutto il santo giorno come vorrebbe qualcuno che conosco io e

I due amici nel frattempo ritornano al banco. Rimangono in centro scena solo i coniugi Simmons.
Voce fuori campo:
“Questa fortuna continuò per anni, fino a quando una fortuna ancora più grande sopravvenne.
Sul giornale della domenica apparve anche il nome di Ted Simmmons.

Pausa

Ted e sua moglie sono seduti al tavolo, lei conta e riconta le banconote, lui la guarda tenta di afferrare una banconota, riceve uno schiaffo sulla mano, la scena va avanti per tutto il racconto della voce fuori campo.
Voce fuori campo,
“Ci fu grande effervescenza di chiacchiere a Cubitt Town quando Ted Simmons ereditò.
A Cubitt Town, ereditare era, nel medesimo tempo, un evento non comune e atteso..
La guerriglia urbana nei negozi e ai mercati sulle ipotesi circa la fortuna della Sig.ra Simmons (anche se il lascito era di Ted) si aprì con proclami altisonanti.
La Sig.ra Simmons aveva messo le mani su migliaia di banconote lasciate da un parente lontano.
La Sig.ra Simmons aveva messo le mani su una cassaforte piena di dobloni trovata su un’isola da un suo parente lontano. Pirata!
La Sig.ra Simmons era divenuta proprietaria di una fila di case. Ideale supremo di ricchezza nell’East End.
Tutte cose che la Sig.ra Simmons si curò ben poco di smentire, godendosela tutta la sua ora di gloria. Sebbene, a dire il vero la fortuna si limitava da un lascito di circa un centinaio di sterline da parte di uno zio di Ted, ai tempi oste a Deptford.

I due si alzano da tavola si avvicinano al negozio, la Sig.ra Simmons è indaffarata a sistemare la merce, mentre Ted, imbarazzatissimo, avanti al banco non sa proprio cosa fare.
Voce fuori campo:
“L’ovvio impiego di tale somma era di metterne i possessori “negli affari”. Il che significava una sola cosa: bottega.
Teleria, in quanto la Sig.ra Simmons non era tipo da starci tanto a riflettere. L’ipotesi di carboni frutta e verdura, avanzata da Ted venne immediatamente scartata come di basso grado.
Si affittò un negozio a Brommley, lo si riempì più che si poté, ad ogni articolo si appese un cartellino con due cifre grandi grandi, una virgola, due cifre piccole piccole.

Ted, felicissimo, alza il cartello con su scritto: TELERIE SIMMONS
“I Simmons, vivaddio erano negli affari!

Ted in piedi al centro, due donne indaffarate dietro un tavolo-bancone. Ted, del tutto fuori luogo, guarda in alto, poi si guarda le scarpe, poi si poggia su un piede poi sull’altro, poi si riguarda le unghie e si toglie le mani dalle tasche.
Ted: Non l’ho fatto apposta moglie, è l’abitudine. Me ne sbarazzerò quanto prima. Non sta bene, lo so in commercio, ma ti dà, come dire, un senso di riposo.
Sig.ra Simmons: Tu e il tuo riposo. Te ne dai tanta pena tu del mio riposo, Hedward

Voce fuori campo:
“Giacchè non era più Ted

Sig.ra Simmons: Io che sfacchino, con ogni cosa a cui pensare da sola, e tu te ne stai lì a guardare con le mani in tasca. Cerca di non fare la figura del babbeo, cerca.

Ted con fare dinoccolato raggiunge la porta cercando di darsi un contegno da uomo d’affari.
Sig.ra Simmons: E rieccoti di nuovo alla porta a guardare su e giù come se dentro di affari non ce ne fossero –non ce n’erano-. Ti aspetti che la gente entri con te che te ne stai appiccicato alla porta? Vieni dentro, vieni! Meglio sarebbe se dal negozio te ne stessi addirittura fuori.

Ted rimane in piedi con la sgradevole impressione di essere messo in mostra. Muove le mani senza scopo, schiaccia coi gomiti questo o quell’articolo, guarda su, giù, senza dare mai l’impressione di un caporeparto.
Entra una bimba piccina a chiedere una manciata di spilli osservata da Ted con grande curiosità e rispetto e servita dalla Signora Simmons, la quale non tradisce la minima delusione quando questa torna restituendo la merce e chiedendo indietro i soldi.

Voce fuori campo:
“Le serrande si chiusero su un’entrata di tre scellini e sette pence compresa una moneta più che dubbia di tre pence.

Hedward in un angolo di nascosto tenta di accendersi la pipa. Le prime volute di fumo lo riempiono di soddisfazione.
Sig.ra Simmons:Edward Simmons, immediatamente a casa.
Lui ha un soprassalto, spegne la pipa la nasconde e torna. Lei la scova subito.
Sig.ra Simmons: Edward Simmons! Ecco quello che sei. Uno B-u-o-n-o-a-n-u-l-l-a. A nulla buono sei. Non fai che mettere in cattiva luce la famiglia. La famiglia metti in cattiva luce, in cattiva luce la vuoi mettere!!!! La Famiglia! Ancora mi chiedo Peeeerrrcchè t-i-h-o-s-p-o-s-ato

Voce fuori campo:
“E la Signora Simmons lo strapazzò ben bene, che tutti sentissero, fino a notte fonda.
Dietro il paravento la Sig.ra Simmons col dito puntato parla a torrente,mentre ted, dice SI col capo. e con le mai aperte gesticola per compiacerla.

Pausa.
Voce fuori campo:
“Passarono i giorni e il commercio, a dire la verità, subì ben poche variazioni
Il mistero fu chiarito qualche giorno dopo, quando capitò in bottega un giovaneammodo con tanto di calesse e cappello.

Giovaneammodo: Nessuno –mi creda-, può ragionevolmente aspettarsi di aver successo in un negozio del genere, senza avere in vetrina un discreto numero di grembiulini fantasia e di gale di pizzo della ditta che io ho l’onore di rappresentare

Sig.ra Simmons: Ecco! Mai che l’idea fosse venuta a te Hedward; te ne stai tutto il giorno lì impalato senza fare niente a guardare il soffitto o la punta delle scarpe e mai, dico MAI che fossi MAI utile in qualcosa. Ecco, guarda e impara babbeo di un buono a nulla come ci si comporta negli affari

Giovaneammodo guardando divertito Simmons: Naturalmente noi due sappiamo come vanno le cose in affari e non c’è dubbio che una signora con l’esperienza e il fiuto per il commercio come lei, afferri al volo l’occasione per trarsi da un momentaneo impaccio e spingere il suo negozio sulle vie della più alta moda, giacchè grembiulini fantasia e gale di pizzo fanno capolino nelle più belle case del regno. Per il pagamento non si preoccupi. Lei pensi a vendere, e le venderà tutte, mi creda, poi con calma passerò io e regoleremo le nostre pendenze.
Dodici dozzine per articolo, quindi?

Ted ha un soprassalto di sorpresa. I due lo guardano truci poi si accordano per sei dozzine con grande gesto magnanimo del giovaneammodo.

Voce fuori campo:
“Altri ne seguirono e la Sig.ra Simmons arrivò al teorema elementare che bisognava comprare, vendere e pagare, questo era l’arcano del successo.
Il punto debole del suo piano commerciale era la mancanza di alcun accordo col pubblico. L’invidia ci mise la sua e mai nessuno venne a comprare alcunchè.
La timida proposta di Ted di tornarsene da Moffart &C. per aggiustare il bilancio familiare, andandosene e venendosene il più possibile alla chetichella, venne respinta con sdegno.
Ted passeggia su e giù nervoso, ha qualcosa da dire alla moglie e non sa come fare. Lei lo guarda con sospetto e ne segue i movimenti. E’ come al solito stizzita: Ascolta cara, io stavo pensando che viste le difficoltà momentanee, se io di nascosto, no, cioè, non è poi così indecoroso, volevo dire, se io tornassi da Moffart &C, insomma mi ero fatto l’ide
Sig.ra Simmons: Tu pensavi? Ti sei fatto l’idea? Bella idea ti sei fatta tu di come mantenere una posizione decorosa. Non ti basta di screditare me e te stesso facendo il babbeo in bottega al punto che gli affari vanno a rotoli e non ci bazzica nessuno –cosa di cui non mi stupisco-. …Sei un bel genere di marito, devo dire. Che cosa conti di fare adesso con l’azienda sull’orlo del fallimento e tua moglie sul punto di morire di fame? Cosa conti di fare eh? Dove sbatterai la testa?
Ted: Bè, sai sto pensando al modo di uscirne in maniera legale e forse se io tornassi,
Sig.ra simmons: Ma dove vuoi tornare tu, te lo dico io cosa devi fare.

Voce fuori campo:
“E Hedward si ritrovò buttato fuori alla porta della bottega con un grembiule fantasia su un braccio e le gale di pizzo sull’altro, affinché catturasse le signore di passaggio, funzione nella quale fece bancarotta completa; allarmava le passanti (che lo giudicavano pericolosamente sbronzo).
Ted fa la scena
“Quella sera ricevette l’ultima sfuriata, quindi la Sig.ra Simmons uscì con il suo cappellino dalla piuma nervosa e il cesto della spesa.

Ted rimane in casa. Lucida posate e piatti. Dal banco del bar si stacca e rianima un tipo strano con le mani in tasca e un solo collo del bavero del cappotto alzato. Lo raggiunge
Ford: E’ in casa la Signora Ford?
Ted: EH!?
Ford: La signora Ford!! No, anzi, cioè, ehm, un tempo si chiamava Ford, adesso, mi pare si chiami Simmons
Ted: No! Non è in casa ma..
Ford: Lei forse è il marito?

scoppia in una risata fragorosa, girandogli intorno e continuando a ridere
Ford girandogli intorno: Cristo santo, proprio il tipo che piace a lei.
Sono venuto a fare due chiacchiere con lei, da uomo ad uomo.

Voce fuori campo:
“Al Sig. Ford piaceva intercalare ma ne conosceva solo due: Da uomo ad uomo e per così dire.
Ford: Allora se permette mi presento da solo, per così dire, sono Bob Ford tornato fresco fresco dal naufragio del Mooltan e dato per disperso per cinque lunghi anni. Sono venuto, per così dire, a trovare mia moglie.

Si avvicinano al tavolo (la casa). A poco a poco, finalmente Simmons richiude la bocca.

Voce fuori campo:
“Una vaga idea si stava formando lentamente nel suo cervello e alla stessa velocità si delineavano i confini di questa nuova situazione. Il diavoletto del Peccato Originale si affacciò in un angolo remoto del suo fegato.
Mentre un’ombra di -sembravaspavento- si disegno sulla faccia di Bob Ford.
Ford: Q-Quando torna?
Ted: Chi?
Ford: Sua, cioè, mia, no, voglio dire, la Signora Simmons, per così…
Ted: fra un’ora circa
Ford, riavendosi: Bene bene, eccomi di nuovo qui, il vecchio Bob Ford, morto e sepolto, cioè annegato col Moooltan e, invece eccomi qui, per così dire

Si accende la pipa.
Ted: Non. No, per favore. Lei, cioè, non vuole che si fumi.
Ford soffiandogli il fumo in faccia: Te li fa pulire i bollitori e le finestre e le posate? Ma come ti .. scommetto.. ma te lo ha confezionato lei questo?
Bene il tempo vola e gli affari sono affari, non voglio rifarmi su di te amico ma

Voce fuori campo:
“Il diavoletto aveva segnato il primo goal con il seguente suggerimento:
E’ chiaro che è ancora la moglie di questo tizio e, sul tuo onore spetta a te, Ted Simmons, riconoscere questo fatto ed agire come ne consegue.

Ford: Dovrei rivendicare i miei diritti fino in fondo per così dire, ma, diciamo, visto che mi sembri un giovanotto a modo e che con mia moglie, cioè con la Signora Ford, no con la Sig.ra Simmons, insomma, tu mi capisci, per così dire, cioè, ehm da uomo ad uomo, diciamo,

Voce fuori campo:
“Ora non è che da un tipo che è naufragato con Mooltan ci si può aspettare un grande discorso ma Il Sig.Ford – fatto uso dei due luoghi comuni più uno di riserva per le grandi occasioni-, si incartò ancor prima di cominciare. Inoltre un’ora passa in fretta.
Fece, quindi l’atto di esplodere in un soprassalto di generosità.

