martedì 15 aprile 2008

TV-SET


TV-SET


Le immagini sono nitide, i colori puliti, forti. Mostrano un interno arredato in modo moderno e confortevole, molta luce e molto lusso, poca eleganza. C’è persino un piscina.
Due ragazzi stanno litigando di brutto. Lui è goffo, vestito come un manichino della Standa, nervoso, visibilmente a disagio e molto aggressivo. Non sa cosa dice. Ma lo urla in faccia alla ragazza. Lei è appassionata e ferita, grida isterica e a volte si confonde. Non si perdona di aver ceduto alle lusinghe di un tipo così banale.
Uno schermo di enormi dimensioni riproduce questa scena in un grande teatro; ci sono molti spettatori che ascoltano attoniti e in assoluto silenzio. Al centro in piedi e di spalle al suo pubblico, una ragazza bionda bellina e con l’aria della prima della classe. E’ quella che abbiamo conosciuto tutti a scuola che, quando entrava il Prof e qualcuno gli buttava addosso la solita pallina di carta, lei si alzava in piedi e diceva. “Io lo so chi è stato Prof !”. E indicava col braccio teso e il ditino indice talmente puntato da creare un arco verso l’alto. Poi sedeva,senza poggiare la schiena, e un sorriso compiaciuto si disegnava partendo dal mento volitivo e cattivo. Prendeva tutti dieci e a fine scuola scappava subito dal fidanzato con moto, senza filare nessuno. Era la più bellina e tu ci morivi dietro e le perdonavi sempre tutto.
Adesso è lì attenta e contenta. Lo show will go on e lei continuerà ad essere la presentatrice del programma di grande audience.
La tensione sale ma non si rompe mai. Quando è all’apoteosi, alla base degli schermi piatti degli Italiani appare una sovrimpressione: “Questa lite è offerta da _ _ _ _” nota marca di frullatori per uso domestico.

Un giovane uomo entra recando un gran mazzo di rose rosse che offre alla presentatrice. Prima ne sottrae una: “E’ per la mia fidanzata, se dovesse tornare le regalerò, avanti a tutti gli italiani, questa unica rosa”.
La presentatrice, passata la quarantina ma ancora bella e con un seno così grosso che mai si è potuta vedere le scarpe, accetta compiaciuta di tanta cavalleria.
Quindi siedono su un divano e lui fa pubblica ammenda, per il piacere di tutta la Nazione, dei suoi tradimenti e dei suoi peccati. La presentatrice diventa psicoterapeuta e incita, attenta e benevola il giovane a scavare più nel profondo nella sua intimità, nel suo stesso interesse. “Tanto –e qui strizza l’occhio alla telecamera-, siamo tra di noi”.
Lui registra un messaggio e un tipo, partito su un gran caravan, si reca all’indirizzo della ragazza.
Lei non lo aspetta, però poi lui trova il parcheggio proprio sotto casa, il cancello il portoncino e la porta aperta, il caffé pronto, tutti abbigliati elegantemente e la ragazza appena uscita, per uno strano caso, dal parrucchiere e dall’estetista.
Un po’ smarrita e completamente nel pallone, scende nel camper. .
Loro mostrano a Lei un video inciso dal suo ex,. Lei mostra a Loro una Gransorpresa !!
Nel video il giovane parla dei suoi errori e le fa promesse dannunziane raccontandole delle onde del mare che sono tante quante le sue parole d’amore più una che sono loro due che volano verso un orizzonte con un sole giallo al tramonto.
Poi il sole cambia e nel disco giallo appare un cerchio rosso con la scritta CocaCola.
L’immagine torna in studio dove lui attende con l’ultima rosa-ultima onda da porgerle appena si aprirà la porta e lei apparirà. Lui le correrà incontro e la abbraccerà. L’Italia quella sera andrà a letto con il cuore leggero.
Cucina italiana, una sola fettina da dividere in due, mezza bottiglia di vino sfuso e un po’ di pane. Patatine fritte in bustina, lui e lei guardano la televisione e fanno pronostici.
La porta si apre lei non c’è. La presentatrice con le tette grosse, visibilmente commossa, gli prende la mano e gli dice parole consolatorie. La telecamera stringe su di lui. Il mento gli trema, allora il primo piano si allarga, poi passa agli occhi. Le prime lacrime cadenti dai suoi occhi. Primo piano feroce. Assoluto.
Alla base degli schermi piatti degli Italiani appare una sovrimpressione: “Questa immagine è offerta da _ _ _ _” nota marca di frullatori per uso domestico.


