mercoledì 21 febbraio 2007

IL SAGGIO CHE VOLO'

IL SAGGIO CHE VOLO’ ma una volta sola


Se ne accorse per caso. La mattina alzandosi dal letto si rese conto che ad ogni passo saliva. Arrivò al soffitto, poi al piano di sopra poi ancora più su, fino ad uscire dalla casa dalla parte del tetto e cominciare ad andare verso l’alto.

Salì verso il cielo, senza fatica, come camminando, poi trovò una nuvola poggiò i gomiti e si affacciò.
Vide l’Italia, e l’immaginò come una donna procace col busto un po’ in avanti (per effetto dei tacchi), il ventre nella Baia di Napoli e il bel culo a mandolino verso il promontorio del Gargano.

Vide ed immaginò le strade come vene dove milioni di globuli-macchine rosse e bianche giravano senza pausa. Le autostrade come arterie e le altre, vene e capillari. Vide le ferrovie come nervi che si tendono quando due treni stanno per scontrarsi e si rilassano quando, incrociati, passano oltre. Le traiettorie degli aerei, verso Nord, come pensieri.
E vide quello che faceva e che pensava la gente nell’intimità delle proprie case. Le cose più terribili e più dolci. Ma si soffermò su quelle brutte.
Vide ladri e assassini, metronotte, politici e preti e mafiosi e studenti universitari. Operai e imprenditori, ragazzini correre dietro una palla e uomini con la bava alla bocca a gestire conti esteri.

Poi una voce tonante dalle nuvole gli disse:
“HAI VISTOOOO, NOVELLOO MESSSIIIA!!!!
ADESSOOO VA’ DISOCLOOO!
VAIII DALLA TUUUA GENTEE E RACCONTA TUTTOOO. E METTILIII IN GUARDIAAAAA.
MA, ATTENIZIONE. LO PUOI FARE UNA SOLA VOLTAAAA E DEEEVI PARLARE A TUTTTTIIII INSIEEEEMEEEE.”

“O Dio!, ma come faccio?!”
“CAZZIIII TUOOOIIII”.


E si ritrovò a casa.
Così uscì, andò in banca prosciugò il conto, poi dal cartolaio e perse tutti i notes, le matite le gomme e i temperini che aveva. Poi al Supermarket e prese tutte le scatolette con scadenze lunghe, si ritirò in casa, abbassò la tapparella per non capire quando fosse giorno e quando notte e cominciò a buttare giù appunti.
Scriveva e dimagriva. Il volto si scavava e cresceva una barba bianca e i capelli, intorno alla chierica, diventavano lunghi. Dopo un poco cominciò a ad assomigliare a Mosè.
Scriveva, scriveva, scriveva, e il pavimento si riempiva di mozziconi di matita e di fogli strappati. Finalmente ne venne fuori e questo Proclama alla Nazione fu pronto.
Adesso doveva capire come fare a dirlo a tutti in un sola volta.
TV.
Era l’unica. Quindi cominciò a studiare le reti private nazionali e le televisioni di Stato.
Passava giornate intere a fare lo zapping. Guardava tutto, si divertiva e si faceva una cultura. (fu così che diventò saggio, fino a poco prima si intendeva solo di macchine da gelato).
Più andava avanti e meno riusciva a scegliere. E doveva stabilire quale fosse la televisione e il programma più degno per il Proclama alla Nazione che aveva preparato.

Un giorno non diverso dagli altri prese la decisione.
Questa arrivò come il virus al computer. Non te lo aspetti, non sai perchè proprio in quel momento o chi te lo manda. In un attimo è lì.
In un attimo prese la decisione. Andò in bagno, si rase la barba e si tagliò i capelli.
Si fece una lunga doccia, poi mise il vestito marrone e preso il fascicolo, si diresse deciso verso la porta.


Va verso il bar. Bar “Amici dell’Atalanta”

Apre la porta ed entra, Intorno a lui si stabilisce il silenzio. Forse per l’aura che gli conferisce il Mandato o perché è così deciso, o magari è solo un tipo allampanato, magrissimo che nessuno vedeva da tanto tempo.

Si avvicina al banco e chiede un caffè. Amaro. Doppio. Lo beve nel silenzio assoluto poi, rompe la tazzina e guadagna l’ attenzione (a dire il vero già tutti gli occhi erano puntati su di lui).

Si rivolge al suo oratorio con queste parole:
“In Verità, in Verità Vi dico: Siamo messi male assai!”.
Poi riprende il fascicolo e esce nell’atmosfera di ghiaccio. Arriva al centro del viale. E’ Aprile e c’è un bel vento teso. Prende tutte le carte e le getta alle sue spalle I fogli bianchi volano e vanno alle finestre delle case. Ad ognuno un pezzo di un discorso che nessuno intenderà mai. Ma siamo stati avvertiti!
Lui si volta guarda soddisfatto il volo delle carte, con un ghigno..….

“Evaffan…



Col. Douglas Mortimer

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