Ford: Bè, guarda, maledizione, si mettiamoci d’accordo e io smammo. Così, da uomo ad uomo, ti dico un cifra, per così dire, prendere o lasciare Eh?
Ted: EHh!?
Ford. Cinque sterline e io smammo. OK?
Ted ancora incerto; No, No, è contro i miei interessi, ma sentirei di tradire un dovere. Insomma, spetta a me andare via
Ford: No! Non voglio, abbasserò il prezz: Tre sterline, giusto tre, da uomo ad uomo, che ne dici eh? Due, va bene? Due? Va bè facciamo una sterlina e ti offro da bere. La trovi facile una sterl

Nel frattempo Ted tenta di fuggire verso la platea. Dalla platea giunge la Sigra Simmons.

Voce fuori campo:
“Ma non finì la frase che si accorse che stava parlando da solo. Simmons, in maniche di camicia già correva verso la porta.
Nel cortiletto incontrò la Signora Simmons che vedendolo senza giacca e senza cappello e per lo più correre a perdifiato verso la strada, fu sopraffatta dallo stupore e dallo scandalo.
Prima di rimanere definitivamente a bocca porta riuscì a dire.
Sig.ra Simmons: Hedward Simmons !! dove credi di andare senza cap
Ted: C’è qualcuno di sopra che ti aspetta, Moglie. Io torno subito.

Voce fuori campo:
Come un automa, in stato confusionale e ancora con la bocca aperta, l’ampia sagoma della Signora Simmons mosse verso casa.


Da 540
Ma ho visto anche degli zingari felici corrersi dietro, far l'amore e rotolarsi per terra, ho visto anche degli zingari felici in Piazza Maggiore ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
A 643 sfuma



Voce narrante ,
Nel frattempo si dividono i tavoli tornando alla birreria, si riposiziona il bancone e si libera la panca di fondo Si porta via il cartello TELERIE SIMMMONS, e si pone il nuovo cartello:
GRUPPO ANARCHICO DELLA VACCA ROSSA.
Tutti i presenti al banco del bar si rianimano e parlando e gesticolando come persone vive-, prendono posto al Pub della Vacca Rossa.
“Nessuno in questa strada va mai al teatro perché ciò comporterebbe un lungo tragitto e un costo eccessivo. E poi, almeno agli occhi di chi la domenica indossa il vestito buono, il teatro è una cosa peccaminosa.
Non c’è nemmeno chi legge poesie e romanzi: le parole stesse sono estranee alla loro esperienza. Il giornale della domenica, nella pagina dei pettegolezzi e dei fumetti esaurisce tutto il leggere che questa strada è disposta ad effettuare.
Eppure le aspirazioni non mancano.
Ultimamente ha fatto la sua comparsa in questa via un giovane pensionante che appartiene ad una società di mutua assistenza, cosa considerata una sorta di laurea, perché alle sue riunioni si tengono dibattiti d’ogni genere e, con aria soddisfatta e altezzosa, si leggono altisonanti relazioni.
A volte, alcuni di essi, vagano per i peggiori rioni della città, alla ricerca di adepti…



IL GRUPPO DELLA VACCA ROSSA


Voce narrante
“Il gruppo anarchico della Vacca rossa non esiste più. Il suo ispiratore ed animatore da tempo non si mostra tra i suoi compagni che da soli sono incapaci di agire.

Entra Stochler, con due dita di unto che gli coprono l’intero corpo, dai capelli alla scarpe, con squame di grasso nero che gli guantano le mani, un fazzoletto marrone (ex rosso) annodato al collo e un cappotto aperto con un solo bavero alzato. Si avvicina ai presenti, tre tipi di facchino seduti ad un tavolo che devono birra e giocano a carte. Il terzo, con un barbone bianco fuma la pipa da solo. Sembra assorbito da profonde meditazioni.
Voce narrante ,
“Il gruppo della Vacca rossa era in realtà un insieme di individui che dopo lavori di facchinaggio si vedeva la sera, per puro caso ma ogni giorno, nel retro della birreria dall’altisonante nome..
Un giorno uno di loro invitò Stochler a indottrinare i suoi compagni.

Stochler, guardato già dall’inizio con sospetto, sale sul tavolo da fondo:

Stochler, alzando la voce come a continuare un lungo discorso iniziato già prima: Voi siete il sale della terra! quelli che vengono presi a calci, alzando il tono con enfasi Voi derubati! Voi, insultati! Abbasso tutto ciò che non è già dabbasso …
Mentre parla i presenti sembrano approvalo e commentano tra loro soddisfatti. Più alza il tono e più si stabilisce l’attenzione alle sue parole.
Stochler: Perchè, dunque siamo poveri?
piegandosi in avanti e porgendo a ciascuno il palmo aperto come a tentare una infortunosa colletta.
Ve lo domando ancora; perché siamo poveri? Perché amici ci ritroviamo sempre senza un soldo in tasca per rimediare una mezza pinta per sciacquarci la gola come è giusto, eh? Com’è che succede? Eh? Ve lo domando ancora; com’è che succede?

Voce narrante
“Questo era il suo stile; fare più volte la stessa domanda caricandola di pathos.
Per cui bisognava che qualcuno li togliesse dall’imbarazzo.
Ci pensò Gunno Polson:
Gunno Polson: Mancano i gonzi.
Jerry Sands ride sempre non capisce mai niente e interrompe una continuazione: Son tutti al verde quelli che scommettono
Stochler: Ve lo dico IiIiiooo, cari amici. E’ perché questa società e tutta marcia, ecco com’è. Perché mai lasciare che pigri e sporchi fannulloni buoni a nulla che si fanno chiamare Le Classi Alte si becchino tutti i frutti del vostro lavoro mentre sfacchinate come schiavi per mantenerli nel lusso e morite di fame? Perché non andate a prendervi tutto quello che vi pertocca di tutta la ricchezza che vi sta attorno? Perché non andate?

Gunno Plson guarda uno ad uno tutti gli amici che lo circondano, ci pensa bene, poi li riguarda uno ad uno, poi ci ripensa ed infine dice con illuminata enfasi:

Gunno Polson: Ci sono i poliziotti!!!
Stochler: Già perché c’è la forza bruta e Le Classi Alte ci si nascondono dietro. Ecco perché. Perché ci sono le truppe pagate e armate fino ai denti per tenere il popolo in schiavitù. Perché ci sono i magistrati e la polizia, ecco! E allora perché non sbaracchiamo via i magistrati e la polizia? Non servono a nulla e allora, chi li vuole, eh? Chi li vuole? Chi? Chi?
Jerry Sands con entusiasmo e trasporto non riuscendo a stare fermo sulla sedia:
Si, sono una rottura!!
Stochler: Nessuno li vuole, dico nessuno che è appena utile alla Società…
Facciamola finita con questa gentaglia.
Basta! Sbaracchiamo tutto! Facciamoli saltare per aria; e allora…
la sua voce si abbassa e assume un tono di mistero e misticismo allo stesso tempo e per raddoppiare l’effetto, si piega in due
..E allora sì che ci avrete i vostri diritti.
E vi dico pure che il momento si avvicina. Si avvicina, credete a me. E quando l’ora luminosa avverrà, - a questo punto la voce diviene un sussulto-, lavoreranno tutti e non più di un’ora al giorno.

Voce narrante, seduto tra il pubblico
“Il vecchio Baker smise di fumare e sembrò un po’ allarmato.
Quello da solo con la pipa, fa il gesto.
Baker: Già lavoro non ce n’è così, pausa tirata di pipa.Figuriamoci se anche Le Classi Alte si mettono adesso alla stazione a portare i bagagli….

Per lui Le Classi Alte erano raffigurate esclusivamente dai due tizi in bombetta a cui aveva portato le valigie tentando di dileguarsi. Si era preso tre giorni.
Stochler: E ci avrete tutto quello che desiderate.

Tutti allungano una mano verso il bar.
Voce narrante,
“La luce si diffuse con grande rapidità e nel giro di poche settimane il gruppo della Vacca rossa, divenne un promettente focolaio di anarchia.

Pausa.

“Con leggerezza i discorsi di Stochler si spostarono sempre più sul piano degli esplosivi.
Stochler atteggiandosi a lungo a misterioso e desperado: Chiunque può fabbricarli, niente di più facile.
Stochler, in tono da cospiratore e a bassa voce piegato e camminando per la scena : Dovete comprare dell’acido nitrico e poi il doppio di acido solforico, che vanno mescolati insieme goccia a goccia, aggiungendo poi la migliore nitroglicerina e badando a tenere tutto molto al fresco.
Il prodotto poi, va mescolato con acqua e lasciato a decantare, quindi ci si aggiunge della sabbia. Ed ecco pronto il terribile esplosivo

Il gruppo ascolta rapito, nel più assoluto dei silenzi.
Stochler: L’azione poi devesi svolgersi in gruppo o singolarmente. Bisogna controllarsi a vicenda. Non POSSONO esserci delazioni. Meglio la morte.
Si tratta di un’opera disperata e gloriosa. Bisogna agire con rapidità, coraggio e tutti uniti

Pausa.

Gunno Polson urlando: Gli impianti del gas! faremo saltare gli impianti!!!!! E adesso, ripetimi la ricetta.
E il rivoluzionario –munito di matita e foglietto- prende a scrivere, lentamente e calcando molto, sillabando ogni parola,
Gunno Polson: aaciiiddddo NNNNITTrrico virrrgooola
poi, pooolllvvere …
Snorkley il buono: e se qualcuno ci lascia le penne…
Stochler dopo averlo incenerito con lo sguardo: “Cosa volete che contino due o tre vite in cambio della Gloria Eterna? Essere sui libri di storia, la vendetta attraverso le vostre mani..

Voce narrante ,
“E cose del genere. Per un paio di giorni l’entusiasmo regnò senza limiti al gruppo anarchico della Vacca rossa.
Ebbe un calo solo nel momento in cui il solito Snorkley pose la domanda che però volevano fare tutti:
Snorkley il buono: Quanti fondi ci si può ragionevolmente aspettare dal Quartier Generale? Insomma, cioè, ecco, che ehem, ci rimediamo dal Quartier Generale?
Jerry Sands: sfacciato e diretto: Insomma che ci becchiamo?
Stochler: Ma non c’è un quartier generale, siamo Noi, NOOOIII il Sale della terra, il seEEEME della vita futura senza Classi Alte e poveri schiavi, noi Rivoluzionari Anarchici.
Che ci rimedieremo?: G L O R I A, solo g-l-o-ria
Jerry Sands che non capisce mai niente: E il quartiere del Generale?

Voce narrante , seduto tra il pubblico.
Molti musi si allungarono e Stochler cominciò a considerare l’idea che il suo giro di giostra era quasi al termine alla Vacca rossa e che doveva cercarsi altri disperati da indottrinare.
Così, la sera seguente, Stochler arrivò più tardi del solito.

Gunno Polson: Ehilà!, sei arrivato, finalmente. Abbiamo avuto cose molto importanti da fare senza di te. Guarda!
Sottovoce e con la fierezza di un bambino che ha appena passato il suo primo esame alle elementari.:
Ecco qui la roba.

Stochler balza indietro di mezzo metro buono e impallidisce.
Stochler appaurato J; Cosa fai, pazzo maniaco! Non Agitarla! Non agitarla per carità! Ma vi rendete conto, quella roba può esplodere! Mettila giù, piano…
E adesso che volete fare?
E’ bianco come un fazzoletto lavato. Le gambe non lo reggono, suda copiosamente, ed è gelato.
Snorkley il buono: Bè, facciamo saltare gli impianti.
Allora, come era? Adesso si versa la roba sulla sabbia, vero?
Jerry Sands che non capisce mai niente: E il quartiere del Generale?
Stochler: Fermo! Non farlo! Per amor del Cielo,
Gunno Polson: Ehi ma che ti succede – Stochler, facciamo quello che ci hai detto, no? Niente delazioni.
Stochler: Si ma, ehm, mi pare che manchi, anzi certo manca una cosa. So io dove prenderla, adesso vado la prendo e torno, mi raccomando non muovetevi

Fa per uscire ma Gunno Polson lo ferma alla porta.
Gunno Polson: Tutti insieme, ricordi

e si guardano tutti soddisfatti.
Tre di loro si appartano e commentano con fare da cospiratori
Gunno Polson parlando in confidenza: Ci vuole mettere alla prova!!! Ora! Dimostriamogli ora che abbiamo imparato bene bene tutte le sue lezioni e che adesso, senza esitazioni e tutti insieme- proprio come vuole lui-, siamo pronti per l’Azione..
Snorkely il buono: Se ci va di mezzo qualche vita, che importanza ha?
Jerry Sands si intromette convinto. L’importante è Gloria.