Le immagini sono nitide. Mostrano l’interno di una basilica di paese. Un padre piange inconsolabile sulle bare dei suoi figli. Nel momento in cui si stende su una di esse, scoppiano mille flash.
Poi siede vicino alla sua compagna, si ricompone e rimane assorto nei suoi pensieri. Impassibile.
La telecamera stringe su di lui, sulla sua faccia, in cerca di una emozione da rubare e regalare agli Italiani. Stringe, cerca di insinuarsi al di sotto degli occhiali scuri. Se prenderà una lacrima, un solo occhio rosso dell’uomo, il cameraman avrà fatto bingo!
Dallo studio osservano e commentano. Il signore, poco tempo prima era stato additato come il Mostro d’Italia, ed ha subito profonde ingiustizie.
Nello studio mancano due figure fondamentali. La moglie di un ex calciatore e una ex DJ donna, un tempo abbastanza bona, adesso un cesso da fare spavento. Forse per questo si veste come una sciamana indiana. Sono due opinioniste. Hanno sparso veleno per giorni sul quel signore, compiaciute come la biondina del programma televisivo ed hanno insegnato a tutti gli Italiani cosa sentire, come pensare e che atteggiamento prendere nei confronti di una terribile tragedia che è diventata proprietà della televisione.
Adesso sono assenti, sommerse dalla montagna di fango che è uscita dalle loro bocche.

Un cronista corre per una strada facendo segno alla telecamera di seguirlo. Poi citofona e poggia il microfono sul ricevitore.
La voce risponde e lui chiede. “Signora, Signora, ci dica: Cosa si prova a vivere una tragedia così? Cosa vuole dire a tutti gli Italiani che la stanno ascoltando?”
CLIK.
Diritto di cronaca.


In un seguitissimo programma televisivo di orario serale si diffonde cultura, conoscenza, dibattimento e sapere.
Ed è così –come è convinto Mike Buongiorno- che gli Italiani
Il lunedì ascoltano le peripezie del fotografo di successo che viaggia su auto di lusso spendendo soldi falsi; ma è un Italiano Superiore e può andare a vantarsene in televisione.
Il martedì si commuovono alla storia della ragazza giovane e bella uccisa nella città universitaria e si interrogano se un ragazzo, altrettanto giovane e bello, possa essere definito Mostro.
Il mercoledì ridono di tenerezza ai complessi giri mentali della ragazza che non è una presentatrice, non è una scrittrice né un’attrice, non è una modella e nemmeno un’atleta ma ha una serata dedicata solo perché giovane e carina. Professione: oca.
Il giovedì, con una fettina divisa in due e il solito sacchetto di patatine, partecipano con simpatia ed antipatia fisica, ai dibattimenti politici, dove uomini ben vestiti e con i gemelli ai polsi parlano di Italiani che non arrivano al giorno 15, promettono di impegnarsi se riceveranno il voto per puro altruismo e solo negli interessi degli Italiani a creare per loro un mondo migliore:
niente tasse, mille Euro per ogni nascita, l’auto nuova e metallizzata per tutti.
Il venerdì ridono e si divertono alle gag degli attori del prossimo film di Natale che andranno a vedere tutti insieme il sabato.



L’immagine è in bianco e nero, sbiadita. Si vede l’interno di una casa arredata in modo spartano. Solo mobili essenziali, niente quadri, niente soprammobili.
Un uomo di circa quarant’anni è in piedi avanti ad un televisiore.
L’apparecchio è di tipo vecchio, anni ’50 ma grandissimo, prende tutta la parete. Per una strana magia, la televisione riprende ogni angolo della casa e l’uomo, come tutti i suoi concittadini, è costantemente seguito e spiato. Il suo Paese si chiama Oceania, e comprende quasi tutta l’Europa occidentale.
Sullo schermo il volto di un gigante dalla faccia affilata, i capelli lisci ed i baffetti. Ha lo sguardo fisso su di lui e, per un prodigio della ripresa, ovunque vai, la fissità dello sguardo ti segue.
Alla base dello schermo tre righe:

