giovedì 24 gennaio 2008

RECENSIONE TRAIN DE VIE FILM

L’ OMBELICO DEL MONDO

Tutto il mondo si mantiene in equilibrio su una sola città.
Tutta la città è amministrata da una sola casa.
Tutta la casa si compone di una sola camera.
Nella camera c’ è un solo uomo,
è ebreo, è klezmita, è solo

.……e ride come un pazzo…….



Train de vie - Un treno per vivere

(Train de vie)
Un film di Radu Mihaileanu.
Con Agathe De La Fontaine, Lionel Abelanski, Rufus, Clément Harari, Marie José Nat, Bruno Abraham-Kremer, Michel Muller, Johan Leysen.
Genere Commedia,
colore
103 minuti.
Produzione Francia, Belgio, Romania, Germania 1998.

Anno 1941, Europa

Uno Shtelt, piccolissimo villaggio ebraico, dell'Europa centrale -romeno- quasi autarchico, retto da un Rabbi e sotto la guida spirituale di uno Schlomo, lo scemo il pazzo-del-villaggio, una figura tipica: “lo scemo del villaggio salverà il mondo”.
Dall’altra parte; la Grande Germania, un popolo improvvisamente impazzito, alla caccia dei “pericolosissimi Nemici della nazione” e sotto la guida di un certo Hitler, il pazzo del villaggio mondiale.

Stanno ormai per giungere.
Che fare?
Il matto ha un'idea: mettere insieme il denaro sufficiente per “costruire” un treno, travestirsi da nazisti e da deportati e tentare così di passare le linee.
Tutti gli abitanti dello shtelt prendono parte alla messa in scena: si comprano carrozze e locomotiva al mercato, si elegge comandante in capo, il saggio Mordechai (Rufus), si cuciono su misura le divise degli aguzzini.
L'impresa ha inizio tra consensi e dissensi (nasce persino un'agguerrita cellula comunista).
Si beffano i nazisti, si disorientano i partigiani, ci si incontra (sul piano umano) e ci si scontra (su quello musicale) con gli zingari.
Finché si giunge in una terra di nessuno. Ed è l'occasione per vivere, nonostante tutto
Ma sarà proprio così?

Film del romeno Mihaileanu, è una tragicommedia di viaggio sotto la triplice insegna dell'umorismo yiddish (condito di una grottesca ironia critica verso gli stessi ebrei, i tedeschi, i comunisti), di una sana energia narrativa e di un ritmo di trascinante allegria cui molto contribuisce Goran Bregovic, che attinge alla musica klezmer ebraica dell'Europa orientale.
Esilaranti intermezzi comici, struggenti incontri d'amore, attimi di esistenza purtroppo destinati a essere bruciati per sempre.
Mihaileanu gira un film che mescola ironia e profonda conoscenza della cultura ebraica, perché ha una musica travolgente e una dimensione poetica, incarnata in Schlomo (L. Abelanski), lo scemo del viaggio che funge da narratore.
L'inquadratura finale può essere la chiave di lettura a ritroso.


Dialoghi italiani di Moni Ovadia.
Premio Fipresci a Venezia 1998.
Premio del pubblico al Sundance Festival
David di Donatello per il film straniero.




Uno shtelt; LA CITTA’ DI KHELM
La città di Khelm in Polonia è nota da sempre per i suoi Khelmer Narunim, gli sciocchi che si credono saggi. – In tutta la Polonia soltanto la città di Khelm era dotata di un Gran Consiglio dei Grandi Saggi formato dai sette membri più anziani, più barbuti e più saggi della comunità.
Perché avessero più peso, le loro decisioni venivano prese solo al termine di sette giorni e sette notti di intensa riflessione, quando ciascuno dei sette saggi si metteva una mano sulla fronte e con l’altra si afferrava la barba, canticchiando una canzoncina khelmita”.

LA RICONCILIAZIONE:
“La vigilia di Yom Kippur (il giorno dell’espiazione) due dei maggiori saggi di Khelm, che si erano urtati qualche tempo prima, si incontrarono all’entrata della sinagoga.
-Eh si- disse il primo saggio – sono quasi due anni che ci siamo urtati per niente. Oggi è la vigilia di Yom Kippur, approfittiamone per riconciliarci-.
-Volentieri- rispose l’altro.
I due saggi si strinsero a lungo la mano e, come vuole la tradizione per questo periodo, formularono dei voti.
- Ti auguro felicità e salute-, disse il primo saggio.
- Anch’io ti auguro tutto ciò che tu mi auguri-, disse il secondo.
Improvvisamente furioso il primo saggio esclamò: Ecco, ricominci-“.

CHI E’ IL PADRONE DI CASA:
C’era una volta a Khelm, un saggio che aveva sposato una megera. La moglie si prendeva gioco di lui tutto il santo giorno.
Una volta che alcune sue amiche erano venute a trovarla ella volle dimostrare a loro fino a che punto dominasse suo marito.
-Shemil- urlò- vai sotto al tavolo!-
Senza una parola il saggio si accucciò e scivolò sotto al tavolo.
- E ora vieni fuori!- gli ordinò sua moglie.
- No! Mille volte no! Non esco! – replicò secco il saggio. –Vedrai chi comanda qui!!!-


Da Ben Zimet: I racconti dello Hiddishland.



Col. Douglas Mortimer

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