Erano fierissimi di essere così diligenti discepoli di così scaltro maestro, che ora, li stava mettendo alla prova.
La delusione fu quindi alta, quando Stochler scoppiò in un pianto dirotto
Stochler, piangendo: Lasciatemi andare! Io sono solo un Predicatore della Rivoluzione, sono questo, solo io. Altre vite avranno l’Onore di rischiare di spegnersi in azione..

Voce narrante , seduto tra il pubblico.
Sorpresissimi si guardarono in faccia cercando di capire.
Fu il vecchio Baker, che parlava pochissimo quindi era considerato saggio che dopo una lunga tirata di pipa disse come stavano le cose:
Baker con il volto illuminato dalla saggezza e dalla birra: Le classi Alte! Loro lo hanno pagato!
Amici, Compagni, ma come? Non capite? Le classi alte vogliono tenderci una trappola e liberare il Regno da un pericoloso focolaio di anarchia, il Nostro!
Lo hanno pagato perché tradisse!
Pausa lunga, Lui fuma, poi sputa in terra, poi con tono intimo di chi sa e vuole dire ma non allarmare:
Le ho viste IIOOO due Classi Alte.
Arrivavano col treno ieri; avevano il cilindro e pure il bastone. Ecco dove andavano; a incontrare Stochler per pagarlo e fargli tendere una trappola. Ecco com’era. Li ha mandati Il Regno!
Altra pausa. Confessando un piccolo sacrilegio:
Gli ho portato i bagagli. E si copre la faccia con le mani.
Jerry Sands adesso ha capito!! Parlando quasi a sé stesso, si illumina: Il Generaaale…

Gli frugano le tasche e gli trovano alcuni scellini che confermano la tesi del vecchio Baker. Da bravi rivoluzionari e compagni se li spendono tutti in birre. Anche a Stockler ne versano molta, direttamente sul cappotto. Poi lo legano al cestello dell’esplosivo, lo trascinano per strada (in platea) di peso, giacché è mezzo svenuto, lo tengono nascosto nel gruppo, cantando le loro canzoni rivoluzionarie, nelle quali non mancano inni della squadra rionale, gettando la spia delLe Classi Alte ai piedi dell’impianti e si dileguano, soddisfatti, e pieni di gloria, in direzione della birreria.
Poco dopo una leggera esplosione è udita fino a pochi isolati di distanza.


Pausa.Tutti gli attori si riposizionano ai banchi del bar e ai tavoli del pub. Ritornano fantasmi, sagome.
Si ritorna alla lettura: due leggii paralleli al limite della scena. Due lettori.

Primo lettore:
Questa strada è lunga circa centocinquanta metri e ogni metro è fatto allo stesso modo.
Una piccola cadente costruzione in mattoni rossi con tre aperture per finestre e un rettangolo per porta. E ciascun lato di questa strada è formato da una cinquantina di case simili, una in fila all’altra con un’unica facciata in comune.
Girato l’angolo ci sono panetterie, un negozio di candele, una birreria. Non rientrano nella veduta, ma sono ben noti a tutti gli inquilini, e il negoziante di candele va in chiesa tutte le domeniche e paga regolarmente il proprio banco.
Può succedere che qualcuno si sia rivolto alla Cassa di Assistenza per avere carbone, coperte. Morirebbe piuttosto che rendere noto un simile obbrobrio.

II reprise da 26
Siamo noi a far ricca la terra noi che sopportiamo la malattia del sonno e la malaria noi mandiamo al raccolto cotone, riso e grano, noi piantiamo il mais su tutto l'altopiano. Noi penetriamo foreste, coltiviamo savane, le nostre braccia arrivano ogni giorno più lontano. Da noi vengono i tesori alla terra carpiti, con che poi tutti gli altri restano favoriti. E siamo noi a far bella la luna con la nostra vita coperta di stracci e di sassi di vetro. Quella vita che gli altri ci respingono indietro come un insulto, come un ragno nella stanza.
A 135 sfuma veloce.

Secondo lettore: in fondo di spalle ferma la Sig.ra Ford Simmons:
Proprio nel preciso istante in cui l’ampia figura della Sig.ra Ford fece il suo ingresso in casa, un’altra figura s’intravide scavalcare la finestra.
Scavalcò la balaustra e, senza esitazione alcuna si gettò dal primo piano.
La Sig.ra Simmons (Già Ford) si portò alla finestra e vide un’immagine d’uomo vestito da marinaio. Aveva qualcosa di familiare e, molta fretta.
L’uomo si era di sicuro slogato una gamba, almeno così parve alla padrona di casa dalle sue imprecazioni soffocate. Ciò nondimeno l’uomo si alzò e se la svignò di gran carriera, trascinandosi la gamba con la mano e guardando, sembrava alla Sig.ra Ford-Simmons, con grande apprensione in direzione di lei..
“I ladri” pensò tra sé, poi si riprese e si diede a cercare Ted per dargli un’energica strapazzata.

Primo lettore: Alla Sigra Ford Simmons si aggiunge più avanti volto alla platea, ma in fondo Stochler legato e imbavagliato che si agita convulsamente. La Sig.ra ford-Simmons rimane immobile.
Alla Thames Police Court, Alfred Stochler fu incriminato per ubriachezza molesta. Lo avevano rinvenuto in stato di assoluta incoscienza vicino agli impianti del gas. A quanto pare era stato legato mani e piedi da un monello di strada, il quale aveva poi acceso un fuoco d’artificio accanto all’uomo. L’uomo sosteneva di essere stato aggredito in una taverna ma poi non voleva fornirne il nome né tantomeno quello dei suoi aggressori e neanche le modalità dell’aggressione. Si limitava a piagnucolare.
Gli era stato trovato accanto un cestello contenente una strana mistura di sabbia e olio di ricino ma l’arrestato non sapeva chiarirne la provenienza.
Il magistrato lo multò di cinque scellini o sette giorni di prigione e, poiché l’uomo non aveva denaro con sé, venne immediatamente tradotto in cella.

II reprise da 135
Riprendiamola in mano, riprendiamola intera, riprendiamoci la vita, la terra, la luna e l'abbondanza.
… a 226 abbassa volume accendi luci sala. Finale
a 305 alza volume, sulla ribalta, fino alla fine brano. Ma ho visto anche degli zingari felici corrersi dietro, far l'amore e rotolarsi per terra. Ho visto anche degli zingari felici in Piazza Maggiore ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra. Ma ho visto anche degli zingari felici corrersi dietro, far l'amore e rotolarsi per terra. Ho visto anche degli zingari felici in Piazza Maggiore ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Fino a finale








Liberamente tratto da: Arthur Morrison: Londra sconosciuta
Col. Douglas Mortimer
IO NON POSSO Più DIRE



Da quella sera io non posso più dire di dire sempre la verità.

Ero stato invitato alla festa nel più bel palazzo della cittadina. Il Signorecattivochepoinoneratantocattivomasolounpòbizzarro, mi aveva chiamato personalmente e io salivo, insieme ad altri convitati, il grande scalone di marmo che conduceva ai saloni dal palazzo.
Mi ritrovai in un’atmosfera di altri tempi. Ovunque valletti vestiti come paggi –scarpette di vernice nera, lunghi calzini bianchi e giacche con due file di bottoni dorati-, erano fermi con grossi candelabri in mano.
Il salone era illuminato da una lunga fila di neon chiari, nascosti all’inizio della grande volta e tante candele ardevano, dando un’atmosfera da sogno, come i fari di un tempo, quelli gialli, nel bianco avvolgente della nebbia. Tavole imbandite agli angoli e molte persone in piedi chiacchieravano tra loro mentre un’orchestra suonava, quasi per sé stessa, dimenticata da tutti.

Io ero stato scolpito direttamente dal marmo. Ero perfetto come una creatura immaginaria alla quale lo scultore aveva dato vita soffiando sulla materia. Avevo lunghi capelli scuri che cadevano sulle spalle , mantenuti da un nastro di velluto nero, che formavano una lunga coda. Alcuni ricci liberi dal vincolo, pendevano sulle orecchie e scivolavano sulle tempie.
Avevo un pantalone di grisaglia grigio e una camicia azzurra a righe bianche che cadeva alla perfezione sul fisico statuario.
Ma, da quella sera, io non posso più dire di dire sempre la verità.

Al centro della sala, una ragazza sola mi fissava e, sembrava mi aspettasse. Era magra, castana e giovane; alta. Vestiva di veli. Mi parve che ne avesse diversi che scendevano liberi però appoggiandosi sul suo corpo e disegnandone così le forme piene ma non abbondanti.
Il velo superiore lasciava immaginarne altri ed era di un colore blu scuro. Una fascia di raso blu notte le cingeva la vita, cadendo su un solo fianco e spezzando quel corpo all’altezza della vita.
Anche lei aveva i capelli di un colore bruno che portava lunghi e legati in una coda di cavallo da un nastro di velluto rosso. Al contrario dei miei i suoi erano lisci.
Poche persone potevano dire di averne sentito la voce giacchè non parlava quasi mai. Ma quei pochi raccontavano che fosse come un vento di libeccio; leggera e calda, con qualche tono alto come di campanelli o di vetri che si toccano quando si fa un brindisi e mai sopra tono.
Ma, neanche loro, dopo essere stati in quella casa, possono più dire di dire sempre la verità.

Allungai la mia mano sinistra verso la sua destra, che lei prese. L’altra cercò la sua sinistra. Ci ritrovammo, pertanto uniti da una croce formata dalle nostre braccia tese. Di colpo aprii le braccia, lei girò e si ritrovò con tutto il peso del suo corpo aderente al mio, di spalle. Dalla punta dei suoi piedi alla sua testa tutto era completamente appoggiato a me.
Lei pose la punta delle sue scarpette di vernice nera, sulla punta dei miei piedi, mentre i tacchi sottilissimi e lunghi cadevano all’interno dei miei talloni. Era più bassa quindi poggiò la testa sulla mia spalla sinistra. Prima però fece cedere la coda del suo cavallo in avanti, abbassando la tesa e la fece scivolare dietro le mie spalle con uno scatto deciso all’indietro. Poggiai il mento sulla sua spalla destra e ne percepivo il profumo intenso e dolciastro che mi inebriava come una droga.
Chi ci avesse visto da dietro poteva avere l’immagine di due code di capelli che scendevano parallele mantenute da due nastrini di velluto, rosso e nero che danzavano tra loro.
Prendemmo a dondolarci lateralmente seguendo il tempo della musica che suonava quasi solo per noi. Poi lei iniziò una strana danza. Si spinse in avanti poggiando il suo peso sulle punte dei miei piedi fino quasi a perdere l’equilibrio; io la mantenevo abbracciata e tenendo le mie mani aperte sulle sue aperte all’altezza delle costole. Poi tornava indietro, poggiando con i tacchi sul pavimento e sicura di essere mantenuta. In quel movimento il suo corpo tutto poggiava su di me e io ne percepivo le morbidezze e le sfumature.

Nessuno ci notava ma io guardavo i presenti e non mi sembravano rilassati.
Il Signorecattivochepoinoneratantocattivomasolounpòbizzarro, padre della ragazza, aveva l’usanza di fare feste. Però poi, ognuno per potersene andare liberamente doveva dire qualcosa che contenesse la verità e una bugia. Una sola.
Il padrone di casa aveva nel cortile una grossa pentolona alta circa un metro e ottanta, con dell’acqua e grossi ceppi sotto. Agli angoli quattro servi vestiti come gli schiavi di un harem –pantaloni dorati larghissimi e a righe, scarpette a mezzaluna e torso nudo-, alimentavano costantemente quattro fuochi. Chiunque non dicesse una sola bugia tra le sue verità veniva spinto dentro la pentola da un forcone rovente e lasciato bollire vivo.
Per questo motivo, nessuno che era stato ad una di quelle feste poteva più dire di dire sempre la verità.