LA GUERRA è PACE
LA LIBERTA’ è SCHIAVITU’
L’IGNORANZA è FORZA


Poi l’immagine sullo schermo cambia ed appare una donna giunonica in tuta da ginnastica.
“Al mio via chinatevi e toccatevi la punta dei piedi. Chiunque al di sotto dei quarantacinque anni può toccarsi la punta dei piedi”.
Tutta la popolazione adulta di Oceania (decine di milioni di persone) in quel momento è avanti al televisore pronta ad eseguire quell’esercizio.
Al via Winston scende rapido verso terra, ma sente un feroce strappo alla schiena, quindi rallenta un poco lo scatto, curando di non far trapelare nulla; tanto sono milioni….
La voce che conta marziale si interrompe.
Smith” strillò la voce bisbetica dal teleschermo, “6079 Smith W! Si, proprio voi! Più basso prego! Potete fare meglio di così. Non vi sforzate abbastanza. Più basso, prego! Così va meglio, camerata!
Adesso riposo tutta la squadra e guardate a me!”
Un improvviso sudore bollente era uscito dai pori di tutto il corpo di Wiinston. Il suo volto era impenetrabile. Non tradire mai la paura! Un minimo cenno dell’occhio avrebbe potuto perderlo.
Guardò la maestra di ginnastica che levava le braccia al di sopra della testa - non si può dire con grazia ma di certo con grande correttezza- si piegava e poggiava la prima falange delle dita delle mani sotto quelle dei piedi. …




ATTENZIONE! ATTENZIONE! ATTENZIONE!
Il Grande Fratello Ti Guarda.!!

L’ Italia sul 2
Buon pomeriggio
Ricomincio da qui
Sipario
TG4
Matrix
Porta a Porta (come i rifiuti di Massa Lubresnse)
Il Grande Fratello
X Factor
L’isola dei famosi
Amici
Uomini e donne
Maurizio Costanzo Show che doveva finire per sempre poi è ricominciato poi deve finire poi ricomincerà
Forus
La Squadra
La Nuova Squadra
Carabinieri 1 2 3 4 5 6 7
Distretto di Polizia 1 2 3 4 5
Novella 2000
Dive e donne
Grazia
Il Giornale di Napoli
Il Roma
Il Giornale
Il tempo
Il Mattino
La Repubblica
Don Matteo
Centovetrine
Capri
I cartelloni pubblicitari
I libri di Vespa e Andreotti,
Zelig
Il comico di Zelig che dice una battuta e fa un film e scrive un libro
La gente che ci va a vederlo
La gente che parla come Zelig
La rabbia contro i Rom perché una di loro ha tentato di rapire una bambina; come se in Scandinavia un italiano tenta una rapina allora gli scandinavi buttano una bomba al Naplan ma grandissima e a forma di Italia
I fascisti che aggrediscono gli studenti e il sindaco di Roma parla di rissa. Ma non usa più il termine “vile aggressione?”
Le canzoni di Tiziano ferro
I film di Vanzina
Il cittadino che se protesta rischia 5 anni di galera e se smaltisce 60 camion di polvere di spezzamento non gli succede niente.
I film americani dove i buoni (i poliziotti) anche se usano metodi violenti sono sempre i buoni e vincono sempre
L’eredità
Il milionario
I programmi d’assalto e i cronisti d’assalto
La subrettina che non sa parlare italiano però va ad intervistare i politici a Montecitorio.
Le Iene
Il telefilm delle 8 dove i poliziotti autostradali per inseguire Il Cattivo provocano spettacolari incidenti. Ma non c’è la patente a punti?
Il cane intelligente
Rita dalla Chiesa, Marta Flavi, Enrica Bonaccorti, Maria de Filippi, Ornella Vanoni (la neomelodica di Milano), Manuela Foliero e tutte le brave signore salottiere d’Italia
La DJ allo sfascio che fa la opinionista
La moglie dell’ex calciatore che fa l’opinionista
La signora esperta di BonTON che fa l’opinionista
Il decadimento mentale di Serena Dandini


Non sono ottimista



TV-SET di Col Douglas Mortimer

LISBON STORY recensione


Lisbon Story

Titolo originale: Lisbon Story Regia: Wim Wenders
Anno: 1995 Nazione: Portogallo/Germania Produzione: Mikado
Durata: 105'

Ricardo Colares Joel Ferreira Madredeus Rudiger Vogler Teresa Salgueiro (Madredeus)
Manoel de Oliveira Patrick Bauchau Sofia Benard de Costa



E’ la storia di Philip Winter, tecnico del suono tedesco che parte per Lisbona con la sua vecchia Citroen carica di “strumenti sonori” tra i più stravaganti.
Attraversa tre dogane e altrettanti Paesi fino a giungere –con l’auto ormai fusa- all’appartamento del suo amico Frederich, regista che sta tentando uno strambo documentario muto e in bianconero e che lo ha chiamato per realizzarne i suoni.
Non lo trova ma, in casa sua, incontra un gruppo di ragazzini, anche loro con la passione del cinema, che lo seguono con le loro handycam e riprendono i suoi primi passi in una Lisbona a lui sconosciuta ma che lo affascina e lo rapisce.

