Si pettinava alla garcon,
la viaggiatrice che volle insegnarmi a baciare
nella Gare de Austerlitz
primavera di un amore
giallo e frugale come il sole
dell’estate di San Martino
C’è chi dice che sono stato io
il primo a dimenticare
quando in un SI bemolle di Jaques Brel
conobbi la signorina Amsterdam
Nella fatua New York
la statua della Libertà
da più ombra che i nostri limoneti
però in Desolation Row
la sirena dei petrolieri
non lasciava ne ridere ne volare
e, nel coro di Babele
stona la voce di un italiano
non c’è altra legge che la legge del tesoro
delle miniere del re Salomone
e il mio cuore, sfidando le onde
senza timone ne timoniere,
nei miei sogni viaggia, leggero di bagaglio e
sopra un guscio di noce,
mostrando i tatuaggi
di un passato bucaniere
di un veliero all’abbordaggio
di un non ti voglio amare…
E come scappare
quando non rimangono isole
sulle quali naufragare
nel paese dove i saggi
evitano cercar labbra
che fanno impazzire,
menzogne che hanno giudizi
così sommari che inviliscono
il cristallo degli acquari
dei pesci di città
che morsero l’amo
che sommozzano a filo terra
e che non meritano nuotare.
Il Dorato era uno shampoo
la virtù, delle braccia incrociate
il peccato, una pagina web
A Macondo mi resi conto
che nel posto dove sei stato felice
non dovresti mai cercar di tornare.
E quando in un volo di linea
pigiai il cielo di Milano
mi aspettava una appena sposata
che non si ricordava di me
e il mio cuore, sfidando le onde
senza timone ne timoniere,
nelle mie vene viaggia, leggero di bagaglio e
sopra un guscio di noce,
mostrando i tatuaggi
di un passato bucaniere
di un veliero all’abbordaggio
di un reggicalze nero…
Liberamente tradotto da Indio. "Peces de ciudad" di Joaquin Sabina
venerdì 9 febbraio 2007
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2 commenti:
Caspita!!
che eleganza...
mi unisco ai compli-denti e ai compimenti di sua cenerosità ... è proprio vero che la penisola è terra di albergatori, marinai e poeti... viva i poeti!!!!!!!!!!!!
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