Ci sciogliemmo e mantenendoci per mano ci incamminammo per un lungo corridoio. Io le tenevo con la mia destra la sua destra, passandole un braccio sul davanti, in modo che il suo incedere fosse protetto da una sorta di barriera, lei mi manteneva la sinistra con la sua sinistra, passando il braccio dietro di me da sospingermi a indicarmi la strada.
Incontrammo molti signori che gravano per le sale del palazzo e tantissimi servi che recavano sulle mani aperte vassoi argentati con creme e gelatine turgide ed appena tremolanti.

Avevano un incedere automatico. Lo sguardo fisso sulla direzione da percorrere. Ad un suo cenno muto, loro volgevano la fissità dello sguardo verso l’incavo dei seni di lei, senza goderne, mi pareva, la visione. Lei infilava il dito nella gelatina poi se lo leccava. Rimaneva un po’ di crema così mi apriva le labbra e me ne sporcava i denti affinché io, con la lingua ne godessi il gusto freddo e appiccicoso.
Mi condusse in una della ultime camere da letto. Quella dei genitori.
La camera era singolare. Tonda senza mobili ma con tantissimi drappi alle pareti e molte candele. Un giro di neon disegnava il perimetro della camera proprio nel punto dove si chiude a volta.
Il colore bianco nebbia si spandeva nel blu delle pareti creando lo stesso effetto del salone ma azzurro scuro.
Per un prodigio di architettura, proprio nel punto di unione che tiene in piedi la volta, questa era interrotta e aperta. Una torretta la sormontava. Era costruita a colonne e un tettuccio tondo di tegole la chiudeva. Dalle colonne si vedeva la notte.
Al centro della camera, sotto la torretta, un grande letto nero, tondo, spoglio. Al centro del letto una di quelle lampade che un tempo si vedevano sulle scrivanie degli studi importanti e che adesso sono di gran moda.
Di ottone, con la campana verde. Ma questa era di ottone bianco, con la campana bianca e la lampadina bianca. Ciònondimeno, la luce che emetteva era blu. Io rimasi incantato e continuavo a chiedermi come mai.
Lei mi fece stendere supino, mi aprì i piedi ai lati della lampada e le mani con le palme rivolte verso la notte. Prima di stendersi su di me, fece cadere la lunga coda dei miei capelli verso il pavimento.

Lei si stese su di me nella medesima posizione. Era più piccola quindi i suoi piedi finivano sulle mie caviglie, le sue mani sui miei polsi e la sua testa premeva sotto il mio mento. La coda del suo cavallo scese a cercare la mia. I nastrini, questa volta non danzarono.

La sua voce era come il vento caldo e leggero del libeccio quando, per la prima volta parlò. Leggerissima e vellutata. Rossa come il suo nastrino rosso.
“Gira!” e il letto cominciò a girare.
“Da questa torre si vede la luna e, siccome la luna cambia posto ogni notte, mio padre comanda al letto di girare fino a quando non vede la luna. Allora lui e mia mamma si addormentano illuminati dal raggio bianco e si svegliano quando l’azzurro ha sostituito il blu.
La luna cambia posizione trecentosessantasei giorni all’anno mio padre la può inseguire sempre tranne uno”.
E questa è la verità. Ma, da quella sera, io non posso più dire di dire sempre la verità.

“Oggi”.
Infatti la luna quella notte non si vedeva, perché cadeva proprio sulle tegole della torretta.
“Oggi di ogni anno, mio padre diventa un lupo mannaro e dà una grande festa”.
“Fermati!!” E il letto si fermò.

La ragazza si alzò. Dapprima cominciai ad avvertire il peso del suo corpo sempre più leggero su di me, poi lei si sollevò da me, lievitando verso la torretta.
Si alzò come quei prodigi dei maghi televisivi che tu sai che c’è il trucco e che ti fotte sempre perché non lo scopri mai (come il settimo particolare della settimana enigmistica).
Si sollevò mentre i suoi veli gravitavano verso di me. Quando la coda del suo cavallo giunse a spazzarmi la faccia, si pose a sedere nell’aria, si girò e toccò terra. La sua mano destra prese la mia sinistra e mi alzai.

Il lume bianco con la campana bianca e la lampadina bianca continuava ad emettere luce blu.
Aprì una porta e io la seguii dentro una stanza. Anche questa aveva le pareti di un blu scuro, quasi nero. Era disordinatissima. Aveva un letto sfatto. Al lato un mangiadischi arancione, un 45 giri e un’ abat-jour con una lampadina bianca. Sul letto un velo blu.
Di fronte, un tavolino per il trucco e uno specchio dorato stile roccocò e altissimo. Lei sedete allo sgabello –stesso stile- e io mi iniziai spogliare. Sembravo uno dei Centocelledreammennightmaremammaròcarmenenunc’àfaccioproriouanemeddio.
Bellissimo e perfetto. Mi muovevo nella danza come quelli del Lido 21 che ogni sera si spogliano e le signore che hanno pagato il biglietto gli mettono cinquanta o cento euro negli slip che lui poi porta in banca per pagarsi le rate della macchina nuova. La camicia azzurra si sbottonava lentamente mentre il bacino ondeggiava e lei batteva i palmi della manine mantenendo le dita aperte e separate, come una bambina che ha ricevuto un pacco, ma di enormi dimensioni, rosso col nastro blu e qualcuno lo sta scartando per lei.
Ma, da quella sera, io non posso più dire di dire sempre la verità.
Rideva forte e batteva le manine.


Rimasi a petto nudo e stavo slacciando la cintura dei pantaloni quando mi fermò e mi disse di andarmi a sedere al capo del letto cosa che feci.
Mi misi seduto con i piedi sul letto, le ginocchia alzate, le mani che le circondavano e il mento poggiato sulle ginocchia. Mi mangiavo nervoso le dita e ululavo.
Prima avevo messo su il disco e il velo blu sulla lampada. Il disco suonava:
ABAT-JOUR
CHE DIFFONDI LA LUCE BLU
DI LASSù

Mentre lei gesticolando pochissimo fece cadere il velo blu della notte dalla sua vita. Il corpo rimase libero da vincoli e, a me parve ancora più in evidenza, adesso che il velo blu cobalto cadeva liscio.
In una zona del collo erano celati dei ganci. Lei ne sciolse uno. Il velo cadde e ne rimase uno azzurro scuro. Le linee dei seni e delle anche si mostrarono appena celate. Poi cadde l’altro e rimase solo quello celeste che ne copriva uno bianco. L’ultimo. Dal mio punto di vista cominciavo a percepire l’aureola dei seni che vibravano appena, bianchi come la gelatina del valletto di prima, e la forma bruna al centro delle sue gambe. Ululavo e mi mangiavo le unghie.
- Porta la mano al gancetto dietro il collo, mi guarda, soffia il suo vento lieve e caldo verso la frangetta che si alza appena. Tira indietro la testa inarcando davanti il corpo e offrendosi maggiormente. Il velo sta per cadere.

SI APRE LA PORTA.
- Entra il Signorecattivochepoinoneratantocattivomasolounpòbizzarro, seguito dalla moglie pallidissima (le aveva detto che alla sua prima verità sarebbe stata cotta viva nel pentolone).
- La ragazza si riprende e fugge verso una poltrona. Si siede rapida e si rannicchia tirando su i piedi abbracciandosi le gambe, in attesa delle prime sferzate. La testa nascosta

La voce del Signorecattivochepoinoneratantocattivomasolounpòbizzarro, fu molto cortese quando, rivolto a me mi pregò di seguirlo.
Solo le sopracciglie apparvero sopra le gambe di lei. Poi alzò due occhi castani che andarono a posizionarsi ciascuno sopra un ginocchio.
Ad un suo cenno lei si alzò e si incamminò mesta per il corridoio. Ma era cambiata. Si era trasformata in una cameriera addetta alla cenere. Aveva un dimesso abitino nero, reso lucido dall’uso. Sottili capelli castani mantenuti da un elastico, formavano una coda. Le braccia tese in avanti e, sulle mani, una paletta d’argento con lo scopino della cenere. Il suo sguardo aveva una fissità a me già familiare, e guardava in direzione del suo percorso.

- Lui mi chiede di seguirlo. Io lo faccio. Arrivo a centro della salone. Gli invitati sono tutti intorno a me. Ciascuno ha una forbice, qualcuno un rasoio.
Mi dice: “Dimmi quello che avete fatto, ma tutta la verità, tranne una sola bugia. Attenzione, ho già dato ordine ai miei lacchè di accendere i ceppi”.
Ma me lo dice con cortesia.
Io ho un po’ paura ma eseguo. Ecco quello che dico.

“Sono entrato, ho trovato una dea.
Vado della dea, la cingo e la attiro a me. Ci dondoliamo inventando una danza.
LEI mi conduce per un corridoio. Incontriamo un valletto che reca su un vassoio creme e gelatine.
LEI lo ferma ne assaggia un po’ poi lo fa provare a me.
LEI mi introduce in una camera da letto. La camera è tonda, blu, una sola lampada bianca, con la campana bianca e la lampadina bianca emette luce blu.
Io mi stupisco di questo.
LEI mi stende sul letto e si stende su di me.
LEI ordina al letto di girare e cerchiamo la Luna, ma non la troviamo e così ci alziamo e entriamo in una camera molto disordinata e scura, pare blu”.

Mi manca la saliva. Inghiotto e poi riprendo.

“Mi spoglio come uno dei
Centocelledreammennightmaremmamamròcarmenenunc’àfaccioproprioquant’èbelloccesùparefint
LEI batte le mani e ride forte, poi mi dice di sedermi sul letto.
Io eseguo, ma prima faccio una cosa.
Metto un disco nel mangianastri e la musica suona. Abat-jour che diffondi la luce blu…,
Mi siedo sul letto come Marcello Mastroianni mentre lei si spoglia che mi pare la Loren…”


Mentre parlo ognuno degli invitati mi passa dietro e con la forbice mi taglia i capelli. Prima la coda, poi il nastro, poi i capelli. Alla fine col rasoio me li radono fino ad avere la testa completamente calva.
Ed è per questo che ancora oggi io sono, sì bellissimo come una scultura a cui l’artista ha dato vita soffiandoci sopra, ma senza più neanche un capello.



Questa storia che ho raccontato contiene una bugia che gli invitati hanno rivelato al
Signorecattivochepoinoneratantocattivomasolounpòbizzarro
come gli errori della settimana enigmistica, ma badando bene di non dire la verità.

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Quale?
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Ma è ovvio.
Nessun lume con la campana bianca e la lampadina bianca può ragionevolmente emettere una luce blu, no?

Mi sveglio.






Col. Douglas Mortimer

mercoledì 3 settembre 2008

EAST END




EAST END


In ingresso: intro Zingari felici Claudio Lolli
Da 0
E' vero che dalle finestre
non riusciamo a vedere la luce
perché la notte vince sempre sul giorno
e la notte sangue non ne produce,
è vero che la nostra aria
diventa sempre più ragazzina
e si fa correre dietro
lungo le strade senza uscita,
è vero che non riusciamo a parlare
e che parliamo sempre troppo.
A 217 stop


Voce fuori campo.
Questa strada si trova nell’ East End. Un groviglio tremendo di slums che racchiudono un brulichio di forme dall’apparenza umana, dove uomini e donne laceri e sporchi sopravvivono a forza di gin, ogni cittadino si porta in giro il suo bell’occhio tumefatto e nessuno si dà mai una pettinata ai capelli.
Luogo abbandonato, in mano ai senza lavoro, razza tutta particolare che per distintivo ha una pipa di terracotta per nemico il sapone e, di tanto in tanto, tra stendardi e bandiere, muove su Hyde Park riempiendo i posti di polizia lì intorno di ubriachi e teste calde.