Philip, brutto, buffo, caricaturale, ma dotato di una forte autoironia e una bella voce, esce con le sue attrezzature strampalate per “catturare” i suoni della città e, seguendolo, noi iniziamo un viaggio in verticale, sempre più profondo nel rumore forte, discontinuo e scollegato e nel colore acceso e passionale di una delle più affascinanti città d’Europa.
Incontrerà il quintetto Madredeus e la loro sensuale cantante Teresa, di cui si innamorerà e, attraverso di lui, noi verremo a conoscenza di una delle più belle voci femminili portoghesi, che dà a questo film una connotazione precisa nel ricordo di chi lo ha visto.
Troverà, infine l’amico e, insieme proveranno a realizzare il progetto di Frederick.
Un documentario sulle immagini mai viste.
Ma come fai a creare un film di immagini “vergini”, cioè mai osservate da occhio umano, quando nel momento stesso che le riprendi quelle immagini le stai vedendo?
Come molti altri, anche questo film si risolve nella divertente scena finale dove si vedono due tipi di mezza età e sicuramente un po’ matti, uno con un microfono enorme ad asta che sembra un cartone animato, l’altro con una cinepresa a manovella, affacciati al finestrino di un tram che riprendono immagini e suoni che neanche loro hanno visto o sentito.

Un film leggero, un viaggio da turista anomalo in una singolare città europea, molto simile a Napoli, un piccolo dono al cinema nella ricorrenza del suo centenario (con omaggi a Fernando Pessoa e a Manoel de Oliveira, classe 1908, che si permette un'entrata charlottiana), una riflessione sui rapporti tra immagine e suono, pellicola e video, verità e menzogna, sull'opposizione tra cinema americano (delle storie) e cinema europeo (dello sguardo).

L’effetto comico è affidato ad alcune sequenze, quasi sempre senza parole (la bucatura della ruota, la scena del moscone…) ed alla maschera quasi immutabile del volto del protagonista.

In Italia è stata molto apprezzata la colonna sonora –che ha avuto una sua evoluzione a parte con un boom di vendite di cassette e cd - e che nel film è un po’ troppo caricata.

SOSTIENE PEREIRA recensione


SOSTIENE PEREIRA

Un film di Roberto Faenza.
Con Marcello Mastroianni, Stefano Dionisi, Daniel Auteuil, Nicoletta Braschi, Marthe Keller, Teresa Madruga, Nicolau Breyner.
Musiche Ennio Morricone
Genere Drammatico, colore 104 minuti. – Produzione Italia, Francia 1995.
Nella Lisbona del 1938, sotto la cappa del fascismo salazariano, un anziano giornalista culturale con la passione dei necrologi di scrittori illustri.
Sostiene Pereira, che i necrologi bisogna prepararseli prima perché quando poi il personaggio muore il suo giornale è già pronto con l’articolo di lode che ne descrive la vita e le gesta.
Sostiene Pereira, che non bisogna dar troppo peso alle cose che gli accadono intorno e mantenersi informati ma in maniera discreta, magari ascoltando le cronache degli eventi attraverso il filtro dei racconti di Manuel, il giovane cameriere del bar dove va ogni giorno a prendere solo limonata. E molto zucchero.
E Pereira sostiene ancora che la sua non è un’epoca buona ma che un semplice traduttore dal francese di un giornale al soldo del regime non ha le capacità di fare molto.
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Il Sig. Pereira è un vecchio giornalista, confinato in una stanzetta che funge anche da studio e ufficio, con un pigro ventilatore che funziona solo se stimolato da un spinta esterna (metafora della sua stessa vita) e con una portinaia che lo spia. E’ solo e l’unica compagnia che gli rimane è la foto della sua anziana moglie con la quale parla in modo confidenziale ed ossessivo (ma molto dolce) per tutta la durata del film. Le sua convinzioni, la sua mitezza, l’organizzazione del suo lavoro, le limonate e la dieta alla quale decide di sottomettersi per perdere qualche chilo, sono il luogo dove si rifugia per cercare di sottrarsi a quel “Brutto Mondo” nel quale è costretto a vivere.
La comparsa di Monteiro Rossi, un giovane con idee sovversive che gli chiede insistentemente di insegnargli il mestiere del giornalista e della sua compagna Marta, scuote e rompe le sue barriere difensive. Il ragazzo, racconta alla moglie parlando al suo ritratto, gli ricorda il figlio. E’ un giovane senza futuro (e qui sorride e gli trema la voce) al quale lui non riesce a non affezionarsi. Quindi, un poco in ombra, segue il suo inserirsi nella lotta partigiana fino a vederlo divenire un rifugiato politico.
La sua anima dominante vuole mantenersi estranea agli episodi che accadono a quel giovane e alla sua compagna Marta, ma una nuova anima sta combattendo per prendere il posto della precedente nella “Congregazione delle Anime” che governano la sua vita. E’ un medico francese dal quale si reca per una cura dimagrante a suggerirgli questa teoria che è la chiave, il punto di partenza, e il nucleo al tempo stesso di tutta la storia.
“L’uomo è governato non da una sola anima ma bensì da un’intera congregazione di anime, sotto il dominio di una anima dominante. Che ne determina il carattere. Accade a volte che una di queste non accetta di essere dominata e inizia una lotta per il predominio. Questo è il periodo della confusione e del travaglio, che continuerà fino a quando una nuova anima si sarà insediata al posto della prima e nascerà così l’Uomo Nuovo, o rinnovato”.

