
FORCHETTA anno 2004 - oggi
Il cucchiaio per i malati……la forchetta per gli innamorati….
Sei al ristorante, sotto il pergolato con la tua donna. Il ragazzino prende le ordinazioni e ti porta il pane.
La solita attesa. Finite tutto il cestino e vi bevete la prima bottiglia di bianco. E’ quasi estate e avete scelto pesce. Arriva con i due piatti.
Non è quello che avevate ordinato. Salvatore ha deciso che oggi devi mangiare tubettoni alle cozze e zucchine. Con la forchetta. Non sei contrariato. Lo conosci…
Impugni lo strumento e porti il primo boccone di piacere alla bocca. Lo senti sotto il palato. Il cilindretto doppio, solido, elastico salato e caldo. E poi il ruvido dello zucchino e il viscido scivoloso della cozza. E’ un festival di sapori. Premi la lingua e lentamente si schiacciano; ruvido, liscio, sfuggente, morbido, tutta una sola percezione. Ti viene da chiudere gli occhi. Li chiudi.
Ingoi gioia senza nemmeno masticare e la senti scendere lentamente nella gola. Non scivola, passa. Ci resta un poco poi affonda. E’ un piacere di un attimo e poi la felicità che quell’attimo lo puoi ancora rinnovare con il tuo strumento. Affondi la forchetta.
E’ generoso Salvatore, i suoi piatti sono un invito a rimanere, un gesto di schifo per la linea, la pancia piatta, la palestra. E’ un piatto sovrano.
Ripeti il gesto, chiudi gli occhi e di nuovo le stesse sensazioni. Il piacere più grande è ingoiare senza masticare. Senti il blocco che scende giù per la gola, il caldo attraversarti il petto dal di dentro, lo stomaco per un attimo pieno. Sono appena bagnati di sugo e il tutto ricoperto di un olio giallissimo, trasparente. Un boccone, poi un altro, poi ancora. Non bevi.
Sempre più velocemente, prima ripetendo la prova adesso masticando perché i denti e la lingua si riempiano di quel sapore…..
E’ un godimento ed è tutto nella tua bocca. Poi si spande e ti prende il corpo. E’ una vibrazione.
E’ il tuo corpo vivo sul corpo nudo di lei. La stessa armonia, l’onda, l’estasi, la salute, il bene. Come il flusso e riflusso del mare, prima lento poi sempre più rapido, agitato.
E così mangi. Sempre più rapidamente. Il piacere gustato in pieno e subito rimpiazzato con un altro boccone di delizia. Lo strumento argentato, dal piatto alle labbra. Prima le carezza, le sporca poi le apre poi le penetra….
Ti sei messo allegro. Parlate di cazzate, ridete, state bene.
Non ti accorgi ma sta finendo. L’ultima forchettata. Prendi un pezzetto di pane, estrema illusione. Inforchi l’ultimo tubettone che contiene la cozza che nasconde lo zucchino….
Alzi gli occhi. Lo vedi.
E’ uscito dalla cucina trascurando i clienti. Si è nascosto dietro una finestra e ti spia. Ride.
E’ piccolo di statura Salvatore, nonno, calvo, gli occhi azzurri luminosissimi. Porta sempre una coppola, in questo periodo bianca. Ride sempre. E quando non ride i suoi occhi ridono per lui. Forse ridono di lui….
Si diverte come un pazzo a guardarti. Ti saluta con la mano. Gli sorridi, gli vuoi bene.
Finisce. Finalmente bevete. Una bottiglia intera di bianco, del suo vino bianco gelato.
Ancora non lo sai ma lui ti vuole aprire le porte del Paradiso oggi. Così ha deciso….
Il ragazzino svelto, senza parlare vi toglie i piatti e li sostituisce con uno enorme centrale e due piattini bianchi.
L’impepata. Cozze, acqua di mare, pepe nero e il suo peperoncino rosso in polvere. I nostri limoni. Sarà suggestione o le prime gocce di sudore tra i suoi seni abbondantemente esposti, ma già ti tira un po’ l’ uccello. Sei seduto sulla sedia e sotto, le braci. E il corpo di lei come acqua fresca che potrebbe spegnere l’incendio. Sei una bestia, ti muovi tutto. Lei sulle spine quasi come te.
Non vedi l’ora di andartene. Prenderla per mano e correre in salita, fino alla tua camera d’albergo.
Arrivarci insieme, sudati, senza respiro per l’affanno. Giocare per ore, poi strapparle i vestiti sbatterla sul letto e entrarci dentro. Già ti senti dentro di lei, circondato di lei, affondato nel suo corpo. Già ti vedi sudatissimo muoverti come un vitello, pesarle come una roccia, spezzarla in due con la tua forza. Respirare ansimando insieme. Essere dentro il suo corpo e lei piena di te.