Quando il raggio di sole dell’amore cade in qualche angolo di questa strada lo fa presto.
E’ atteso con ansia, è cercato, su di esso si fa affidamento. Tenendosi goffi sotto braccio, ragazzi e ragazze camminano su e giù prima ancora che il naturale interesse per le biglie colorate e le case delle bambole li abbia del tutto abbandonati a favore di esperienze più “luminose”.
“Si fanno compagnia”.
Dapprima i giovani escono a coppie. Fianco a fianco, di solito in silenzio, a volte presi da un fatuo chiacchiericcio, essi pattugliano le strade.
Non ci sono partite di tennis, gite in barca o picnic per avvicinarli, e così devono per forza uscire se vogliono incontrarsi e conoscersi.
E quando in questo modo un giovane trova la compagna adatta (o pensa di averla trovata), allora compra un anello e quella strana frequentazione si trasforma in un fidanzamento. Ma ciò succede solo dopo che per qualche mese sono usciti insieme.
I due stadi del corteggiamento vengono chiamati indifferentemente “frasi compagnia”, ma tra le due parti in questione le ragazze sono solite fare un’accurata distinzione.


Da 220
E' vero che sputiamo per terra
quando vediamo passare un gobbo,
un tredici o un ubriaco
o quando non vogliamo incrinare
il meraviglioso equilibrio
di un'obesità senza fine,
di una felicità senza peso.
E' vero che non vogliamo pagare
la colpa di non avere colpe
e che preferiamo morire
piuttosto che abbassare la faccia, è vero
cerchiamo l'amore sempre
nelle braccia sbagliate.

E' vero che non vogliamo cambiare
il nostro inverno in estate,
è vero che i poeti ci fanno paura
perché i poeti accarezzano troppo le gobbe,
amano l'odore delle armi
e odiano la fine della giornata.
Perché i poeti aprono sempre la loro finestra
anche se noi diciamo che è
una finestra sbagliata.
A 400 sfuma lento.











Il corteggiamento di Lizerunt


Primo narratore (IN)

Da qualche parte nei registri dell’anagrafe risultava il nome di Elizabeth Hunt, ma diciassette anni dopo l’iscrizione la pronuncia era diventata Lizerunt.
Lizerunt lavorava, dunque in una fabbrica di sottaceti e usciva agghindata e trasandata al tempo stesso e, in genere con un grembiule.
A sedici anni molte ragazze di questo tipo sono maritate ma in ciò Lizerunt era in ritardo e non aveva accompagnatore alcuno.
Billy Chope aveva un anno più di lei. Portava sempre una bombetta dalla tesa sottile, incavata sul cocuzzolo, e una giacchetta corta dal bavero rialzato solo da una parte, segno di totale indipendenza. Se ne andava in giro con le mani in tasca tutto il giorno e viveva con la madre che faceva la manganatrice.

Per molto tempo la sua conversazione con Lizerunt si limitò a bruschi e sbrigativi cenni del capo; ma quel particolare giovedì sera grandi cose avvennero.
Scena
Billy Chope va incontro a Lizerunt con la sua camminata dinoccolata e quando sono vicini fa un balzo, sfila la mano più vicina a lei, la afferra, le piega un braccio e la costringe con la faccia al muro.
“Ma che diav…”

IN: Esclamò Lizerunt, oltremodo lusingata…
“Lasciami!!!!”

IN: …Perchè sapeva bene che quello era Amore!!
“Dov’è che vai eh Liza?
“ A casa, no? Screanzato che non sei altro! Ma desso molla …

IN: Billy la lasciò andare e si esibì in un paio di piroette ai suoi piedi. La ragazza finse di svicolare, attenta a non essere precipitosa pèrchè le cose stavano ancora evolvendosi.
“Ehi, senti un pò Liza, ci hai da fare lunedì?
“Mica con te, bel tomo, e poi tu ci hai a Bella Dawson da pensare come Pasqua.
“Oh crepi Bella Dawson, non vale niente quella lì. Senti, io vado ai Flats, non è che ci vieni con me?

IN: Felice ma attenta a non darlo a vedere e con una punta di sarcasmo Lizerunt promise che ci avrebbe pensato. Finalmente si era fatto vivo un filarino e la ragazza si avviò verso casa nello stesso stato d’animo di chi abbia preso la laurea.
Già la settimana prima le era parso di esserci ormai vicina perché Sam Cardew le aveva gettato addosso una buccia d’arancia, ma poi era scomparso dopo un paio di piroette sul marciapiedi.

Voce fuori campo.
Di fiere non ce n’è altre come quella che si tiene il lunedì di Pasqua a Wanstead Flats. Perché lì c’è un chilometro quadrato di aperta campagna, e si può gridare quanto si vuole, le taverne sono sempre aperte, ci sono spettacoli, attrazioni, altalene, tirassegno, giostre, pesce fritto, asinelli. Le pistole ad acqua sono più grosse e il loro contenuto puzza più di ogni altra fiera.
E poi, puoi ubriacarti e farne di cotte e di crude senza rischiare di finir dentro, per il semplice fatto che i posti di polizia non possono accomodare tutti.
E in fine, quando si è stanchi di ogni altro divertimento, si può sempre dare fuoco al prato.
Scena
Billy e Lizerunt entrano allegri, saltellando e tenendosi sotto braccio. Si trattengono tra di loro in un’ angolo amoreggiando e presi dalle loro schermaglie.

IN: ma, mentre le ore passavano entrambi si resero conto di una certa stonatura: il cappellino di Lizerunt non era splendente e alla moda, ma vecchio e scialbo e la piuma era alta solo una trentina di centimetri e di un cupo color ruggine. Ora, non è dignitoso per una giovane operaia di Limehouse, andarsene in giro in un giorno di festa con un cappellino che non sia sgargiante e alla moda e con una bella piuma di struzzo sul davanti che si piega indietro sulle spalle fin dove è possibile.
Lizerunt sapeva queste cose e, se non avesse avuto un corteggiatore sarebbe rimasta a casa. Ma non si possono perdere le occasioni e dunque solo una ragazza dall’abito dimesso come il suo poteva capire la sorda invidia che lei provava per le piume che le svolazzavano intorno.
Per complicare le cose Billy, quasi del tutto ubriaco, iniziò ad inseguirla e a spruzzarla con una pistola ad acqua.

Scena
Billy insegue Lizerunt, sparandole acqua sporca addosso, la ragazza fugge e grida.
Cade per caso nelle braccia di Sam Cardew che le cinge la vita e se la trascina in ampi giri di un immaginario walzer per i tutti i Flats. La ragazza è in estasi, non accenna minimamente a nessuna resistenza.
“Ehilà Liza, dove te ne vai? Fortuna che ti ho incontrato”

Proprio in quel momento sopraggiunge Billy Chope, chiede a Sam che diavolo sta facendo con la sua ragazza

IN: Ora bisogna sapere che Sam Cardew era sempre pronto a fare a pugni molto più di Billy ma il numero totale di mezze pinte gli fece fare i calcoli sbagliati, così Billy aprì le danze. La scazzottata ebbe inizio.

Scena
Lizerunt si gode il proprio trionfo tra gridolini, gesti e smorfie.
IN: Liza era in estasi. Solo quattro giorni prima non aveva nemmeno un filarino e adesso ecco che ne aveva addirittura due e stavano facendo a pugni per lei. E proprio qui ai Flats, sotto gli occhi di tutti. Per quasi cinque minuti si sentì Elena di Troia.
E lo stesso tempo ci mise Billy a pentirsi della sua intraprendenza. Cadde a terra, si rialzò e tentò di sferrare un calcio alle spalle di Sam Cradew.
Tutti sanno che ai Flats, un calcio lo puoi mollare solo a tua moglie; in combattimento ciò è considerato forte viltà e punito dall’intera collettività degli astanti.
Billy fu salvato dall’arrivo delle guardie.
Fuggì; Sam e Lizerunt dalla parte opposta.

Scena
Sam Cradew e Lizerunt , allegri, saltellano tenendosi sotto braccio. Si trattengono tra di loro in un’angolo amoreggiando e presi dalle loro schermaglie.
Escono.


IN: La vendetta di Billy si consumò in due riprese.
Scena:
Lizerunt torna a casa con un secchiello di birra. Una mano sconosciuta la colpisce violentemente alla nuca, Liza, cade a terra priva di sensi.

IN: Sam Cardew, giurava e spergiurava che avrebbe rotto il collo a Billy Chope, ma non ne ebbe il tempo perché due giorni più tardi, un gruppo lo accerchiò e se lo ripassò più e più volte con catene, bastoni, cinghie.
Sam stette a letto quasi un mese e, quando riuscì a mettersi in piedi sembrava una mummia tante erano le bende che l’avvolgevano. Lizerunt fu spesso al suo capezzale e, una volta gli portò anche un’arancia.
Ma poi le settimane cominciarono a passare, i dubbi si affollavano nella sua mente; le feste erano prossime e Sam era completamente al verde. Quel cappellino nuovo e alla moda cominciava ad apparirle sempre più lontano.

Una sera Lizerunt era davanti alla vetrina di una modista che esponeva solo cappellini di gran lusso, coperti da piume e altri ornamenti.

Scena
Qualcuno le cinge la vita con un braccio e le chiede:
“Cos’è che ti piace, eh Liza? Quello giallo?
“Va là, Billy lasciami in pace
“D’accordo, te lo compro ohi, sì, faccio sul serio
“Va là, va là, cos’è che vuoi?

IN: poi però si accorse che Billy non aveva intenzioni violente e si fece vicina a lui guardinga.

Scena
Spariscono nel buio. Rientrano. Si allontanano con un grande pacco tra le mani di Lizerunt, sorridente e felice, smorfiosa e felice, consenziente e felice.
IN:Di lì a poco si allontanavano dal negozio col più rosso dei cappellini, sormontato dalla più azzurra e lunga delle penne; un cappellino che alla festa successiva sfidò gli interi Flats, un cappellino per il quale nessuna ragazza avrebbe esitato a vendere l’anima.
Fu così che si svolse il corteggiamento di Lizerunt. Nel giro di pochi mesi la coppia si sposò ed andò a vivere con la madre di Billy.















Da 418
E' vero che non ci capiamo,
che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero
che abbiamo tanto da fare
e non facciamo mai niente.
E' vero che spesso la strada ci sembra un inferno
e una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli,
è vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici.

Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
A 536 sfuma

Voce fuori campo.
Una scena curiosa si ripete ogni mattina alle cinque e mezzo. La nostra strada si riempie di colpi violenti ripetuti da una porta all’altra e accompagnati instancabilmente dall’interno da un’imprecazione soffocata. Questi segnali sono opera del guardiano notturno o del primo poliziotto di ronda. Costa quattro pence la settimana essere svegliati a questo modo e intorno a questi quattro pence infuria un’accanita rivalità.
Poco dopo altri rumori; porte aperte e chiuse e scalpiccio di piedi stanchi in direzione di docks, degli impianti del gas, dei cantieri navali.
Poco dopo altri usci sbattuti e piccoli piedi, assonnati e stanchi trotterellanti per la grigia strada verso la grigia scuola a tre grigi isolati di distanza.
Poi pausa. Sommesso sfregar di pavimenti.
Poi di nuovo piccoli piedi trotterellanti verso i docks, gli impianti del gas, i cantieri navali, con il pranzo per il padre in una scodella coperta da un tovagliolo.
Poi pausa. Sommesso sfregar di pavimenti. Il pianto; un neonato che ha qualche presentimento..
Quindi il rumore di piccoli passi che trotterellano verso le entrate rettangolari delle loro abitazioni e preannunciano passi ben più gravi degli operai, lerci e stanchi.
A quel punto tutt’in giro si sparge l’odore acre dell’aringa affumicata…
Tutti i giorni sono uguali nell’East End. Tutti tranne la domenica.
La domenica mattina, almeno un paio di capofamiglia compaiono in strada vestiti di tutto punto con l’abito bello, nero e spiegazzato lungo le cuciture. Al loro fianco trottano instancabili piccoli piedi e, da sotto commoventi berrettucci di velluto o cappellini di paglia, spuntano solenni faccine tirate a lucido a forza di acqua, sapone e salvietta. Così sistemati, si avviano con aria grave verso la chiesa, dove altri a loro simili per abito e comportamento sono già riuniti; qui per due ore circa si lasciano sferzare dalla tremenda minaccia del fuoco infernale.