Tutto il film è la preparazione a questo rinnovamento.
Pereira è un mite anziano giornalista, ma qualcosa lo tormenta. Allora lui si rifugia nei sui riti e lotta con sé stesso affinché questo cambiamento non avvenga o almeno avvenga il più tardi possibile. Ma la nuova anima all’interno della congregazione già sta lottando, e allora quando incontra il giovane Monteiro, lui è già pronto ad accoglierlo ed a seguirne affettuosamente il percorso. Lui entrerà nella resistenza poi in clandestinità ed è lo stesso Pereira che –attraverso di lui- farà quella strada. Il ragazzo è l’anima nuova che lotta dentro di lui e che pian piano si farà strada per prendere il sopravvento. Sarà l’uccisione del giovane in modo brutale, a casa sua che aprirà le porte al cambiamento. Lui denuncerà i soprusi del fascismo salazariano, indicherà dove trovare il corpo del povero Monteiro (sul letto di casa sua) poi, metterà le sole cose che gli serviranno in valigia , poi chiuderà la porta andando verso una vita nuova, che nemmeno lui conosce.
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Nella scena finale si vede un uomo che chiude la porta, poi la riapre, prende il ritratto della moglie e le dice con il sorriso bellissimo pieno di bonaria ironia che era solo di Mastroianni: “Sciocchina, che credevi che non ti portavo con me?”
Esce per la strada ed è leggero, vestito di banco, con la giacca buttata sulle spalle. Cammina sorridente, libero. Tutte le abitudini dentro le quali si nascondeva, lasciate a casa. No. Non tutte. Anche nel cambiamento più radicale bisogna che ci sia un elemento di continuità. La foto di tua moglie con la quale continui a parlare come se fosse lì, presente, a sentirti e a risponderti.

Un bellissimo film, dal quale si percepisce che qualcosa sta per accadere... Non accade. Senti un qualcosa, che scuoterà il protagonista… Niente. Tutto avverrà nel finale, tutto il film è una preparazione per i pochi fotogrammi conclusivi. Quando avvenuto il cambiamento, l’Uomo Nuovo camminerà verso un futuro luminoso anche se sicuramente incerto, ma luminoso perché luminoso sarà lui.
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Una delle ultime apparizioni cinematografiche di Mastroianni, al qual già tremano le mani, forse anche per questo più bella. Lui è lì, dolce e mite, impaurito del suo stesso divenire, eppure, quando la forza delle cose si mostra con tutta la brutalità, è proprio in quel momento che lui è più sereno. Ha smesso di combattere ed è diventato un giovanotto, leggero, bianco, allegro e bello.
E così, forse, dovremmo immaginarcelo adesso.
Una bellissima colonna sonora che sale progressivamente, lascia immaginare il tema ma non esplode mai se non alla scena finale dove musica ed immagini finalmente si comporranno in una melodiosa armonia danzata da un uomo grasso sulla cadenza di passo leggero.
Molto bella la voce narrante che ripente incessantemente “Sostiene Pereira” “Sostiene Pereira” in modo cadenzato, quasi ipnotico. Mediocre la recitazione degli altri attori (in special modo quella di Nicoletta Braschi) non all’altezza del protagonista.

Col. Douglas Mortimer