E muovervi insieme e sentirti come quando balli un po’ ubriaco nei locali equivochi che frequenti ultimamente: chiudi gli occhi e senti che stai per cadere.
E’ l’ apoteosi della frenesia. Non la desideri nemmeno più, ne hai bisogno. O bruci o chiami i pompieri.
In quel momento accade il sublime. La vera arte…..
Il piccolo viene, neanche lo vedi con gli occhi chiusi e l’immagine delle sue tette, mosse dall’affanno e sudate, dentro agli occhi… L’aureola rosa pallido del suo capezzolo fuggita al morso del reggiseno. Bianco.
Ti toglie i piatti e li sostituisce. Adesso è tutta la dolcezza di Salvatore.
La sua torta, piena di cioccolata e colma di panna……. Forchettina. Non cucchiaino. Forchetta.
La affondi nella morbidezza e nello zucchero, la porti alla sua bocca, dentro la bocca. Lei fa lo stesso.
La frenesia passa senza cedere nemmeno un centimetro di desiderio. Ma adesso è dolce, morbido, zuccheroso. La vuoi vedere spogliarsi piano alla luce dell’abat-jour con il velo rosa, come Sofia Loren, e metterti anche tu vestito e con le scarpe sul letto e ululare ogni volta che si toglie una calza: ci fosse ancora quel vecchio giradischi Geloso con i 45 giri…
La vuoi baciare, coprire piano di te, posarti addosso a lei delicatamente e dolcemente entrarci dentro, dopo averla invogliata baciandola, convinta carezzandola.
Piano mangi le tue forchettate di panna che ti imbocca lei, piano passano sotto il palato. La lingua le spinge, le preme. Senti una morbidezza dolce di zucchero e fredda di frigo. Ti lavi la bocca col vino bianco gelato. Ricominci…
Le vostre voci sono basse. Le cose che vi dite intime e profonde. Intense, dolcissime. Promesse…
Non sei mai stato così. Tra poco, forse sarete insieme e farete l’amore come non l’avete mai fatto..
Ringrazierai Salvatore per questo.
Tra poco forse sarete in macchina, senza neanche esservi toccati. La radio accesa sentirai i risultati. Serie A serie B, la tua squadra del cuore, come te allegramente verso il basso... Lei dormirà beata al tuo fianco. Tornerete in città. Lo ringrazierai anche per questo.
Ragazzino. Caffè. Amaro il tuo. Non glielo avevi mai detto!
Finalino
Due signori, Gino e Gina, arrivano nel tardo pomeriggio in città. Lui ferma ad un cancello, lei preme il telecomando, la vecchia Lancia verde scivola sicura verso il posto assegnato. E’ già quasi buio.
Apre la porta ed entra. Gino si fionda sulla sua poltrona e afferra il telecomando soddisfatto. Ha fatto il suo dovere di marito ed è arrivato anche in tempo; giusto giusto: 90° minuto.
Gina apre il gas chiuso per prudenza prima di partire e si affanna a preparare il caffè. Profumo per la casa. Glielo porta con un frettoloso bacio accolto con insofferenza.
I ruoli sono ristabiliti: lui è il marito e lei fa il caffè.
Gina va verso il lavello colmo di stoviglie, si avvilisce, quindi in camera da letto per togliersi i vestiti buoni. Mette la tuta da casa. Il pigiama –maschile- sarebbe stato più sexy, ma lei sceglie la tuta, è più comoda.
Lava i piatti del giorno prima e, come sempre un’onda di schifo la assale quando deve staccare il cibo incrostato dalle padelle e quello che Lui lascia e che deve essere gettato via.
Poi si affaccia alla porta, è impegnato. Nessuno la guarderà.
Va in camera sua, prende il suo diario segreto nascosto nel cassetto, la bella penna.
Apre alla pagina di oggi:
“Particolare e bellissima giornata oggi, Gino mi ha portata a….
Poi, la penna in bocca, gli occhi fissi in un punto, inizia a ricordare.
Piano senza accorgersene, ma obbedendo a un comando forte e languido al tempo stesso, si stende, la mano destra mantiene il diario chiuso, un dito per non perdere la pagina. La penna cade.
La mano destra diventa sempre più leggera sul quaderno, mentre la sinistra si fa più forte ed insistente, si muove lenta ma forte e preme, sicura; lei sa dove andare.
Dalla gola verso il basso,
poi giù, giù, giù e il respiro diventa forte.
Gina chiude gli occhi.
….Il coltello per gli amanti….
Col. Douglas Mortimer