Quel bruto d’un Simmons

Secondo narratore (IIN)

Tra i vicini, l’infame comportamento di Simmons nei confronti della moglie fu motivo di profondo stupore.
Le altre signore lo avevano sempre giudicato un marito modello e, non c’è dubbio che la signora Simmons fosse una moglie più che coscienziosa.
Bisogna sapere che, prima di sposare Simmons era stata la vedova del Sig. Ford, il Sig. Ford aveva trovato un imbarco come uomo di fatica su un cargo e il piroscafo era affondato con tutta la sua ciurma.
I dodici anni passati in qualità di Signora Ford l’avevano lasciata senza figli, e senza figli era rimasta anche come Mrs Simmons.
Quanto al Sig. Simmons, Ted Simmons, era un discreto falegname e carpentiere, ma non era esperto delle cose del mondo e aveva bisogno di una moglie.
Vizi non ne aveva e, col tempo la moglie lo aveva dotato di svariate esotiche virtù. Tutte le domeniche, solenne e impettito, si recava a messa e nel piatto deponeva il penny che per questa bisogna gli veniva restituito quando le consegnava lo stipendio settimanale; poi, sotto la sua supervisione, tornato a casa si levava gli abiti buoni e li spazzolava con cura e attenzione. Il sabato pomeriggio con scrupolo e pazienza lucidava coltelli, forchette, stivali, bollitori e finestre. Il sabato sera accompagnava la moglie a fare la spesa e le portava pacchi e pacchetti.

Scena:
Simmons lucida gli utensili appoggiato ad un tavolo. L’atteggiamento è di grande attenzione e scrupolo. Dietro di lui solo l’ombra di una donna grossa e grassa, con le mani sui fianchi

IIN: Le virtù della Sig.ra Simmons erano poi innumerevoli. Era una splendida massaia e faceva fruttare fino all’ultimo i trentasei – trentotto scellini che il marito portava a casa. Impressionante era poi la cura che metteva nel tenere la casa pulita. Attendeva il marito sulla porta di casa, quando tornava dal lavoro e gli porgeva le pantofole da calzare in precario equilibrio sul pavimento gelido dell’ingresso. E questo perché a turno con la signora del piano inferiore lei ogni giorno lavava le scale, mentre il tappeto era tutto suo.

Scena:
Simmons minuscolo e piegato in due, di spalle, prende le ciabatte che la giunonica moglie gli porge.

IIN: Sovrintendeva quindi a tutte le fasi della pulizia del marito e, se qualche macchia restava a dir la sua, si dava cura di imprimere ben bene il fatto nella memoria di Simmons rimproverandogli con forza la dimostrazione di tanto ingrato cinismo.

C’era stato un tempo che l’aveva accompagnato per negozi di abiti e confezioni, scegliendo e acquistando i vestiti per lui perché, si sa, gli uomini sono dei gran pasticcioni e i bottegai se li bevono come vogliono.
Poi però era andata oltre: All’angolo della strada aveva scovato un tipo che vendeva scampoli a buon mercato e, immediatamente concepito l’idea di confezionare gli abiti per Ted.
Una delle sue virtù era la decisione; e quel pomeriggio stesso aveva cominciato un vestito di tweed a scacchi chiassosissimi.
Non solo, l’aveva finito per la domenica successiva e quindi Simmons fu costretto ad indossarlo per andare a messa.

Scena:
Ted Simmons cammina verso la chiesa nel suo abito a scacchi; gli tira sulle spalle, gli si stringe in vita, i pantaloni gli arrivano al polpaccio, la camicia e il gilet, in compenso sono larghissimi. Cammina come un clown a piedi larghi, con le gambe tese. Le mani tirate nelle maniche della giacca..

Col tempo, a forza di indossarlo, si abituò a quelle magagne ma non tanto da rendergli più sopportabili le facezie dei suoi compagni di lavoro. Anche perché la Signora Simmons sfornava abiti tutti modellati sul precedente, trasformando le sviste iniziali in principi assoluti, visibili e sempre più marcati perché il terzo si modellava sul secondo (che era peggio del primo) e il quarto sul terzo.
Così era del tutto inutile che Simmons accennasse, come fece più volte, al fatto che non gli andava che lei si stancasse tanto, non le faceva mica bene agli occhi, e poi c’era quel nuovo sarto a Miles End Road, costava poco e

“Oh, si! Facile per te startene lì a sbrodolare una storia dietro l’altra proprio in faccia a tua moglie caro il mio Ted Simmons come se io non ti “Vedo” attraverso come un libro sai quanto te ne frega che io sgobbo come una bestia ti basta che ti viene in tasca quel che ti serve da sbattere via come mondezza nella strada per correre dietro a quei farabutti dei sarti e io che sgobbo e do di gomito da mattina a sera per mettere da parte qualche soldo ecco che ci guadagno chiunque penserebbe che tu i soldi li trovi per strada e credo proprio che farei bene sì farei proprio bene a mettermi a letto e a starci tutto il santo giorno come vorrebbe qualcuno che conosco io e

IIN: Senza mai prendere fiato.
Simmons non ritenne opportuno aggiungere altro.
Questa fortuna continuò per anni, fino a quando una fortuna ancora più grande sopravvenne.

Sul giornale della domenica apparve anche il nome di Ted Simmmons.
Ci fu grande effervescenza di chiacchiere a Cubitt Town quando Ted Simmons ereditò.


Voce fuori campo.
A Cubitt Town, ereditare era un evento non comune; un evento tuttavia che i suoi cittadini non cessavano una sola ora di contemplare nelle possibilità, non trovando nulla di meglio per fuggire di lì e raccontato a pieni titoli nell’unica forma di letteratura di quel popolo: il giornale della domenica.
Titoloni come: Fortuna per un vetturino etc, venivano accuratamente ritagliati ed appesi al camino.
La guerriglia urbana nei negozi e ai mercati sulle ipotesi circa la fortuna della Sig.ra Simmons (anche se il lascito era di Ted) si aprì con proclami altisonanti.
La Sig.ra Simmons aveva messo le mani su migliaia di banconote lasciate da un parente lontano.
La Sig.ra Simmons aveva messo le mani su una cassaforte piena di dobloni trovata su un’isola da un suo parente lontano. Pirata!
La Sig.ra Simmons era divenuta proprietaria di una fila di case: Ideale supremo di ricchezza nell’East End.
Tutte cose che la Sig.ra Simmons si curò ben poco di smentire, godendosela tutta la sua ora di gloria. Sebbene, a dire il vero la fortuna si limitava da un lascito di circa un centinaio di sterline da parte di uno zio di Ted, ai tempi oste a Deptford.

IIN: Delle cento sterline la Sig.ra Simmons prese immediatamente il controllo. L’ovvio impiego di tale somma era di metterne i possessori “negli affari”. Il che significava una sola cosa: bottega.
Teleria, in quanto la Sig.ra Simmons non era tipo da starci tanto a riflettere. L’ipotesi di carboni frutta e verdura, avanzata da Ted venne immediatamente scartata come di basso grado.
Si affittò un negozio a Brommley, lo si riempì più che si poté, ad ogni articolo si appese un cartellino con due cifre grandi grandi, una virgola, due cifre piccole piccole.

I Simmons, vivaddio erano negli affari!

Ted assisteva del tutto inerme e imbambolato, cercando di non mettersi le mani in tasca, il che era volgare e richiamato prontamente dalla Signora Simmons che, sbucando fuori da ogni posto inaspettato correggeva energicamente la mancanza.
Scena:
Ted in piedi al centro, due donne indaffarate dietro un tavolo-bancone. Ted, del tutto fuori luogo, guarda in alto, poi si guarda le scarpe, poi si poggia su un piede poi sull’altro, poi si riguarda le unghie e si toglie le mani dalle tasche.
“Non l’ho fatto apposta moglie, è l’abitudine. Me ne sbarazzerò quanto prima. Non sta bene, lo so in commercio, ma ti dà, come dire, un senso di riposo.
“Tu e il tuo riposo. Te ne dai tanta pena tu del mio riposo, Hedward

IIN: Giacchè non era più Ted
“Io che sfacchino, con ogni cosa a cui pensare da sola, e tu te ne stai lì a guardare con le mani in tasca. Cerca di non fare la figura del babbeo, cerca.

IIN: E Hedward i cui tentativi di fornire consiglio o aiuto erano stati tutti bruscamente respinti, raggiungeva con fare dinoccolato la porta cercando di darsi l’aria di un uomo d’affari.
“ E rieccoti di nuovo alla porta a guardare su e giù come se dentro di affari non ce ne fossero –non ce n’erano-. Ti aspetti che la gente entri con te che te ne stai appiccicato alla porta? Vieni dentro, vieni! Meglio sarebbe se dal negozio te ne stessi addirittura fuori.

IIN: Anche Ted la pensava così: L’aveva vestito dell’abito della festa –l’unico decente che gli era rimasto-, lo aveva portato dentro affinché desse l’impressione di un caporeparto. Se ne stava lì, in piedi con la sgradevole impressione di essere messo in mostra. Muoveva le mani senza scopo, schiacciava coi gomiti questo o quell’articolo, si scompigliava e ripettinava i capelli, guardava su, giù, senza dare mai l’impressione di un caporeparto.

La prima cliente fu una bimba piccina venuta a chiedere una manciata di spilli e osservata da Ted con grande curiosità e rispetto e servita dalla Signora Simmons, la quale non tradì la minima delusione quando questa tornò restituendo la merce e chiedendo indietro i soldi. Alcune amiche venero per puro pettegolezzo e senza acquistare nulla. Di una donna che era venuta senza comprare niente si scopri, dopo che era uscita, che aveva rubato un paio di calze ed Hedward venne debitamente redarguito per non aver tenuto gli occhi aperti mentre la schiena della moglie era girata.
Infine le serrande si chiusero su un’entrata di tre scellini e sette pence compresa una moneta più che dubbia di tre pence.
Hedward si rifugiò nel cortile interno a fumarsi la pipa (cosa che aveva sperato per tutto il giorno di poter fare), ma fu prontamente richiamato perché la Sg.ra Simmons era convinta che potesse essere osservato dai vicini.
“Non fai che mettere in cattiva luce la famiglia

IIN: E la Signora Simmons lo strapazzò ben bene, che tutti sentissero, fino a notte fonda.
Passarono i giorni e il commercio, a dire la verità, subì ben poche variazioni. Ma il quinto giorno una cliente comprò per quasi sette scellini tutte in una volta. La Sig.ra Simmons si rasserenò. Il giro d’affari aumentava. Presto, forse ci sarebbe stato bisogno di un paio di ragazze.
Ma un cliente da sette scellini non ci fu mai più. Lo stato dell’azienda preoccupava da non dirsi; qualcosa non funzionava.
Il mistero fu chiarito qualche giorno dopo, quando capitò in bottega un giovaneammodo con tanto di calesse e cappello.
“Nessuno –mi creda-, può ragionevolmente aspettarsi di aver successo in un negozio del genere, senza avere in vetrina un discreto numero di grembiulini fantasia e di gale di pizzo della ditta che io ho l’onore di rappresentare

“Ecco! Mai che l’idea fosse venuta a te Hedward; te ne stai tutto il giorno lì impalato senza fare niente a guardare il soffitto o la punta delle scarpe e mai, dico MAI che fossi MAI utile in qualcosa. Ecco, guarda e impara babbeo di un buono a nulla come ci si comporta negli affari

IIN: Ted era diventato prima rosso poi, viola quindi nero e il sentimento che provava era estraneo alla vergogna; piuttosto un sordo ma profondo rancore, cosa di cui si pentì immediatamente, pensando a rinunciare alla pipa per una settimana come forma di autodisciplina.

Dopo uno sguardo divertito a Simmons, il gioveneammodo continuò:
“Naturalmente noi due sappiamo come vanno le cose in affari e non c’è dubbio che una signora con l’esperienza e il fiuto per il commercio come lei, afferri al volo l’occasione per trarsi da un momentaneo impaccio e spingere il suo negozio sulle vie della più alta moda, giacchè grembiulini fantasia e gale di pizzo fanno capolino nelle più belle case del regno. Per il pagamento non si preoccupi. Lei pensi a vendere, e le venderà tutte, mi creda, poi con calma passerò io e regoleremo le nostre pendenze.
Dodici dozzine per articolo, quindi?

