
MANIFESTO
Domenica mattina 1978. Sedici anni e pieno I quadrimestre.
Mi vesto con il mio solito giaccone a scacchi, la sciarpa rossa lunghissima ed esco.
Prendo il 183 e non pago perchè il “Collettivo punto rosso” si faceva un vanto di fottere i controllori dell’ATAN. E poi perché l’autobus è un mezzo popolare, e noi “proletari” dovevamo viaggiare gratis.
Ho appuntamento con Umberto o con Corrado o Massimo a Porta Posillipo. Andiamo a distribuire Il Manifesto a via del Marzano.
Via del Marzano, la parallela di via Manzoni, allora tutte case coloniche in tufo abitate da agricoltori. Adesso le hanno comprate medici ed avvocati e sono state trasformate in bellissime ville antiche e con un’anima contadina.
Ci facevano entrare, sedevamo intorno alle tavole quadrate con le coperte militari che facevano da sottotovaglia e poi rimanevano per tutto il giorno, e ci offrivano caffè, e a volte anche salami e formaggi. Vino. Sul comò alla parete le solite immagini dei parenti defunti.
Lui parlava e spiegava l’edizione quotidiana, loro ascoltavano e non capivano un cazzo. Poi ogni tanto guardavano me. Io sorridevo e facevo di sì con la testa.
Oggi ho iniziato a mettere nelle mie spese fisse giornaliere 90 centesimi per comprare Il Manifesto e vedere che cosa diavolo c’è scritto.
Ho capito solo il 20%. Poi andrà meglio.
Col. Douglas Mortimer
Domenica mattina 1978. Sedici anni e pieno I quadrimestre.
Mi vesto con il mio solito giaccone a scacchi, la sciarpa rossa lunghissima ed esco.
Prendo il 183 e non pago perchè il “Collettivo punto rosso” si faceva un vanto di fottere i controllori dell’ATAN. E poi perché l’autobus è un mezzo popolare, e noi “proletari” dovevamo viaggiare gratis.
Ho appuntamento con Umberto o con Corrado o Massimo a Porta Posillipo. Andiamo a distribuire Il Manifesto a via del Marzano.
Via del Marzano, la parallela di via Manzoni, allora tutte case coloniche in tufo abitate da agricoltori. Adesso le hanno comprate medici ed avvocati e sono state trasformate in bellissime ville antiche e con un’anima contadina.
Ci facevano entrare, sedevamo intorno alle tavole quadrate con le coperte militari che facevano da sottotovaglia e poi rimanevano per tutto il giorno, e ci offrivano caffè, e a volte anche salami e formaggi. Vino. Sul comò alla parete le solite immagini dei parenti defunti.
Lui parlava e spiegava l’edizione quotidiana, loro ascoltavano e non capivano un cazzo. Poi ogni tanto guardavano me. Io sorridevo e facevo di sì con la testa.
Oggi ho iniziato a mettere nelle mie spese fisse giornaliere 90 centesimi per comprare Il Manifesto e vedere che cosa diavolo c’è scritto.
Ho capito solo il 20%. Poi andrà meglio.
Col. Douglas Mortimer
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