

Ho fatto, penso, una cretinata di cui sono molto orgoglioso. E che mi ha reso un pò triste.
Me ne sono andato in giro per la Punta Campanella con la moto nera che andava l'ultima volta per strada e che, da poche ore è in demolizione.
Senza documenti, senza targa e senza assicurazione era un rudere di un antico destriero nero, abbandonato per anni nel garage e che abbiamo deciso di trasportare in una campagna per demolirlo.
Quindi, appena tornato a S. Agata ho incontrato Geroge e abbiamo tirato fuori la vecchia moto che ha visto la strada e la luce della primavera per l'ultima volta.
Era nera, sporca vecchissima e bellissima. Non partiva così l'abbiamo trainata e spinta.
Avanti al pub vicino casa ci siamo fermati per l'ultimo saluto d'onore; è uscita Karina, che tu conosci ed ha rotto una bottiglia di birra sul serbatoio poi, lentamente abbiamo preso la via del posto del suo estremo riposo. Sentivo i suoi occhi sulla mia nuca, e sul montante del sedile posteriore: Easy Rider!
Era affascinante e malinconico. Forse una delle cose più romantiche che ho fatto negli ultimi tempi, per chi ama le motociclette.
La vedevo ogni giorno andando a prendere la mia Tigre grigia. Il manubrio rivolto alle macchine che manovravano nel garage; isolata nella sua posizione d'angolo, lei osservava silenziosa e forzatamente immobile. I cavi di gomma mi sembravano a volte vene dove il sangue c' è ma è fermo, i tiranti del freno e del cambio tendini immobilizzati in una tensione che, a dispetto di quello che appariva, non conosce riposo.
Insomma ne ricevevo sempre l'idea di un animale pronto e che aspettasse il suo momento per ritornare in vita.
Sembrava cosciente, lei, la moto, di essere caduta in una congiuntura negativa e che, da un momento all'altro dovesse riprendere a correre per le nostre strade e ad essere strumento e testimone di nuovi amori, illusioni, patimenti, sofferenze e, di nuovo, amori, illusioni, patimenti....
Sembrava attendere. Paziente e attenta alla vita che le scorreva affianco, forse invidiosa, ma sicura della sua rinascita, solo un pò preoccupata per un ritardo che, certo giudicava inspiegabile. E con tante storie da raccontare chiuse nei suoi due cilindri disposti a V.
Che avrà pensato quando lo strofinaccio le carezzava il serbatoio ed il sellino? Quando quattro mani d'improvviso, dopo anni, l' hanno strappata da quella posizione velocemente, violentemente e col fare frettoloso e distratto di chi ha, poi, ben altro da fare....
Era sabato sera; i ragazzini al bar del paese le hanno fatto capannello, mentre noi prendevamo il caffè e scherzavamo con la ragazza che ci sta. Si sentiva toccata, palpata, desiderata, addirittura bella, ricoperta di una strana dignità e del decoro della polvere da garage, luogo di mistero da dove veniva fuori.....
Non riesco a pensarla invece, quando ha capito di essere prossima alla sua ultima ignominiosa dimora, tra oche e galline, coi bambini che la cavalcano e i cani che pisciano sui suoi bei cerchi cromati, coperti di ruggine.
Quindi ritorno in me e ti continuo a raccontare
Il funerale di una motocicletta
Mi sentivo entusiasta di questa avventura e anche un pò triste perchè avevo la sensazione di partecipare ad un'esequie.
Dovevo essere particolarmente bello, penso, tutto nero sulla vecchia moto nera americana, perchè si voltavano tutti a guardarmi. O forse pensavano ad un ex ragazzo con ex capelli, su una ex moto, -manubrio all'americana, i fregi Harley Davison, la targa alta e lo schienale al sellino-. Sulle strade della Campanella!!!
Ci hanno incrociato anche i Carabinieri e ci siamo sentiti come, sedicenni, io a Posillipo, George a Buenos Aires -il sangue si gela-, e tu fai finta di niente, tieni duro, e fino a che non scompaiono dallo specchietto rimani immobile sul sellino, pronto a mollare tutto ed attento alla prima traversa dove buttarti se quelli cambiano idea e vogliono vedere che cazzo ci fai su una moto senza targa....
E poi la ruggine, le cromature opache, il grasso e l'olio, mi facevano venire l'idea di sangue che scorreva velocemente nelle vene di chissà quale ragazzo, con chissà quale donna alle sue spalle ed aggrappata a lui tanto tempo prima, ed era una memoria che avevamo deciso di smantellare; sabbia, mare, neve forse, speranze amori o corse nel vento delle notti estive tra una discoteca ed un cornetto alla mattina...
Non lo so. Forse che tredici gradi di vino rosso si fanno sentire in ritardo, forse che sono contento e mi piace il mio nuovo look idrocefalo, forse sento la primavera.
Tornando dicevo a George che non sa se prendersi la Jeep che gli è sempre piaciuta, o la panda per risparmiare 1000 Euro, che noi abbiamo la fortuna di essere rimasti ancora ragazzini rispetto ai 44enni.
Non abbiamo ottenuto la direzione della Upim alla nostra età, facciamo fatica ad offrirci una birra e nessuno di noi se lo sarebbe aspettato. Ma guardiamo per una volta il bello.
Ancora per pochissimo. Siamo ragazzini!!
Clint Eastwood.
Fasciato di pelle nera, con stivaletti neri a punta e lunghi capelli scuri e lisci; senza borchie né tatuaggi perché un supereroe è sempre superiore alle mode ed ai tempi.
Ha occhiali specchiati, una gomma americana in bocca, è solo e non ride.
Immobile. Solo i capelli ondeggiano in orizzontale nello spostamento d’aria che la moto produce nella sua corsa.
La bella moto nera e il moderno cavaliere. Immobili nel loro strano mutamento. Più che correre sulla lunga striscia di asfalto nel deserto (Coast to Coast) sembrano trasferirsi nello spazio poiché già si sono trasferiti nel tempo.
Il volto del cavaliere è immobile, come tutto il suo corpo, la moto è statica nella corsa veloce, la strada è un tapis roulant sotto le ruote.
E’ lunga, nera ed uguale. Nulla cambia nel deserto americano.
Molto raramente una stazione di servizio: i serpenti nella teca di vetro, la sabbia che aggredisce l’asfalto, il vecchio che dorme sulla sedia a dondolo all’ombra e il Dodge ancora più vecchio, in putrefazione in un angolo di
America
Nel bar-saloon, camionisti, ragazzi e ragazze che bruciano la loro vita bionda come una Marlboro che arde piano e senza voglia e passando di mano in mano.
Col. Douglas Mortimer
Nessun commento:
Posta un commento