IIN: Ted ebbe un soprassalto di sorpresa: Era una proposta folle per un negozio verso la bancarotta, ma fu ridotto in cenere da quattro occhi di brace.
Alla fine si accordarono per sei dozzine con grande gesto magnanimo del giovaneammodo.
Altri ne seguirono e la Sig.ra Simmons arrivò al teorema elementare che bisognava comprare, vendere e pagare, questo era l’arcano del successo.
Il punto debole del suo piano commerciale era la mancanza di alcun accordo col pubblico. L’invidia ci mise la sua e mai nessuno venne a comprare alcunchè.
Non solo, ma Edward, il solito, giunse da una commissione con la tremenda notizia che in Commercial road un negozio offriva gli stessi grembiuli fantasia e gale di pizzo ad un prezzo inferiore di quello dell’acquisto, il che non gli risparmiò una solenne e tonante lavata di capo.

La timida proposta di Ted di tornarsene da Moffart &C. per aggiustare il bilancio familiare, andandosene e venendosene il più possibile alla chetichella, venne respinta con sdegno.
“Bella idea ti sei fatta tu di come mantenere una posizione decorosa. Non ti basta di screditare me e te stesso facendo il babbeo in bottega al punto che gli affari vanno a rotoli e non ci bazzica nessuno –cosa di cui non mi stupisco-. …Sei un bel genere di marito, devo dire. Che cosa conti di fare adesso con l’azienda sull’orlo del fallimento e tua moglie sul punto di morire di fame? Cosa conti di fare eh? Dove sbatterai la testa?
“Bè, sai sto pensando al modo di uscirne, in maniera legale e forse se io tornassi,
“Ma dove vuoi tornare tu, te lo dico io cosa fare.

IIN: E Hedward si ritrovò buttato fuori alla porta della bottega con un grembiule fantasia su un braccio e le gale di pizzo sull’altro, affinché catturasse le signore di passaggio, funzione nella quale fece bancarotta completa; allarmava le passanti (che lo giudicavano pericolosamente sbronzo).

Quella sera ricevette l’ultima sfuriata, quindi la Sig.ra Simmons uscì con il suo cappellino dalla piuma nervosa e il cesto della spesa.

Ted Simmons rimase in casa.

Scena:
Lava piatti e bollitore, lucida posate e stivali.

IIN: Per la seconda volta il diavoletto del Peccato Originale si risvegliò in lui e prese a saltargli in petto. Osservò il suo guardaroba di vestiti e concepì la peccaminosa idea di gettarli nella spazzatura.
Subito si riebbe e stava contemplando l’ipotesi di rilavare tutti i bollitori, come forma di autodisciplina, quando si accorse di un tipo strano che lo guardava dal cortiletto con le mani in tasca e un solo bavero della giacca alzato, segno di vita avventurosa e di totale indipendenza. Lo raggiunse.
“E’ in casa la Signora Ford?
“EH!?
“La signora Ford!! No, anzi, cioè, ehm, un tempo si chiamava Ford, adesso, mi pare si chiami Simmons
“No! Non è in casa ma..
“Lei forse è il marito?

IIN: e scoppiò in una risata fragorosa, girandogli intorno e continuando a ridere.
Ora una risata nell’East End è un evento. Un capannello di gente si formò intorno a Simmons nel suo tweed a scacchi arancione che continuava a indossare fuori dal negozio.
“Cristo santo, proprio il tipo che piace a lei

IIN: e non smetteva di girare.
“Sono venuto a fare due chiacchiere con lei, da uomo ad uomo.

IIN: Al Sig. Ford piaceva intercalare ma ne conosceva solo due: Da uomo ad uomo e per così dire. Salirono in casa.
“Allora se permette mi presento da solo, per così dire, sono Bob Ford tornato fresco fresco dal naufragio del Mooltan e dato per disperso per cinque lunghi anni. Sono venuto, per così dire, a trovare mia moglie.

II: A poco a poco, finalmente Simmons richiuse la bocca. Una vaga idea si stava formando lentamente nel suo cervello e alla stessa velocità si delineavano i confini di questa nuova situazione.
Il diavoletto del Peccato Originale si affacciò in un angolo remoto del suo fegato.
Mentre un’ombra di -sembravaspavento- si disegno sulla faccia di Bob Ford.
“Q-Quando torna?
“Chi?
“Sua, cioè, mia, no, voglio dire, la Signora Simmons, per così…
“ fra un’ora circa

IIN: Sembrò riaversi e iniziò il suo discorso:
“Bene bene, eccomi di nuovo qui, il vecchio Bob Ford, morto e sepolto, cioè annegato col Moooltan e, invece eccomi qui, per così dire

IIN: La stava prendendo alla larga. Simmons lo scrutava con sospetto.
Si accese la pipa.
“Non. No, per favore. Lei, cioè, non vuole che si fumi.

IIN: La tenne accesa. Simmons non ritenne di insistere.
“Te li fa pulire i bollitori e le finestre e le posate? Ma come ti .. scommetto.. ma te lo ha confezionato lei questo?

IIN: Disse Bob Ford passando al tu.
“Bene il tempo vola e gli affari sono affari, non voglio rifarmi su di te amico ma

IIN: Il diavoletto aveva segnato il primo goal con il seguente suggerimento:
E’ chiaro che è ancora la moglie di questo tizio e, sul tuo onore spetta a te, Ted Simmons, riconoscere questo fatto ed agire come ne consegue.
“Dovrei rivendicare i miei diritti fino in fondo per così dire, ma, diciamo, visto che mi sembri un giovanotto a modo e che con mia moglie, cioè con la Signora Ford, no con la Sig.ra Simmons, insomma, tu mi capisci, per così dire, cioè, ehm da uomo ad uomo, diciamo,

IIN: Ora non è che da un tipo che è naufragato con Mooltan ci si può aspettare un grande discorso ma Il Sig.Ford – fatto uso dei due luoghi comuni più uno di riserva per le grandi occasioni-, si incartò ancor prima di cominciare. Inoltre un’ora passa in fretta.
Fece, quindi l’atto di esplodere in un soprassalto di generosità.
”Bè, guarda, maledizione, si mettiamoci d’accordo e io smammo. Così, da uomo ad uomo, ti dico un cifra, per così dire, prendere o lasciare Eh?
“EHh!?
“Cinque sterline e io smammo. OK?

IIN: Simmons non le aveva e per lo più era alla vigilia del suo matrimonio con le idee rivoluzionarie e peccaminose che si formavano nel suo fegato; fu quindi sorpreso più di chiunque altro di sentirsi dire:
“No, No, è contro i miei interessi, ma sentirei di tradire un dovere. Insomma, spetta a me andare via
“No! Non voglio, abbasserò il prezz: Tre sterline, giusto tre, da uomo ad uomo, che ne dici eh? Due, va bene? Due?
Va bè facciamo una sterlina e ti offro da bere. La trovi facile una strel

IIN: Ma non finì la frase che si accorse che stava parlando da solo. Simmons, in maniche di camicia già correva verso la porta.
Nel cortiletto incontrò la Signora Simmons che vedendolo senza giacca e senza cappello e per lo più correre a perdifiato verso la strada, fu sopraffatta dallo stupore e dallo scandalo.
Prima di rimanere definitivamente a bocca porta riuscì a dire.
“Hedward Simmons !! dove credi di andare senza cap
“C’è qualcuno di sopra che ti aspetta, moglie. Io torno subito.

IIN: Come un automa,in stato confusionale e ancora con la bocca aperta, l’ampia sagoma della Signora Simmons mosse verso casa.














Da 540
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
A 643 sfuma


Voce fuori campo.
Nessuno in questa strada va mai al teatro perché ciò comporterebbe un lungo tragitto e un costo eccessivo per gente che deve usare il proprio denaro per comprarsi pane, birra, scarpe. E poi, almeno agli occhi di chi la domenica indossa il vestito buono, il teatro è una cosa peccaminosa.
Non c’è nemmeno chi legge poesie e romanzi: le parole stesse sono estranee alla loro esperienza. Il giornale della domenica, nella pagina dei pettegolezzi e dei fumetti esaurisce tutto il leggere che questa strada è disposta ad effettuare.
Eppure le aspirazioni non mancano.
Ultimamente ha fatto la sua comparsa in questa via un giovane pensionante che appartiene ad una società di mutua assistenza, cosa considerata una sorta di laurea, perché alle sue riunioni si tengono dibattiti d’ogni genere e, con aria soddisfatta e altezzosa, giovani simili, indisponenti per autocompiacimento, la cui unica preparazione allo scrivere è un’ignoranza colossale, leggono altisonanti relazioni.
A volte, alcuni di essi, vagano per i peggiori rioni della città, alla ricerca di adepti…















IL GRUPPO DELLA VACCA ROSSA

Terzo narratore (IIIN)

Il gruppo anarchico della Vacca rossa non esiste più. Il suo ispiratore ed animatore da tempo non si mostra tra i suoi compagni che da soli sono incapaci di agire.

Era uno di quei giovani pensionanti che affollano l’East End cercando folle di adepti da avvicinare alle loro strambe ideee rivoluzionarie.
Stocher, questo era il suo nome, se ne stava tutto il giorno a frequentare bettole e birrerie affollate di operai e disoccupati e se li scrutava; sempre solo, con due dita di unto che gli coprivano l’intero corpo, dai capelli alla scarpe, con squame di grasso nero che gli guantavano le mani, un fazzoletto marrone (ex rosso) annodato al collo e sempre, in ogni stagione, con un cappotto aperto con un solo bavero alzato, segno di vita avventurosa, totale indipendenza e idee rivoluzionarie.

Il gruppo della Vacca rossa era in realtà un insieme di individui che dopo lavori di facchinaggio si vedeva la sera, per puro caso ma ogni giorno, nel retro della birreria dall’altisonante nome..
Un giorno uno di loro invitò Stocher a indottrinare i suoi compagni.
Non lo accolsero con grande entusiasmo, bisogna dire, ma lui non era il tipo da lasciarsi intimidire da tiepide accoglienze.

Scena:
Stochler, col suo cappotto lungo parla ad una folla di tre, massimo quattro individui seduti a due tavoli.. Molti boccali di birra vuoti, qualcuno pieno a metà. Tra loro, un po’ in disparte, uno con una folta barba bianca e una pipa in bocca.

IIIN: Essi erano il sale della terra, quelli che vengono presi a calci e derubati e insultati. Abbasso tutto ciò che non era già abbasso e così via…
Le sue conferenze entusiasmarono. Sera dopo sera erano sempre eguali ma ciò non contava troppo. Era bello per “quelli della Vacca rossa” che qualcuno venisse da loro e parlasse a loro. Già tanto era troppo.
“Perchè, dunque siamo poveri?

IIIN: Domandava Stocher, piegandosi in avanti e porgendo a ciascuno il palmo aperto come a tentare una infortunosa colletta.
“Ve lo domando ancora; perché siamo poveri? Perché amici ci ritroviamo sempre senza un soldo in tasca per rimediare una mezza pinta per sciacquarci la gola come è giusto, eh? Com’è che succede? Eh? Ve lo domando ancora; com’è che succede?

IIIN: Questo era il suo stile; fare più volte la stessa domanda caricandola di pathos.
Per cui bisognava che qualcuno rispondesse.
Ci pensò Gunno Polson:
“Mancano i gonzi.
“Son tutti al verde quelli che scommettono

IIIN: Gli fece eco Jerry Sands. Da parte sua il vecchio Baker non parlò e non pensò. Poi la risposta la dava lui.
“Ve lo dico iiiooo, cari amici. E’ perché questa società e tutta marcia, ecco com’è. Perché mai lasciare che pigri e sporchi fannulloni buoni a nulla che si fanno chiamare Le Classi Alte si becchino tutti i frutti del vostro lavoro mentre sfacchinate come schiavi per mantenerli nel lusso e morite di fame? Perché non andate a prendervi tutto quello che vi pertocca di tutta la ricchezza che vi sta attorno?

IIIN: Gunno Plson guardò uno ad uno tutti gli amici che lo circondavano, ci pensò bene, poi li riguardò uno ad uno, poi ci ripensò ed infine disse con illuminata enfasi:
“Ci sono i poliziotti!!!

“Già perché c’è la forza bruta e Le Classi Alte ci si nascondono dietro. Ecco perché. Perché ci sono le truppe pagate e armate fino ai denti per tenere il popolo in schiavitù. Perché ci sono i magistrati e la polizia, ecco! E allora perché non sbaracchiamo via i magistrati e la polizia? Non servono a nulla e allora, chi li vuole, eh? Chi li vuole?

IIIN: Finiva sempre ogni suo intervento con una domanda ripetuta più volte.
“Si, sono una rottura

IIIN: ammise Snorkey che aveva passato qualche tempo in prigione; era uno spettatore che partecipava con entusiasmo e trasporto ma concepiva quello che stava accadendo come un dialogo, non come un’ indottrinamento, quindi interrompeva ad ogni frase, rovinando sempre tutte le pause ad effetto dell’oratore.

“Nessuno li vuole, dico nessuno che è appena utile alla Società…
Facciamola finita con questa gentaglia.
Basta! Sbaracchiamo tutto! Facciamoli saltare per aria; e allora…

IIIN: E la sua voce si abbassò e assunse un tono di mistero e misticismo allo stesso tempo, e per raddoppiare l’effetto, si piegò e comunicò a camminare quasi carponi,
“..E allora sì che ci avrete i vostri diritti.
E vi dico pure che il momento si avvicina. Si avvicina, credete a me. E quando l’ora luminosa avverrà, - a questo punto la voce diventò un sussulto-, lavoreranno tutti e non più di un’ora al giorno.

IIIN: Il vecchio Baker smise di fumare e sembrò un po’ allarmato. Già lavoro non ce n’era così, figuriamoci se anche Le Classi Alte si fossero messe alla stazione a portare i bagagli, come tentava di fare lui.
Per lui Le Classi Alte erano raffigurate esclusivamente dai due tizi in bombetta a cui aveva portato le valigie tentando di dileguarsi. Si era preso tre giorni.
“E avrete tutto quello che desiderate.

IIIN: Nel gruppo vi fu un’occhiata piena di cupidigia in direzione del bar.
La luce si diffuse con grande rapidità e nel giro di poche settimane il gruppo della Vacca rossa, divenne un promettente focolaio di anarchia.
Con leggerezza i discorsi di Stochler si spostarono sempre più sul piano degli esplosivi. Chiunque poteva fabbricarli, spiegò, niente di più facile. E qui si atteggiò a lungo a misterioso e desperado, vanto e stupore di tutto il gruppo della Vacca rossa.
“Dovete comprare dell’acido nitrico e poi il doppio di acido solforico, che vanno mescolati insieme goccia a goccia, aggiungendo poi la migliore nitroglicerina e badando a tenere tutto molto al fresco.
Il prodotto poi, va mescolato con acqua e lasciato a decantare, quindi ci si aggiunge della sabbia. Ed ecco pronto il terribile esplosivo

IIIN: Il gruppo ascoltò rapito, nel più assoluto dei silenzi.
L’azione poi doveva svolgersi in gruppo o singolarmente. Bisognava controllarsi a vicenda. Non POTEVANO esserci delazioni. Meglio la morte.
“Si tratta di un’opera disperata e gloriosa. Bisogna agire con rapidità, coraggio e tutti uniti

IIIN: E queste cose Stochler le spiegò nel miglior tono da cospiratore, con cenni del capo, ammiccamenti, dita puntate, come uno che sia uso mettere sottosopra regni ed imperi.
Il gruppo ascoltava rapito e indeciso quando Gunno Polson, prese la parola.
“Gli impianti del gas, faremo saltare gli impianti!!!!! E adesso, ripetimi la ricetta.

E il rivoluzionario –munito di matita e foglietto- prese a scrivere, lentamente e calcando molto, sillabando ogni parola,
aaciiiddddo NNNNITTrrico virrrgooola
poi, pooolllvvere …

IIIN: Jerry Sands si alzò ed azzardò qualche domanda circa la vita degli operai dell’impianto ma fu ridotto in cenere da un’occhiata piena di disprezzo di Stochler
Il quale spiegò che
“Cosa volete che contino due o tre vite in cambio della Gloria Eterna? Essere sui libri di storia, la vendetta attraverso le vostre mani..

IIIN: E cose del genere. Per un paio di giorni l’entusiasmo regnò senza limiti al gruppo anarchico della Vacca rossa.
Ebbe un calo solo nel momento in cui il solito Gunno Polson porse la domanda che volevano fare tutti:
“Quanti fondi ci si può ragionevolmente aspettare dal Quartier Generale?

IIIN: Voleva sapere, in altre parole, che ci avrebbero rimediato a fare tutta quella roba. Alla risposta; niente solo Gloria, molti musi si allungarono e Stochler cominciò a considerare l’idea che il suo giro di giostra era quasi al termine alla Vacca rossa e che doveva cercarsi altri disperati da indottrinare.
Così, la sera seguente, Stochler arrivò più tardi del solito.
“Ehilà!- esclamò Gunno Polson-, Sei arrivato, finalmente. Abbiamo avuto cose molto importanti da fare senza di te. Guarda!

IIIN: Aggiunse poi sottovoce.
“Ecco qui la roba.

IIIN: Con la fierezza di un bambino che ha appena passato il suo primo esame alle elementari.
Stochler balzò indietro di mezzo metro buono e impallidì.
“Cosa fai, pazzo! Non Agitarla! Non agitarla per carità! Ma vi rendete conto, quella roba può esplodere! Mettila giù, piano…
E adesso che volete fare?

IIIN: Era bianco come un fazzoletto lavato. Le gambe non lo reggevano, sudava copiosamente, ed era gelato. MAI in vita sua era stato così vicino ad un esplosivo.
“Bè, facciamo saltare gli impianti

IIIN: Rispose Jerry Sands con semplicità soddisfatta.
“Allora, come era? Adesso si versa la roba sulla sabbia, vero?
“Fermo! Non farlo! Per amor del Cielo,
“Ehi ma che ti succede – Stochler, facciamo quello che ci hai detto, no? Niente delazioni.
“Si ma, ehm, mi pare che manchi, anzi certo manca una cosa. So io dove prenderla, adesso vado la prendo e torno, mi raccomando non muovetevi

IIIN: E fece per uscire. Ma Gunno Polson lo fermò alla porta.
“Tutti insieme, ricordi e si guardarono tutti soddisfatti.

IIIN Loro avevano capito che Stochler li voleva mettere alla prova. Quindi si comportarono come i primi della classe, facendo a gara per mostrargli che avevano imparato bene bene tutte le sue lezioni e che adesso, senza esitazioni e tutti insieme- proprio come voleva lui-, avrebbero agito. Se ci andava di mezzo una vita non era importante. Importante era la Gloria.
Erano fierissimi di essere così diligenti discepoli di così scaltro maestro, che ora, li stava mettendo alla prova.

La delusione fu quindi alta, quando Stochler scoppiò in un pianto dirotto, pregandoli di lasciarlo andare. Lui era solo un Predicatore della Rivoluzione, altre vite avrebbero avuto l’Onore di rischiare di spegnersi in azione..
Sorpresissimi si guardarono in faccia cercando di capire.
Fu il vecchio Baker, che parlava pochissimo quindi era considerato saggio che dopo una lunga tirata di pipa disse come stavano le cose:
Le classi Alte! Loro lo avevano pagato perché tradisse. Le aveva viste lui due Classi Alte che arrivavano col treno ieri; avevano il cilindro e il bastone. Ecco dove andavano; a incontrare Stochler per pagarlo e fargli tendere una trappola. Ecco com’era. E lui gli aveva portato pure i bagagli. E sputò in terra, segno del più profondo dei disprezzi.

La cosa fu confermata da alcuni scellini che gli trovarono in tasca e che da bravi rivoluzionari spesero tutti in birre. Anche a Stochler versarono molta birra direttamente sul cappotto.
Poi lo legarono al cestello dell’esplosivo, lo trascinarono per strada di peso, giacché era mezzo svenuto, lo tennero nascosto nel gruppo, cantando le loro canzoni rivoluzionarie, nelle quali non mancavano inni della squadra rionale, gettarono la spia delLe Classi Alte ai piedi dell’impianti e si dileguarono, soddisfatti, e pieni di gloria, in direzione della birreria.
Poco dopo una leggera esplosione fu udita fino a pochi isolati di distanza.



Pausa.














Voce fuori campo.
Questa strada è lunga circa centocinquanta metri e ogni metro è fatto allo stesso modo.
Una piccola cadente costruzione in mattoni rossi con tre aperture per finestre e un rettangolo per porta. E ciascun lato di questa strada è formato da una cinquantina di case simili, una in fila all’altra con un’unica facciata in comune.
Girato l’angolo ci sono panetterie, un negozio di candele, una birreria. Non rientrano nella veduta, ma sono ben noti a tutti gli inquilini, e il negoziante di candele va in chiesa tutte le domeniche e paga regolarmente il proprio banco.
Può succedere che qualcuno si sia rivolto alla Cassa di Assistenza per avere carbone, coperte. Morirebbe piuttosto che rendere noto un simile obbrobrio.


II reprise da 26
Siamo noi a far ricca la terra
noi che sopportiamo
la malattia del sonno e la malaria
noi mandiamo al raccolto cotone, riso e grano,
noi piantiamo il mais
su tutto l'altopiano.
Noi penetriamo foreste, coltiviamo savane,
le nostre braccia arrivano
ogni giorno più lontano.
Da noi vengono i tesori alla terra carpiti,
con che poi tutti gli altri
restano favoriti.

E siamo noi a far bella la luna
con la nostra vita
coperta di stracci e di sassi di vetro.
Quella vita che gli altri ci respingono indietro
come un insulto,
come un ragno nella stanza.
A 135 sfuma veloce.



IIN: Proprio nel preciso istante in cui l’ampia figura della Sig.ra Ford fece il suo ingresso in casa, un’altra figura s’intravide scavalcare la finestra.
Scavalcò la balaustra e, senza esitazione alcuna si gettò dal primo piano.
La Sig.ra Simmons (Già Ford) si portò alla finestra e vide un’immagine d’uomo vestito da marinaio. Aveva qualcosa di familiare e, molta fretta.
L’uomo si era di sicuro slogato una gamba, almeno così parve alla padrona di casa dalle sue imprecazioni soffocate. Ciò nondimeno l’uomo si alzò e se la svignò di gran carriera, trascinandosi la gamba con la mano e guardando, sembrava alla sig.ra Ford-Simmons, con grande apprensione in sua direzione.
“I ladri” pensò tra sé, poi si riprese e si diede a cercare Ted per dargli un’energica strapazzata.

Per molto e molto tempo, la vile diserzione di Simmons, mai più apparso da quelle parti, fu oggetto di chiacchiere tra le signore del vicinato, di profonde riflessioni e lunghe meditazioni, alla messa della domenica.




IIIN: Alla Thames, Police Court, Alfred Stochler fu incriminato per ubriachezza molestia. Lo avevano rinvenuto in stato di assoluta incoscienza vicino agli impianti del gas. A quanto pare era stato legato mani e piedi da un monello di strada, il quale aveva poi acceso un fuoco d’artificio accanto all’uomo. L’uomo sosteneva di essere stato aggredito in una taverna ma poi non voleva fornirne il nome né tantomeno quello dei suoi aggressori e neanche le modalità dell’aggressione. Si limitava a piagnucolare.
Gli era stato trovato accanto un cestello contenente una strana mistura di sabbia e olio di ricino ma l’arrestato non sapeva chiarirne la provenienza.
Il magistrato lo multò di cinque scellini o sette giorni di prigione e, poiché l’uomo non aveva denaro con sé, venne immediatamente tradotto in cella.


II reprise da 135
Riprendiamola in mano, riprendiamola intera,
riprendiamoci la vita,
la terra, la luna e l'abbondanza.

… a 226 abbassa volume accendi luci sala. Finale
a 305 alza volume, sulla ribalta, fino alla fine brano.

Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Fino a finale



Liberamente tratto da: Arthur Morrison: Londra sconosciuta

Col. Douglas Mortimer